Omelia – Novena di S. Egidio Abate. Latronico. 30 agosto 2019

30-08-2019

Omelia. Novena di S. Egidio Abate. Latronico. 30 agosto 2019.

Carissimi fratelli e sorelle, cari devoti di S. Egidio abate, un saluto affettuoso al caro parroco don Giovanni, a cui auguriamo con tanto affetto salute piena e florida. Saluto don Antonio, don Pietro, padre Enrico Cattaneo, teologo gesuita. Rivolgo omaggio fraterno e affettuoso al nostro vescovo S.E. Mons. Vincenzo Orofino.  Il pellegrinaggio a Sant’Egidio, in questa vasta zona di influenza del santuario, fa accorrere a questa famosa basilica moltissimi cattolici che cercano nell’esempio, nella virtù e nell’intercessione del Santo fermo incoraggiamento e nuovo vigore per la testimonianza cristiana. E anche io torno sempre con gioia a Latronico, ad adorare Cristo in questa basilica, ad invocare l’aiuto del Santo abate, ad ammirare il sito dove sgorga la manna prodigiosa a ricordo dell’acqua salutare del nostro battesimo, che ci fece Santi nella grazia del Redentore e liberi dal peccato originale.

Sant’Egidio si inserisce in quel movimento di cristiani che dall’Oriente europeo si portarono in Occidente per testimoniare il cristianesimo ai nuovi popoli che si insediavano nel centro nord e che venivano a contatto con la fede cristiana di tradizione latina. Non vi era più l’era dei martiri, non più l’epoca dei Padri del deserto, ma occorrevano stuoli di monaci, anacoreti, missionari itineranti, eremiti, che affiancassero i sacerdoti e i vescovi per far conoscere più capillarmente e praticamente il Vangelo e la fede in Cristo alla nuova società che stava nascendo. Il nostro Egidio, vissuto nel settimo secolo, da Atene raggiunse perfino la Gallia meridionale, dove si stabilì come eremita e poi, divenuta nota la sua santità, come abate, cioè padre in un monastero tra l’antica Arles e l’antica Nimes, nell’odierna Francia, con tanti giovani che sceglievano la sua stessa vita. Clodoveo, re dei Franchi, si era convertito e battezzato, ma ancora c’erano tanti ambiti di paganesimo e di superstizione in quel vasto regno…e l’esempio, la fede, i miracoli di Egidio contribuirono grandemente all’evangelizzazione di quella regione. La sua fama si estese in tutto l’Europa medioevale e fu annoverato tra i quattordici Santi ausiliatori.

Ma è sempre la parola di Dio che ci dà l’indicazione precisa per comprendere i nostri fratelli insigni per santità, di cui per secoli permane il ricordo e il loro nome è in benedizione presso il popolo cristiano. “Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo”, afferma papa Francesco nella Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo (n. 19). A proposito ci viene incontro molto opportuna la lettura biblica di oggi selezionata dalla Chiesa. Nella prima lettera ai cristiani di Tessalonica l’apostolo Paolo prega e supplica nel Signore Gesù perché progrediscano nel modo di comportarsi e di piacere a Dio come hanno imparato da lui. Che suggerimento per la nostra devozione a sant’Egidio! Dobbiamo imparare da lui come piacere a Dio, si impara dai Santi, perché accanto alla devozione ci deve essere l’imitazione. Sono maestri, sono modelli, sono riferimento perché noi possiamo  essere sicuri di avere una vita gradita a Dio. La Lettera ai Tessalonicesi parla di regole di vita che l’Apostolo ha dato a nome del Signore. Altro che lassismo, altro che libertarismo, altro che ognuno fa quello che vuole, altro che mode e trasgressioni, si parla di regole di vita, che i Santi ci danno secondo la verità del Vangelo. Subito il brano che abbiamo ascoltato ce ne offre il motivo fondamentale: “Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Tess 4,3). Nessun buonismo, nessun relativismo, nessuna ipocrisia : Dio ci vuole santi e ci vuole fare santi, ossia ci vuole come Lui. “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2), afferma la Scrittura.  Il testo sacro parla della santità cristiana come una vocazione, vocazione alla purità in tutti i suoi aspetti e che significa in san Paolo essere un uomo nuovo, in quanto battezzato in Cristo risorto.  Egidio santo, cioè uomo nuovo, cioè nuova creatura in Cristo. Ma questa è la vocazione di tutti noi battezzati, ecco perché S. Paolo può dire nel brano che abbiamo ascoltato: “Chi disprezza queste cose, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito” (1 Tess 4,8).

La parabola evangelica delle dieci vergini come abbiamo annunciato dal Vangelo odierno di S. Matteo ci fa capire altro della figura di S. Egidio, come di tutti Santi, poiché in loro Cristo ci dimostra la realtà del Regno dei cieli (Mt 25, 1-13). La famosa parabola ci parla del corteo delle vergini, cioè delle fanciulle che facevano corona alla sposa in attesa dello sposo nelle feste di nozze tipiche dell’ambiente palestinese al tempo di Gesù. Il gruppo è variegato, una metà è saggia e accorta, l’altra stolta e sprovvista; le prime cinque sono ben fornite di olio per le lampade, le altre ne sono mancanti, tanto che al ritardo dello sposo son costrette ad allontanarsi per comprarne alle lampade spente. Si, nella vita dobbiamo essere saggi e previdenti, per tenere sempre la luce accesa. Abbiamo capito bene. Si tratta del nostro impegno e della nostra vigilanza, per custodire e aumentare la fede, luce della nostra esistenza e del nostro cammino.

Egidio dall’Oriente all’Occidente camminò con la lampada della fede sempre accesa e illuminò il cammino di molti. La prontezza nella carità quando già da giovane cristiano soccorre i poveri, la vigilanza attenta sulla sua vita nella scelta di dedicarsi totalmente al Signore, la saggezza nel governare la sua esperienza spirituale al distacco totale dalle cose terrene per una vocazione eremitica negli antri freddi e umidi delle selve, l’attesa penitenziale dell’arrivo di Cristo, sposo della Chiesa con la privazione e il digiuno, solo preghiera e il poco cibo che la foresta poteva offrirgli insieme al latte di una cerva, unico nutrimento significativo mandato da Dio per quel suo servo ritirato dal mondo e dedito alla meditazione della parola di Dio, alla contemplazione e alla comunione eucaristica domenicale come usavano gli anacoreti del tempo. Stupore e lode per il creato, non come adorazione idolatrica di “madre natura” come si usa oggi, ma come lode a Dio creatore, la cui gloria risplende in tutto l’universo. Il primo settembre ricorre anche la giornata mondiale per la salvaguardia del creato, noi credenti rifuggiamo da un ecologismo e un ambientalismo ideologico e antiumano, noi abbiamo la verità del S. Scrittura nel sacro della Genesi: S. Egidio vive a contatto con il creato nella preghiera e nel ringraziamento a Dio, e soccorre la sua cerva ferita, volendo insegnarci che non si sciupa e non si inquina l’opera di Dio,  ma la si custodisce e la si cura, sia per il progresso dell’umanità, sia per glorificare il Creatore.

Ritorniamo infine al brano odierno del vangelo di S. Matteo, alla parabola delle dieci vergini, cinque sagge e cinque stolte. Mi ha sempre intimorito quel versetto che afferma: “ Arrivò lo sposo…e la porta fu chiusa…arrivarono anche le altre vergini e cominciarono a dire ‘Signore, Signore aprici’. Ma egli rispose: ‘In verità io vi dico non vi conosco’ ” (Mt 25, 10-12). Lo Sposo non apre la porta, eppure è questione di qualche minuto. La festa gioiosa all’interno, e loro, le stolte, all’esterno, nella notte. Un finale che ci fa pensare. Dopo la distrazione e il sonno, la mancanza di attenzione verso la lampada della propria vita, che si spegne subito, e non sei stato previdente nella fede, nella speranza e nella carità, dopo che hai perduto tempo in mille surrogati evitando la domanda fondamentale circa il vero motivo per cui sei stato creato, dopo che hai vissuto nell’indifferenza verso Dio e verso il prossimo…beh! Arriva il momento che la porta si chiude e rimani fuori. Lui risponde di non conoscerti perché tu non l’hai voluto mai incontrare veramente e ascoltarlo seriamente. Cari fratelli, in questa vita siamo in pericolo e il Vangelo ci avvisa, i Santi ci avvertono.

Egidio eremita e abate è arrivato in tempo, ha saputo attendere vigilante, con buona scorta di fede e di fedeltà. Quando è giunto Cristo sposo e la porta si è aperta, egli è entrato, con gli altri servi fedeli, e la porta si è chiusa. Chiediamogli non soltanto la guarigione dalle nostre malattie fisiche, lui grande taumaturgo e santo miracoloso, ma specialmente la guarigione del cuore dalla pigrizia e dalla mollezza, per entrare con lui nel Paradiso, alla festa dello sposo Gesù Cristo nostro Signore, benedetto nei secoli.