Omelia Veglia Pasquale 2020

11-04-2020

Omelia veglia pasquale e liturgia eucaristica. Sabato Santo 2020.

Carissimi fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi e di Acerenza, carissimi battezzati, con-sepolti e con-risorti con Cristo, ci definisce e ci saluta l’apostolo Paolo.  Abbiamo ascoltato dalla sua lettera ai Romani: “Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a Lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rom 6,4).

Con i presenti sacerdoti, trasmettiamo la Veglia Pasquale e la S. Messa in forma telematica, come le disposizioni della Chiesa Cattolica hanno stabilito in questo periodo di limitazione a causa dell’epidemia.

Nella notte il cero di Pasqua è stato acceso e la fiamma del fuoco nuovo splende nell’oscurità, il canto dell’Exsultet è risuonato fra le mura solenni della nostra cattedrale, le letture bibliche sono state proclamate dall’Antico e dal Nuovo Testamento, il Gloria è stato intonato nella gioia liturgica, l’ Alleluia di lode al Signore si è diffuso nelle comunità dei fedeli, raccolti in famiglia o nei luoghi di cura: Cristo è vivo, Cristo è risorto. Alleluia! Alleluia!

Dio onnipotente ha creato l’universo, il cielo e la terra, e vi ha posto l’uomo e la donna per custodirli e riposarsi al settimo giorno; ha chiamato Abramo per provare la sua fede chiedendo il sacrificio del figlio unico Isacco; ha chiamato Mosè per liberare il suo popolo dalla schiavitù d’Egitto e donargli la legge della libertà sul monte Sinai; ha suscitato re, profeti, sapienti e sacerdoti per preparare la venuta del Messia redentore. Finalmente è venuto il Cristo suo Figlio per sanare l’antica ferita del peccato originale, con le sue ferite e la sua croce. Lo ha risuscitato il terzo giorno ed è salito alla sua destra per effondere il suo Santo Spirito su tutto il mondo e per sempre. E noi siamo la Chiesa, il suo popolo battezzato, il corpo di Cristo: lui con noi, sino alla fine del mondo.

Il Vangelo che abbiamo proclamato, secondo l’apostolo Matteo, ci ha fatto rivivere quell’alba nuova della storia dell’umanità, quella nuova creazione dopo il sacrificio, quella redenzione nel sangue dell’Agnello di Dio immolato, quell’alba in cui il mare Rosso dei nostri peccati è stato attraversato verso la libertà, quell’aurora luminosa che le donne discepole videro durante la visita al sepolcro. Era l’alba del primo giorno della settimana, dopo il sabato di Israele: era nata la domenica dei cristiani, il giorno del Signore risorto. Anche noi ci mettiamo insieme a Maria di Magdala e alle altre mirofore per visitare la tomba. Il Vangelo ci informa che vi fu un gran terremoto, cioè un evento della manifestazione di Dio, secondo il linguaggio biblico. Un momento di rivelazione della potenza e della presenza divina. Infatti arriva l’angelo, messaggero celeste, come la folgore e dalla veste bianchissima, fa il gesto della vittoria sulla morte, rotolando via la pietra tombale e sedendosi su di essa. La terra trema, c’è un’esplosione di luce, la grotta del sepolcro si apre. Sono i segni di Dio, che è invisibile, ecco perché c’è il suo angelo. La reazione delle guardie è la paura: sono tramortite, non capiscono, non credono, per loro la luce è oscurità. Non per le discepole invece: l’angelo si avvicina per loro, la loro fede va aumentata, a loro va annunciata più luce.

Non abbiate paura!” (Mt 28,5): alle donne che cercano Gesù il crocifisso, l’angelo annuncia la novità della risurrezione, e mostrando il sepolcro vuoto, le avvisa che non è lì, è risorto come aveva detto. Come aveva detto. Gesù l’aveva detto ed è avvenuto, la sua parola non è stata vana, ma si è verificata. Le donne avevano ricordato la sua parola, forse solo per l’intuito femminile, e piene di affetto tipico e di umile speranza, che solo le donne sanno avere, si erano mosse di buon mattino per visitare la tomba, con il pensiero che qualcosa sarebbe successo o già accaduto. L’angelo affida a loro il vangelo, il kèrygma fondamentale e originale: “Presto andate a dire ai suoi discepoli: E’ risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete” (Mt 28,7). L’angelo del Risorto non si rivolge agli avversari, avranno tempo per saperlo, ma manda il messaggio ai discepoli, a coloro che lo hanno seguito e ne saranno testimoni, alla Chiesa che nei secoli dovrà annunciare, celebrare e vivere la Pasqua del Signore.

Alle guardie impaurite e bloccate nella loro incredulità, fa da contrasto il timore e la gioia delle donne, la loro fretta di annunciare, la loro corsa per portare la notizia agli altri seguaci. Quella mattina di luce è iniziata la corsa della Chiesa, sono più di duemila anni che continua, e certo non sarà questa ristrettezza socio-sanitaria per l’epidemia, a tenere il masso sul sepolcro, a chiuderci nell’oscurità dello scoraggiamento e della debolezza, a mantenerci nella malattia e nella morte. Cristo è vivo! E vuole la nostra vita per sempre, al di là della stessa morte fisica. La gioia delle donne discepole viene subito premiata. Gli Apostoli, anch’essi chiusi nel cenacolo e indecisi sul da farsi ed alcuni già partiti per le loro case, avrebbero potuto dubitare dell’apparizione di angeli al sepolcro: solo angeli, e per di più a donne! Ecco perché il brano del Vangelo, proclamato in questa notte di vittoria, ci dice che lo stesso Gesù va loro incontro e le invita a non temere. Lui è vero, Lui è vivo! Lo annuncino ai suoi fratelli e lo vedranno in Galilea. Lo sappiamo, resterà con loro per quaranta giorni, prima della sua ascensione al cielo, al Padre.

Cari fratelli e sorelle, cari sacerdoti qui concelebranti e nelle nostre parrocchie dell’Arcidiocesi, vogliamo incontrarlo pure noi, lo vogliamo vedere, vogliamo avvicinarci a lui, vogliamo abbracciargli i piedi come le donne discepole, quei piedi belli con le gloriose ferite che ci hanno salvato, lo vogliamo adorare anche noi: Lui vero uomo e vero Dio. Desideriamo che lui ci dica come alle donne in quell’alba di luce: “Chàirete! Rallegratevi! Gioia a voi! tradotto anche “Salute a voi” (Mt 28,9), ma non soltanto la sanità del corpo, che pure desideriamo in questo momento di sofferenza mondiale, ma specialmente la salute dell’anima, la salvezza e la gioia vera per la nostra intera persona, oltre la morte fisica, nell’eternità, con Lui.

Signore risorto, pronuncia su tutto il mondo: “Gioia e salvezza a voi”. Tu ci sei; sei presente; noi ti incontriamo, per la potenza dello Spirito Santo, nella tua Parola e nei Sacramenti della Chiesa; sei vivo e operante in mezzo a noi.  Grazie per il Battesimo e l’Eucaristia, doni di salvezza, frutto della tua morte e risurrezione. Perdona i nostri peccati e donaci la grazia di amarci reciprocamente come tu ci ami, per manifestare al mondo la tua potenza di Risorto.

E ora ci rivolgiamo a te, santa Madre Maria, tu che avesti la gioia di vedere il tuo Figlio risorto, dopo l’immenso dolore sotto la croce. Vogliamo volgere a te i nostri occhi, in questa singolare notte di Pasqua 2020, e ti salutiamo con tutta la Chiesa: “Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.  Cristo che hai portato nel grembo, alleluia. E’ risorto come aveva promesso, alleluia. Prega il Signore per noi, alleluia”.