Carissimi fratelli e sorelle, reverendi sacerdoti, tra i quali i cari superiori formatori e direttori spirituali del Seminario Maggiore di Potenza, nonché i docenti e collaboratori dell’annesso Istituto Teologico, il Capitolo dei Canonici e il parroco della parrocchia cattedrale, stimati diaconi, seminaristi, ministri e ministranti, reverende suore, gentili autorità civili e di ordine pubblico, caro lettore accolito Alessio, accompagnato dai tuoi genitori Pasquale e Nicoletta, sorelle e familiari, in particolare cari fedeli delle parrocchie di Palazzo S. Gervasio, di Calvello ed altre comunità legate al cammino vocazionale di Alessio, pace e bene a voi tutti.
In questo giorno, caratterizzato dalla gioia francescana per l’infinita bontà e la misericordiosa indulgenza del Signore Gesù Cristo, per intercessione di S. Maria degli Angeli e di S. Francesco d’Assisi, siamo venuti in Acerenza, nella splendida cornice della basilica cattedrale di Maria SS. Assunta in cielo in anima e corpo: l’occasione è propizia per iniziare a breve la preparazione alla solennità del grande dogma della Madre di Cristo Dio, tutta Santa, tutta Salva, al quindici agosto, Pasqua dell’estate. Durante questa celebrazione il nostro giovane Alessio, dopo l’adeguata formazione seminaristica e accademica, riceverà l’ordinazione diaconale: una celebrazione liturgica che vuole inserirsi nel cammino sinodale diocesano, fase profetica, nell’anno orante di preparazione al Giubileo del 2025.
La Madonna è piena di grazia, la grazia della Sapienza increata nell’incarnazione del Verbo, Lògos-Sophìa, e della sapienza creata, ossia la luce indefettibile che Dio creatore elargisce agli umili suoi servi. Lei è la vite feconda del germoglio grazioso che è Cristo, la Madre del Bell’Amore che è Cristo, della conoscenza e della santa speranza che è Cristo. Avviciniamoci a lei per saziarci di Cristo, la sua memoria rimane per tutti i secoli perché ha detto: “Eccomi, avvenga di me secondo la parola del Signore”. Tutte le generazioni la dicono beata perché ha creduto nell’adempimento della Parola divina, chi la segue non sbaglia e avrà la vita eterna che è Cristo. L’abbiamo ascoltato tramite la parola profetica del Siracide.
Alessio ha desiderato questo giorno di perdono, di riconciliazione, di pace, per ricevere il sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato. Ha voluto questo giorno in cui si ricorda quando il diacono S. Francesco, presso la sua cara chiesetta della Porziuncola, avendo la visione di Cristo redentore, con la Vergine supplicante, coronata dagli angeli, si sentì chiedere dal Signore cosa desiderasse. Il Poverello di Assisi rispose che l’unica sua richiesta era il perdono per la salvezza dei peccatori. Una richiesta grande, ma grande era anche la sua umiltà e fedeltà, per cui il Signore concesse, invitandolo a raggiungere il papa Onorio III, in quei giorni a Perugia, per avere l’assenso. E al Papa consenziente che gli voleva consegnare già al momento un documento di concessione e per quanti anni, il Poverello disse: “Non anni ma anime, Cristo il notaio, la carta la Madonna, gli angeli i testimoni”. Che indicazione eloquente per tutti noi e per la diaconia della Chiesa nel mondo e per mondo, pur non essendo del mondo: anime, anime, persone con la loro dignità infinita, fratelli e sorelle, non concorrenti o avversari.
Nelle parrocchie che ho servito, ho voluto sempre celebrare questo giorno di indulgenza, non solo per l’esempio francescano che ho cercato di seguire nella mia vita, indegnamente, ma anche perché mi sembrava opportuno, fra la distrazione pervasiva e il diversivo invasivo dell’estate come l’abbiamo ridotta, avere un giorno di adorazione eucaristica, l’indulgenza plenaria, estesa non solo alle chiese francescane ma anche a tutte le chiese parrocchiali, indulgenza da applicare per i vivi o per i defunti, secondo le condizioni stabilite dalla Chiesa. Ed ecco che questo giovane desidera affidare la vocazione verso il sacerdozio ministeriale fin da oggi, come diacono, sotto la protezione della Madonna e di S. Francesco per un’obbedienza a Dio Padre, nella Chiesa e per i poveri e i sofferenti.
Certo ogni vocazione genera un turbamento, perché sono troppo grandi la bontà e la misericordia di Dio nei nostri confronti, meritevoli di niente. E’ ciò che accade a Maria di Nazareth, come abbiamo ascoltato dal brano evangelico odierno. Questa domanda attraversa tutta la vita vocazionale e ministeriale: perché proprio me? Chi sono io? Guai se non lo fosse e non continuasse ogni giorno: saremmo degli arroganti presuntuosi, di cui Dio potrebbe fare a meno. È un continuo turbamento positivo che ti permette di stare sempre vigile, sempre in discernimento, sempre in pentimento invocando l’indulgenza del Signore, sempre desideroso di aiuto dell’intercessione della Vergine e dei santi, sempre cosciente di aver bisogno del sostegno dei fratelli nel Battesimo e dei fratelli nell’Ordine, massimamente del vescovo. Poiché il diacono è per e con il vescovo, e dal vescovo riceve l’ambito di missione e servizio.
Alessio, non temere, come l’arcangelo dice alla Vergine: c’è con te Gesù, il Figlio dell’Altissimo, che siede sul trono di Davide e il suo regno non avrà fine. Tu sei inserito in questo regno, tu sei chiamato a lavorare per questo regno, perché si sazino sempre coloro che hanno fame, fame di Dio, e si dissetino sempre coloro che hanno sete, sete della sua Parola e della sua salvezza. Carissimi, caro Alessio, quest’anno compio quaranta anni dalla mia ordinazione diaconale. Non ho mai dimenticato il primo grado del dono dell’Ordine: mi sono sentito non solo sacerdote, attualmente nei due gradi, ma anche sempre diacono. Cioè servo, diàkonos, del Signore, come lui ha stabilito con la sua meravigliosa potestà, non schiavo, dòulos, o mercenario, misthotòs, ma ministro dei beni del Padrone, un ministro di palazzo, un major domi, per guidare tutta la servitù e custodire e far fruttificare la casa del proprio Signore, nella sua assenza o nel suo vasto dominio. Ascoltiamo bene! Né per il cibo e né per i soldi, ma per amore di Colui, il Pastore buono e bello, che ripone tanta fiducia in noi poveretti, ma da lui prediletti.
Lo abbiamo ascoltato dall’apostolo Paolo ai Galati: non è tempo più di essere come fanciulli schiavi degli elementi del mondo, come oggi succede quasi dappertutto, e purtroppo questo induce e seduce anche i chierici, giovani e meno giovani. Non sedotti dagli elementi del mondo, perché ora c’è la pienezza del tempo, cioè Gesù Cristo, mandato da Dio e nato da donna, per cui noi abbiamo l’adozione a figli, e nei nostri cuori manda lo Spirito del suo Figlio che grida Abbà, Padre. Siamo figli e quindi eredi per volontà di Dio.
Tu, Alessio, lascia spazio nel tuo cuore solo allo Spirito del Figlio che grida Abbà. Nello stile francescano e mariano lascia gli elementi del mondo, che spesso si annidano accanto a noi e ci influenzano talmente da entrare dentro di noi, per far emergere quei desideri della carne, ossia la nostra totale fragilità, e per escludere i doni dello Spirito. E’ chiaro: dal diaconato termina il rapporto con la famiglia di origine, almeno nella relazione precedente, e si trasfigura all’interno della famiglia Chiesa, termina una certa vita di gioventù, e inizia la vita da chierici, nel clero, cioè nel gruppo scelto, eletto dal Signore, per servirlo nella lode perenne e nel culto dovuto e amoroso, per vivere la carità con i poveri nelle opere di misericordia, non solo le corporale, ma anche le spirituali, quali l’annuncio del kèrigma e l’evangelizzazione, di cui oggi c’è assoluto bisogno, anche cercando con l’aiuto dello Spirito del consiglio un rinnovato cammino della iniziazione cristiana e della formazione alla fede. Caro Alessio, se non vuoi perderti per strada, oggi termina l’autonomia, per essere sempre più nella cristonomia ed ecclesionomia: non esiste più il proprio io, ma l’io di Cristo e il noi della Chiesa. In questa dimensione trova luogo sicuro l’ascolto obbediente, la preghiera nella liturgia delle ore e la continenza perfetta e perpetua nel celibato per il regno dei cieli. E’ un cammino duro, ma esaltante, come Dio Padre propose a Maria e a Giuseppe, quello che Gesù propose ai Dodici e ai suoi apostoli e discepoli più assidui, e propone sempre a tutti, chierici, laici e consacrati, uomini e donne, giovani e adulti.
Il Nuovo Testamento è chiaro sul ruolo e la vocazione del diacono: il servizio delle mense, ossia la carità, quando gli Apostoli istituirono i sette, il servizio della parola come quando Filippo istruì e battezzò l’etiope, ossia il servizio della Parola che prepara i Sacramenti, e Stefano fu lapidato, il servizio che diventa testimonianza di vita fino al martirio. Gli Apostoli stabilirono in tutte le chiese da loro fondate i diaconi. Basti citare Paolo nella prima lettera a Timoteo: i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti a molto vino, cioè all’ebbrezza sbandata e sbadata, né avidi di guadagno disonesto, conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio”. Di fronte a questa parola divina per bocca dell’Apostolo ci verrebbe di annichilirci. O come abbiamo ascoltato qualche giorno fa nel mattutino da S. Ignazio di Antiochia nelle sue lettere: “I diaconi devono essere sottomessi al vescovo come alla grazia di Dio e al collegio dei presbiteri come alla legge di Gesù Cristo, mentre tutti nella Chiesa devono rispettare i diaconi come lo stesso Gesù Cristo”. E il magnifico concilio Vaticano II, nella Lumen gentium, 29, afferma che: “I diaconi, ai quali sono imposte le mani, non per il sacerdozio, ma per il servizio nella diaconia della liturgia, della predicazione e della carità, servono il popolo di Dio in comunione con il vescovo e il con il suo presbiterio, sostenuti dalla grazia sacramentale”, e poi enumera i compiti principali che tutti devono favorire e, se mancanti, sollecitare ed esigere.
Alessio, forza! Ancora hai giovane età. La vita umana e il ministero dell’Ordine sacro, anche nel grado del diaconato, come in tutti gli altri gradi, necessita di tempo, di pazienza, di docilità, di cammino, di fede, di ascolto: il Signore, che è venuto per servire e non per essere servito, ti guiderà e ti condurrà alle mete che avrai da raggiungere in questo secolo difficile. Ricordati che ricevi il sacramento del servizio nel cammino sinodale, con questa consegna che papa Francesco ci ha donato: comunione, partecipazione, missione. Comunione con Cristo e la Chiesa, mai in divergenza con alcuno se non per la verità e con carità; partecipazione, ossia mai isolato, ma generoso nell’espletare il tuo incarico a gloria di Dio; missione, ossia sempre attivo e contemplativo nel mandato che la Chiesa, con la luce dello Spirito Santo, dà a ciascuno secondo la propria vocazione e il proprio stato di battezzato.
Sei diacono nella preparazione orante di tutta la Chiesa al Giubileo del 2025: pellegrini di speranza che non delude, poiché la nostra speranza e la nostra pace è Cristo. Ti sostenga l’intercessione della Santa Vergine, umile serva del Signore. Ti proteggano i santi diaconi protomartiri lucani qui venerati: il diacono S. Laviero che evangelizzò la Lucania romana, fino ad essere suppliziato a Grumento, e il diacono S. Mariano di Acerenza, le cui reliquie sono custodite in questa basilica cattedrale e che ricevette il martirio per Cristo proprio qui davanti, antistante al tempio pagano dell’inesistente dio Ercole, ben presto abbattuto dalla potenza inerme del sangue del giovane diacono acheruntino, vittorioso con l’amico confratello Laviero sulla furia persecutrice dell’impero di Diocleziano.
Signore Gesù Cristo, ti imploriamo, donaci la grazia, manda nella Chiesa diaconi santi, come Stefano e Filippo di Gerusalemme, Lorenzo di Roma, Vincenzo di Saragozza, Mariano di Acerenza, Efrem di Edessa, con il cui inno da lui misticamente composto ti voglio invocare: “ Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di ozio, di curiosità, di superbia e di loquacità, concedi invece al tuo servo uno spirito di saggezza, di umiltà, di pazienza e di amore. Sì, Signore e sovrano, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen. O Dio sii propizio a me peccatore e abbi pietà di me”