Omelia veglia pasquale 2019
Christus vivit! Cristo vive e ci vuole vivi! Cosi papa Francesco ci annuncia nella recente Esortazione apostolica rivolta ai nostri giovani e a tutti i fedeli. Quest’annuncio risuona con nuovo vigore in questa veglia pasquale, carissimi battezzati nella luce di Cristo, carissimo parroco e vicario generale, carissimo vicario parrocchiale, cari canonici del capitolo cattedrale e diacono. Un pensiero di saluto rivolgo a questi cari giovani catecumeni Luigi e Lucia, che dopo il cammino previsto di catechesi e di liturgia, in questa veglia della luce del Risorto intendono aprire il loro cuore alla fede e alla salvezza ricevendo i sacramenti dell’iniziazione cristiana: il battesimo, la confermazione e la comunione eucaristica.
Mentre il cero acceso, segno di Cristo luce del mondo, diradava l’oscurità abbiamo cantato l’esultanza dello spirito e abbiamo inneggiato al Dio invisibile Padre onnipotente e al suo unico Figlio Gesù Cristo Nostro Signore. Abbiamo cantato: “Egli ha pagato per noi all’eterno Padre il debito di Adamo, e con il sangue sparso per la nostra salvezza ha cancellato la condanna della colpa antica. Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello, che con il suo sangue consacra le case dei fedeli” (Exsultet). Dio Padre rimette i nostri debiti per il sangue del suo Figlio, per la sua Pasqua di morte e risurrezione, nella mansuetudine del vero Agnello sacrificato ci dona lo Spirito Santo per poter rimettere i debiti, cioè i peccati, anche tra di noi reciprocamente.
Dall’Antico Testamento abbiamo ascoltato della creazione del mondo e dell’umanità: non sciupiamo la bellezza del creato con la superbia e l’ingordigia, non deturpiamo il volto dell’uomo e della donna, chiamati, solo loro, al mistero del matrimonio e della famiglia. Abbiamo ascoltato della vocazione di Abramo, dell’alleanza con lui, della sua obbedienza e della sua fedeltà alla richiesta del sacrificio del figlio Isacco: sentiamoci inseriti nella fedeltà di Abramo, suoi discendenti nella fede e nell’alleanza dell’unico vero Dio. Abbiamo ascoltato del prodigioso passaggio del mar Rosso sotto la guida di Mosè per un popolo che dalle tenebre della schiavitù era chiamato alla libertà dei comandamenti del Signore: anche a noi, immersi nell’acqua del battesimo, è stato offerto il passaggio da una vita sotto il peccato ad una vita nella grazia di Cristo. Abbiamo ascoltato dai profeti quanto il Signore Dio ha deciso nella sua bontà di realizzare con la venuta del Messia inviato da lui, il Cristo, e tutto quello che ha preparato per un nuovo popolo universale, la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Da battezzati e cresimati sentiamoci uniti nella professione convinta del Credo, nell’amorevole frequenza dei Sacramenti in cui Gesù risorto dona la sorgente della grazia, percorriamo la via felice del Decalogo del Signore per avere la sicurezza di procedere verso la vita eterna; eleviamo alla sua misericordia la preghiera liturgica e personale, come battezzati e confermati che si pentono nella confessione delle colpe e si nutrono del Corpo di Cristo; invochiamo continuamente come Gesù ci ha insegnato “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra” (Mt 6,9-10).
E’ Pasqua, fratelli e sorelle0; è il primo giorno della settimana, rechiamoci al sepolcro al mattino presto, come descrive il vangelo di S. Luca, raccontando delle donne discepole che, doloranti e speranzose, vanno alla tomba del Cristo, portando gli unguenti per gli onori della sepoltura. Mi sono sempre chiesto perché le discepole, passato il sabato, vanno alla tomba? Come potevano pensare di spostare il grande masso posto e sigillato all’entrata? Come potevano pensare di entrare nella grotta, dal momento che era proibito dalla legge antica profanare una tomba e contattare un corpo morto? C’erano anche le guardie poste a vigilanza perché non si avvicinasse nessuno. Si ricordavano forse di qualche parola del Maestro? Si ricordavano di un terzo giorno di cui egli aveva parlato? Di una parola che non avevano compreso e che gli apostoli e i discepoli avevano già dimenticato? La risurrezione? E come potevano pensare loro, cioè delle donne, di scoprire qualcosa di nuovo e poterlo annunciare al gruppo nascosto nel cenacolo e in procinto di tornare in incognito ognuno alle proprie case e ai propri villaggi? Le nostre donne, nostre care sorelle, che intuiscono le cose e sanno guardare anche oltre le apparenze, perfino oltre la morte!
“Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù” (Lc 24,2). Cari fratelli e sorelle, cari discepoli di Cristo, la Pasqua ci chiama alla via crucis, ma anche alla via lucis. Noi che abbiamo percorso la via della QQQQqQuaresima e del Venerdi santo, contemplando e adorando nella liturgia la S. Croce e nella devozione le sacre icone di Cristo morto e della sua santa Madre Addolorata, siamo chiamati anche a percorrere il tempo pasquale come le pie donne che arrivarono al sepolcro vuoto e alla pietra ribaltata.
In questa notte di gloria e di vittoria, siamo chiamati a vedere se ci sono pietre da rimuovere dalle tombe che nella società e dentro di noi mettiamo per non vedere la luce e non risorgere. Penso alla pietra tombale più pesante del mondo odierno: la mancanza di fede e l’indifferenza religiosa, una volta ateismo militante e arrogante, oggi semplicemente e tragicamente una vita indifferente a Dio e alla sua rivelazione. Il riferimento a Lui viene ricoperto da un masso: è morto, non esiste, ma senza spiegazioni o dimostrazioni, soltanto non ha più alcun senso per moltissimi che vogliono farsi una vita con tutti gli averi e i piaceri possibili, e poi sparire nel nulla. Una vita già morta, prigioniera del proprio ego e dei propri pensieri vaganti e assurdi, senza verità e senza amore.
Non vi pare fratelli miei che occorra finalmente rimuovere questa pietra tombale che ci ha rinchiuso nel buio del peccato e della violenza più sfrenata? Da soli non ce la faremo, non ci riusciremo. Da solo l’uomo non potrà mai farcela, si illude, come quando in Eden volle regolarsi da solo. Lui, creato ad immagine di Dio, volle conoscere da solo il bene e il male e decidersi da solo, magari con la suggestione del Maligno, e si scoprì subito non potente e felice come un dio, ma un peccatore povero e nudo, esposto al freddo e alla morte. Bisogna ribaltare la pietra che ci opprime nel buio della tomba e far entrare la luce. C’è come un grosso masso che opprime le persone, le famiglie, la società. Un masso che per molti aspetti grava anche sulla stessa Chiesa: ci tiene sotto e noi non abbiamo la forza per spingerlo su e scaraventarlo via, lo abbiamo scelto noi con l’abuso della libertà. Invece di vivere, ci siamo seppelliti e abbiamo fatto rotolare su di noi un enorme masso.
Dura da tanti, troppi anni questo sepolcro, e se ci ricordiamo qualche volta di quel Gesù, cerchiamo il suo corpo morto, lo sentiamo morto, uomo del passato, profeta saggio dal difficile messaggio, ma ormai del passato, profeta che non parla più, che non vogliamo parli più. Da tanti anni parliamo solo noi, vogliamo fare noi i miracoli con la scienza e la tecnica, vogliamo salvarci con le nostre forze, pensiamo di non aver bisogno di un salvatore. Abbiamo sbagliato molto e continuiamo a sbagliare, e insegniamo ai nostri figli a sbagliare come noi. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24,5-6). I due uomini in vesti sfolgoranti annunciano alle donne che una forza celeste e divina a tolto la pietra, Cristo con il suo vero corpo è uscito ed è vivo, vivo per sempre, e coloro che lo credono e lo seguono “udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita”, usciranno dalle tombe anche quelli che non lo amarono e lo rifiutarono, ma “quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5, 28-29). Christus vivit! Cari fratelli e sorelle, cari Lucia e Luigi, con il battesimo e l’eucaristia, in Lui risorto, siamo vivi anche noi. Cristo vive e ci chiama, ribalta la pietra, ci prende per mano e ci fa uscire verso la vita piena ed eterna. Buona Pasqua a tutti voi e ai nuovi battezzati; buon “passaggio oltre” la morte, con Cristo verso la vita. Cristo è troppo vero per non essere creduto ed amato. Ve lo posso assicurare.