Omelia, 1° giugno 2019, Castelluccio Inferiore, festa dell’Addolorata del Miracolo

01-06-2019

Omelia, 1° giugno 2019, Castelluccio Inferiore, festa dell’Addolorata del Miracolo.

Carissimi fratelli e sorelle, devoti di Maria SS., esprimo ancora un saluto a don Paolo, parroco di questa comunità, a don Raffaele, parroco emerito, ai fratelli sacerdoti concelebranti, al diacono, al Sindaco della cittadina e agli altri sindaci convenuti, alle altre autorità di ogni ordine e grado. Ringrazio e saluto ancora Sua Eccellenza il nostro vescovo mons. Orofino che, dopo il saluto offertoci, sta per raggiungere la parrocchia di Pedali per amministrare il sacramento della Confermazione, sacramento che tra pochi giorni celebrerà anche in questa nostra parrocchia: allora viviamo questi giorni di festa in onore della Madonna Addolorata, insieme ai ragazzi e giovani cresimandi,  come preparazione al dono della pienezza dello Spirito Santo, ma anche alle grandi solennità prossime della Pentecoste, della SS. Trinità, del Corpus Domini,  del Sacratissimo Cuore di Gesù. La Madonna ci accoglie e ci porta al suo Figlio divino. Lei ha questa missione da Dio: donare ancora Gesù a noi e tenderci la mano per condurci a Lui.  Il culto che noi cristiani cattolici, giustamente e fervidamente, offriamo a Lei produce il suo frutto vero ed efficace se tramite la Madre arriviamo al Figlio Gesù Cristo. Lei ci fa vivere l’anno liturgico: nel mese di maggio ci ha sostenuto per   vivere la Pasqua, nel mese di giugno ci fa gustare la dolcezza del Cuore di Gesù e la potenza del SS. Sacramento dell’altare, l’Eucaristia, la Messa.

Mons. Orofino mi ha chiesto di rimanere per presiedere questa solenne celebrazione eucaristica, prima di rientrare alla mia arcidiocesi di Acerenza. Ben volentieri ho accettato di aiutare il nostro caro Vescovo ed eccoci qui ai piedi di Maria SS. e con Lei ai piedi della croce, con Lei in adorazione del Cristo crocifisso, con Lei a ricordo di quel giorno felice e prodigioso del primo giugno 1896, in cui i nostri antenati ebbero l’esperienza dello sguardo della Madre, esperienza che fu vissuta da tanti e specialmente dall’arciprete del tempo il teologo mons. Giuseppe Taranto, che due anni dopo ne fece una breve resoconto sul quaderno amministrativo della festa, esperienza che fu vissuta ancora cinquanta anni dopo da molti, e puntualmente descritta in una lettera al vescovo di Cassano Ionio dall’arciprete don Vincenzo Conte.

Cari fratelli e sorelle, il prodigio di Castelluccio, come tutti gli avvenimenti miracolosi della storia della Chiesa, non si può capire se non alla luce delle Sacre Scritture. Ci danno suggerimento proprio le letture che abbiamo annunciato e proclamate dalla liturgia prevista per la memoria della Beata Vergine Addolorata, che nel calendario cattolico si situa attualmente al 15 settembre. Ogni immagine di Maria rimanda al Figlio Gesù Cristo, poiché rappresenta i momenti in cui la Vergine di Nazareth, con il suo “sì” all’incarnazione del Verbo nel suo grembo immacolato, ha partecipato sempre all’opera di suo Figlio, alla volontà del Padre, alla luce dello Spirito Santo.

La prima lettura, dalla Lettera agli Ebrei, descrive la totale obbedienza di Gesù Cristo al Padre, ma anche tutto il prezzo che ha pagato per redimere e salvare l’umanità, noi peccatori. In principio c’è l’obbedienza assoluta del Figlio, che nella sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida lacrime a Dio Padre che poteva salvarlo della morte. Proprio per il suo pieno abbandono alla volontà del Padre, dal Padre fu esaudito facendolo risorgere dai morti. Nell’obbedienza del Figlio, reso perfetto dal suo sacrificio sulla croce, siamo salvati anche noi, se gli obbediamo ( cfr Eb 5,7-9).

Miei cari fratelli, Maria SS. Addolorata ci indica con le sue lacrime e il suo affetto materno, con il suo cuore trafitto dalla spada, profetizzatale da Simeone, e sotto il cuore del Figlio trafitto dalla lancia, ci indica l’obbedienza e la docilità alla volontà del Padre, l’abbandono alla volontà divina, che ci salva sempre nella sofferenza e anche nel momento estremo della morte fisica. Come interpretare quel prodigio di cento e ventitré anni fa, in questa nostra chiesa, davanti a tutto un popolo, clero, notabili e letterati, artigiani e contadini, giovani e adulti? Con il segno degli occhi, la Madonna indicava al volontà di Dio, l’obbedienza al Padre, come faceva il Figlio sulla croce, come faceva Lei ai piedi della croce.

Stava sotto la croce e si ricordava che le era stato detto: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, e anche a te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori ” ( Lc 2, 34-35)). In un periodo difficile per la società italiana e per la Chiesa di fine secolo XIX, la Madonna nel nostro paese venne a offrire un messaggio di fede nel sacrificio di Cristo e del suo valore universale, che vale oggi a maggior ragione. Chi lo segue e abbraccia la sua croce è sulla via della risurrezione, chi lo rifiuta e respinge la sua croce è sulla via della caduta. La Vergine Dolorosa venne a ricordare a tutti, con l’evento di Castelluccio, che Gesù e il Vangelo non sono una proposta tra le altre, un messaggio ormai del passato non valido più per l’età moderna. I fatti accaduti qui nel 1896 vollero ricordare, e lo ricordano ancora, che Gesù è il segno di contraddizione per lo svelamento dei cuori, quelli che lo amano e lo seguono anche a costo della rinuncia a sè stessi e del martirio, quelli che lo rifiutano con violenza o fingono di aderire alla sua parola, ma poi lo rinnegano con l’incoerenza della loro vita. Maria SS. è chiama da Dio ed inserita in questo mistero di dolore e di gloria. La sua anima è trafitta dalla spada, perché Lei è la prima della schiera dei discepoli che seguono Cristo con cuore sincero e condividono con Lui il mistero della croce.

Stava presso la croce di Gesù sua Madre, afferma il vangelo che abbiamo ascoltato dalla voce del diacono. Non era fuggita, non era bloccata dal terrore, non aveva abbandonato il Figlio. Ma con la spada di dolore che le trafiggeva il cuore, come i chiodi che trafiggevano il Cristo martoriato e sfigurato dai tormenti subiti, Ella guardava il Figlio. Poche parole poteva dire il Figlio, solo lacrime la Madre, ma lo sguardo nessuno lo poteva proibire, gli occhi della Madre al Figlio agonizzante, gli occhi del Figlio alla Madre dolorante. In quel mistero degli occhi del Redentore e degli occhi della Madre si generò il miracolo dell’affido al giovane apostolo Giovanni, rappresentante di tutti noi. “Donna, ecco tuo figlio”, al discepolo disse: “Ecco tua madre” (Gv 19,26-27). E la Madre obbedendo al comando del divin Figlio, come sempre aveva fatto, distolse gli occhi dal Crocifisso e li rivolse al discepolo amato, che la prese con sé fra i suoi beni più cari.

Ecco, miei cari, il mistero di Castelluccio, si è verificato al vivo lo scambio degli occhi, cioè dello sguardo    del Golgota: la Madre comunicava con Gesù con lo sguardo santissimo, il Redentore con Lei con lo sguardo divino, gli occhi di Gesù le ordinarono di dare sguardo a Giovanni e da quel momento gli occhi della Vergine si posarono su di noi, poiché tramite il suo sguardo continua su di noi lo sguardo salvifico di Cristo sulla croce.  Come sul Golgota, cosi quel giorno qui in questo luogo, si verificò il dono degli occhi di Cristo e di Maria, il loro sguardo pietoso e misericordioso per l’umanità, quello redentore di Cristo, quello materno di Maria, figura della Chiesa. A volte mi hanno domandato: ma cosa disse la Madonna in quella circostanza? Versò lacrime? No, ho sempre risposto, la Madonna li guardò per due giorni con i suoi occhi puri, come preghiamo nella Salve Regina: “Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi”. Le mamme non hanno bisogno di parlare, basta il loro sguardo sui figli, parlano con gli occhi.

Carissimi, tra cui molti parenti, amici, conoscenti e benefattori, voi che mi avete seguito con molte preghiere anche nel mio cammino vocazionale, sacerdotale e adesso episcopale, custodiamo nel cuore e nella mente lo sguardo di Maria, gli occhi della Madre di Cristo crocifisso, non dimentichiamo la grazia che Dio ha donato alla nostra comunità, tramandiamo ai figli e ai posteri il dono dello sguardo di Dio tramite la Madonna. E noi adesso, dopo la parola di Dio, ci raccogliamo attorno all’altare per l’Eucaristia, e poi accompagniamo devoti la sacra effige miracolosa, per dia occhi e sguardi alle nostre famiglie, ai nostri sofferenti, ai nostri ragazzi e giovani, a tutti. Lo sguardo della Madre ci convinca a convertirci di più e a santificarci con il Sangue prezioso di Cristo, vero Dio e vero uomo.