Omelia Monastero S. Chiara Potenza

11-08-2024

“Vieni sposa di Cristo, ricevi la corona che il Signore ti ha preparato per la vita eterna”, così la liturgia del comune delle vergini consacrate. Ricordiamo la grande Povera Dama di San Damiano, Chiara di Assisi, che seguì con vocazione femminile il carisma di Francesco di Assisi, nella vita consacrata di clausura monastica.  Vieni! Abbiamo ascoltato il profeta Osea nelle letture bibliche proprie della festa solenne della Santa. L’invito del Signore si traduce per l’anima cristiana, ieri per il popolo di Israele, come un essere attirati a lui, è un fascino, un essere presi, un essere attratti verso l’irresistibile. Ci sono paragoni umani: l’affetto verso il genitore, il coniuge, i figli, gli amici, ma di più, di più, l’attrazione del Signore è invincibile, quando è vera. La vocazione del Signore è un essere condotti, come un bambino dalla mano del padre o della madre, come un discepolo dal suo maestro: non sei più tu, ma un altro ti guida e ti porta, non è perdere la propria autonomia, è scoprire di essere amati e desiderare di amare. Così accadde alla giovane Chiara degli Offreducci. Come vide che era accaduto a Francesco di Pietro di Bernardone, conquistato da Cristo.

Per bocca di Osea il Signore dice che una volta attirata l’anima, la conduce nel deserto. La guida, ma anche la isola,  la chiama in una clausura, sola con il Solo, nel deserto che implica sì una comunione assoluta con lui, nel deserto non c’è niente che possa distrarre l’amore dell’anima con il suo Signore, però c’è anche il disagio, la povertà, la necessità, solo un po’ di pane e un po’ di acqua, c’è la tentazione, la prova, c’è Cristo che sazia e disseta, che protegge e incoraggia, ma c’è anche il tentatore, che con la promessa di potere, piacere e avere, insidia e seduce. Come si fa a vincere la potenza maligna nel deserto della vita monastica e claustrale? Come fece sorella Chiara, dopo aver vinto con Cristo la resistenza violenta dei parenti? Dopo essere fuggita per seguire il suo Sposo divino? La prima lettura ci insegna che questo avviene, anche nel deserto della sofferenza e della prova, perché Lui parla al cuore.

Care sorelle clarisse, monache per il Signore, è qui il segreto: Lui parla al cuore. Se non si realizza questo dialogo intimo e mistico con il Signore, nelle mura del monastero, difficile la vita claustrale. Perché vi vediamo sorridenti e serene, pur nella inevitabile quotidiana fatica della vita comunitaria? Perché, dice il profeta, cantate come nei giorni della giovinezza, una giovinezza dello spirito, che vi fa superare ogni ostacolo, la giovinezza nello Spirito Santo, che fa cantare non solo nel coro, ma nella vita interiore e comunitaria, è la gioia di essere totalmente di Cristo, nella gioia e nel dolore. Certo occorre uscire sempre dal nostro Egitto, dalla schiavitù amata per le false sicurezze e i falsi piaceri. Ecco la sponsalità di santa Chiara e di tutte le sue figlie: ti farò sposa per sempre, afferma il testo sacro, fidanzata nella fedeltà. Si riferisce alla profezia all’antico popolo eletto, oggi la Chiesa, oggi l’anima cristiana. È la conoscenza del Signore, che nella rivelazione biblica, significa amare, per cui poi segue l’agire con gli altri: giusti, onesti, amanti, benevoli. È la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo: lo abbiamo ascoltato da san Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi.

La conoscenza d’amore nei confronti del Signore è il rimanere in lui del Vangelo che abbiamo proclamato. S. Giovanni apostolo lo ripete continuamente perché l’aveva ascoltato dal Maestro e l’aveva meditato e annunciato per tutta la sua lunga vita e missione: rimanete in me e io in voi, come i tralci alla vite e porterete molto frutto. Chiara di Assisi, tralcio che non si staccò mai, tralcio benefico, umile, fruttuoso. Come sottolinea il Vangelo previsto per questa solennità: in, in, in! Si tratta della comunione totale, Cristo dentro di noi, noi dentro di lui, l’inabitazione. Si tratta della comunione della nostra anima, della nostra persona tutta con Lui tutto. Non solo per le monache o i consacrati, o i sacerdoti o i frati, ma tutti, anche i cristiani laici, nella vocazione matrimoniale e familiare, professionale e di impegno per il bene, per i giovani e gli anziani, per gli uomini e le donne, per sani e sofferenti: tralci stretti e in simbiosi con la vite per ricevere la linfa vitale e portare molto frutto. Altrimenti rami secchi buoni per essere bruciati, e noi sappiamo di quale fuoco si tratta, quello inestinguibile della Geenna.

Piace sempre l’iconografia di s. Chiara che scaccia i nemici, all’epoca i predoni saraceni, dal monastero di s. Damiano, mostrando loro l’ostensorio con l’Ostia consacrata. Anche io nella chiesa parrocchiale di Lauria Superiore, all’altare francescano, feci mettere un dipinto con questa iconografia. Non dimentichiamo le letture generali di oggi: Cristo pane vivo disceso dal cielo, Cristo che ci nutre con la sua Parola e il suo Corpo e il suo Sangue, Cristo che ci dice di mangiare la sua Carne e bere il suo Sangue, pur sapendo, che come allora, incontra l’incomprensione, lo scandalo, l’ignoranza, la resistenza allo Spirito che dà vita.  Basta pensare alla noncuranza e indifferenza che aumenta di giorno in giorno, dappertutto, e ne ricevono danno su danno i nostri poveri giovani, che riempiti di droghe di ogni genere da noi adulti, vivono nella tristezza e nel vuoto della vita. Gesù dice a noi chiaramente: senza di me non potete far nulla, perché lui è Dio, Il Figlio di Dio incarnato e noi come tralci possiamo essere verdi e vitali se siamo in comunione con la sua Carne, offerta sulla Croce e risorta il terzo giorno, Lui in sacramento, l’Eucaristia. Attenzione: noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta perché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio e non viene da noi, abbiamo ascoltato nella seconda lettura.

Cammino sinodale nella fase profetica, anno orante in preparazione al Giubileo: alzati, mangia e cammina, risuona oggi in tutte le celebrazioni eucaristiche, è il Pane del cammino, il Pane della Messa: chi lascia la domenica con l’Eucaristia perde in breve la fede. Verso l’anno santo 2025, pellegrini di speranza, ci dice il Papa, e la nostra speranza è Cristo che non confonde e non delude. Voi qui, care sorelle, portate nel vostro corpo la morte di Cristo perché anche la vita di Gesù si manifesti nel vostro corpo, voi qui non fissate lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne: sono ancora le parole ispirate dell’apostolo Paolo. Chi viene a visitarvi in questo monastero deve gustare il vostro sguardo sulle cose invisibili, di cui il mondo oggi ha assoluto bisogno, altrimenti è la fine.

Ecco cosa vi insegna e ci insegna la nostra madre sorella Chiara: lo sguardo su Cristo sposo, fratello, amico, Signore e Salvatore. “Lo sguardo su Dio fa apparire le cose che tanto ci preoccupano come insignificanti” parola di S. Chiara. “Vieni sposa di Cristo, ricevi la corona che il Signore ti ha preparato per la vita eterna”.