Omelia Domenica di Pasqua 2021

04-04-2021

Omelia Domenica di Pasqua 2021

 

Carissimi fratelli e sorelle nella Pasqua di Cristo, cari battezzati nati dal fonte battesimale, grembo della Chiesa fecondato dallo Spirito Santo, dono del Risorto.

Sì, angeli in sembianza di giovani annunciarono dal sepolcro vuoto la risurrezione di Gesù: c’è una voce nuova e giovane che ci chiama al rinnovamento e alla missione, alla risurrezione dopo la morte, che chiama tutta la Chiesa. La voce di Cristo non può più attendere. Non siamo soli ormai, possiamo osare. Le guardie stanno fuggendo, ossia i dittatori e i potentati di questo mondo, il Risorto esce, viene a noi con la sua pace e ci dice di ascoltarlo e di toccarlo. Non è un fantasma, ha carne e ossa, tocchiamolo. Dai, fratelli, è il 2021! Lasciamo l’uomo vecchio che è in noi, rivestiamoci di Cristo. Cominciamo di nuovo, camminiamo con lui, amico di viaggio che si fa riconoscere allo spezzare il Pane, l’Eucaristia.

L’umanità è sempre in preda a violenza e male, il nemico semina nel campo di grano continua zizzania, la santa Chiesa soffre da tempo gravi segni di crisi, oggi messi a nudo anche dalla prova del contagio pandemico, lo scoraggiamento nel fare il bene e l’inedia per nuovo vigore si affacciano sempre più all’orizzonte. Somiglia tutto a un sepolcro! Noi siamo cristiani, siamo diversi, siamo risorti con lui. Non fermiamoci al sepolcro: è vuoto! Cari tutti, è vuoto! Giovani, il sepolcro è vuoto! La morte è morta, è nata la vita! Egli ci precede, noi lo vedremo, come ci ha detto. Ci precede sempre per ricominciare. Il lievito vecchio non serve più, noi siamo pasta nuova, azzimi di sincerità e verità, non lievito di malizia e perversità, afferma l’apostolo Paolo (cfr 1Cor 5, 6-8).

Si sente ancora sui video e nelle strade, a volte sommessamente, in questo misterioso tempo di pandemia, si sente ancora “Buona Pasqua!”. Siamo alle solite, la nostra epoca è brava a pronunciare parole mozze, troncate in gola, senza seguito. La Pasqua di chi? Pasqua di che? La fede cristiana non sopporta termini astratti o senza specificazione. Che me ne faccio delle parole amore, speranza, pace, gioia, fratellanza, solidarietà, che già il mondo pagano ha pronunciato invano. A me interessa se queste belle parole corrispondano alla realtà e alla realizzazione di un Chi preciso e di un Che Cosa reale. Per noi cristiani si riferiscono a Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, vivo e presente nella Chiesa per il mondo. “Sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più …ora invece vive e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù” (Rm 6,9-11), come ci dice l’apostolo Paolo. Solo così è vera e buona la Pasqua, che io vescovo, con tutti i sacri ministri qui presenti, prego di cuore per tutti voi. Alleluia! E’ vivo, vive per sempre! E anche noi nella fede e nel battesimo, in lui Risorto, possiamo camminare in una vita nuova, per sempre.

Si sente ancora da sedicenti studiosi, giornalisti e conduttori televisivi che al massimo quella di Cristo fu una specie di risurrezione spirituale, cioè i suoi poveri discepoli, illetterati popolani, pensarono che fosse risorto, il suo messaggio spirituale e rinnovatore non doveva e non poteva finire con lui nella tomba, le sue idee non dovevano morire. Quindi avrebbero annunciato le sue idee interessanti, le sue parole ritenute ancora valide, i suoi esempi ancora convincenti, come era capitati di altri predicatori religiosi dell’umanità. Ma che me ne faccio di parole belle che sopravvivono nel ricordo di seguaci di morti che le hanno dette. Tutti i filosofi e sapienti hanno lasciato libri e idee, ma loro sono morti, non sono sopravvissuti al loro pensiero, né si è mai detto che sono risorti e vivi. Che me ne faccio: una dottrina è superata da un’altra, una religione di fondatori ormai del passato vale l’altra, magari di guru più recenti.

Io voglio quella Persona precisa che ha detto: “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11,25), che può dire solo Dio, e ha fatto risorgere i morti per indicarlo. E per confermarlo è risorto lui dopo una tortura e una morte orribile, si è mostrato nel suo vero corpo, per sancirlo in eterno, sedendo alla destra del Padre, lui Verbo incarnato che ritorna nel seno del Padre, e il suo regno non avrà fine. E non è risorto solo lui, è morto e risorto per far risorgere anche me e vincere la mia morte, mi ha detto che se vivo e credo in lui non morirò, ma ho già la vita eterna. Allora questo mi convince e fa nascere in me la fede: quella persona è Gesù di Nazaret.

I discepoli erano sulla via della fuga, non avevano alcuna intenzione di ricominciare, erano delusi e affranti, tutto sembrava finito. Invece al terzo giorno e nel tempo successivo lo incontrarono vivo e vero, ne ebbero anche paura, pensavano di sbagliarsi, poi furono pieni di gioia e partirono per dire a tutti: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret…lo uccisero, appendendolo a una croce, ma Dio lo ha resuscitato al terzo giorno…e volle che si manifestasse a testimoni prescelti, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti…Egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio” (Atti 10, 38-42).

Pietro e Giovanni lo videro umiliato e morto in croce, ma poi corsero alla tomba e la trovarono vuota, e quel giorno apparve loro vivo. Maria di Magdala lo vide, insieme alla madre Maria, deposto dalla croce e sepolto nel sepolcro nuovo, ma poi portò invano profumi e unguenti, perché il corpo del suo Maestro non c’era più e annunciò di aver visto il Signore. Tommaso disse di non poter credere, ma poi si inginocchiò toccando le ferite del suo Signore e Dio, vivo e vero davanti a lui e agli altri apostoli.  Paolo di Tarso, pieno di furia, lo perseguitò nei suoi seguaci, ma sulla via di Damasco lo vide risorto e diventò suo apostolo per tutta la terra allora conosciuta. Come avrebbero potuto quei pochi uomini, sconosciuti e impauriti, conquistare il mondo e i secoli se non fosse accaduto la Gloria già al principio?

Miei cari, noi non andiamo dietro a un morto la cui idea ancora vive nell’affetto di ammiratori, noi andiamo dietro al Vivente in eterno. Questa è la sfida che da secoli viene lanciata al mondo, una sfida di vita e non di morte, di gioia e non di tristezza, di realtà e non di fantasia. A Cristo, Re vittorioso, gloria e potenza nei secoli. Alleluia!