Omelia Domenica delle Palme in passione Domini 2023

02-04-2023

Omelia Domenica delle Palme in passione Domini 2023

Sulle letture bibliche del lezionario liturgico

Miei carissimi tutti, “ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell’altare”, così si prega con il salmo 117, 27, e anche noi per salutare Cristo Salvatore, abbiamo cantato: “Osanna, evviva, osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Durante la processione abbiamo voluto pregare per la salute di Papa Francesco, perché il Signore lo conforti e lo sollevi: abbiamo tanto bisogno della sua parola franca e a volte spiazzante per essere scossi e richiamati dalle nostre lentezze sulla verità evangelica.

Il Signore entra a Gerusalemme e nella nostra vita per realizzare il suo mistero pasquale di morte e risurrezione. Egli accolse il furore omicida e la stoltezza umana e ne fece potenza di salvezza. Solo l’amore immenso di Dio poteva realizzare quest’opera mirabile, che da tanta disgrazia umana nascesse grazia maggiore, da un dolore infinito una grazia infinita. Il cammino quaresimale ci porta alla Settimana Santa, siamo insieme a tutta la Chiesa, ossia a quei fedeli battezzati che ancora, e sono numerosi in tutto il mondo, non hanno dimenticato Gesù di Nazaret, che non fanno finta che tutto sia passato, che non ostentano lontananza e indifferenza, ma che fanno memoria continua di Cristo, Figlio di Dio, e della sua opera di salvezza.

Nel vangelo della passione di Cristo, quest’anno secondo l’apostolo Matteo, si scorgono nitidamente gli atteggiamenti permanenti di fronte al mistero del Signore Gesù, come oggi, come è stato nei secoli, come sarà negli anni avvenire. Da un lato l’atteggiamento dei discepoli più stretti e degli apostoli che, giunti al culmine della rivelazione evangelica e alla meta del sinodo con Gesù, sono presi dallo sconforto, dalla paura, dal dubbio, crollano e fuggono. Eppure il Maestro ha spezzato il pane per loro preparandoli al suo Corpo spezzato sulla croce, ha offerto il calice del vino preparandoli al suo Sangue versato nella flagellazione e sul patibolo. Proprio nella cena dell’offerta del suo Corpo e Sangue li avvisa che uno lo tradirà, ossia lo consegnerà agli avversari per donare sé stesso nella nuova ed eterna alleanza, che tutti si disperderanno come gregge sbandato dopo la cattura del Pastore, ma non vogliono intendere, non osano pensarlo, hanno il rifiuto di tale prospettiva. Ha portato alcuni di loro nel Getsemani per vegliare con lui nell’ora della tentazione, ma sono oppressi dai presentimenti e dalla stanchezza.

Mi domando e vi domando. Non ci sembra di scorgere tutti noi in questo concatenarsi di eventi, non ci sembra di vedere noi nei vari atteggiamenti di cristiani deboli e peccatori, incapaci di costanza e di fedeltà, dopo facili entusiasmi o superficiali adesioni al Vangelo? Non ci sembra di osservare il nostro animo dopo anni di ascolto della parola di Dio, di pratica sacramentale e considerare la scarsezza di frutti a causa della nostra pigrizia e del fascino che su di noi esercita il mondo?  E tante persone che con un bacio falso tradiscono Cristo, i peccati di ognuno di noi, le finzioni, l’egocentrismo, l’indifferenza verso gli altri, la chiusura del cuore, il rifiuto di Dio, la vendita di Cristo per pochi insulsi denari ai primi mercanti che a noi si presentano?

Però ci sono ancora gli umili che lo seguono nel dolore e nella speranza, ma anche nella certezza che il terzo giorno verrà. Vi sono i giusti, come Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, che cercano di fare il possibile per Gesù, c’è Giovanni che, dopo il turbamento e la paura, lo ritroviamo con il Maestro sotto la croce, c’è pure Pietro che comunque, sbagliando, estrae la spada per difendere Gesù, che poi lo rinnega nella fuga negando di conoscerlo, che comunque piange amaramente il vergognoso rinnegamento davanti a servi e popolani. C’è Simone di Cirene che si carica sul dorso la croce di Cristo, esempio per noi a condividere la croce di tanti nostri fratelli. Ci sono le donne pietose che lo compiangono, lo accompagnano, gli asciugano il volto e le ferite. C’è Maria la madre che lo segue passo passo abbracciandolo quando le viene permesso e assistendolo con il cuore trafitto, vedendo appeso il suo Figlio al supplizio della croce e raccogliendo il suo grido di preghiera nel salmo 21: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!”. C’è il pagano centurione che grida: “Davvero costui era il Figlio di Dio!”.

In queste persone sofferenti con Gesù e per Gesù ci identifichiamo pure noi nei tanti momenti di croce che abbiamo da accogliere, nelle esperienze dolorose della nostra vita e dei nostri cari, nelle notizie orribili della violenza umana, e della furia degli elementi naturali, della persecuzione degli innocenti e dei fedeli di Cristo, dei morti per guerra, fame e sete. Gesù il Signore ci dice nel Getsemani della nostra vita: “Alzatevi, andiamo”. Fratelli e sorelle, cari sacerdoti, lettore e ministranti, non vinceranno i superbi e i violenti: vince Cristo, debole davanti agli uomini, ma forte per la volontà di Dio Padre. Il niente di Cristo sulla croce è il Tutto Amore divino, logica che il mondo non conosce. La violenza è perdente, l’amore sempre vince: possiamo stare sicuri, basta avere fiducia in Dio. Anche davanti alla morte fisica e dolorosa: potranno uccidere il corpo, ma non l’anima, e se vive l’anima risorgerà vittorioso anche il corpo.

La vita e la passione di Gesù, i Vangeli, e le parole degli apostoli e dei testimoni, hanno affascinato il mondo: si è voluto predicare, annunciare, raffigurare, recitare, meditare, imitare. Così anche la sacra rappresentazione che la comunità acheruntina ha voluto riprendere, spero anche con adeguata preparazione spirituale. Ma non si tratta solo di rappresentare, già lodevole di questi tempi, e ringrazio parroco, organizzatori e figuranti, ma ancor di più si tratta di ripresentare, cioè di rendere presente, con l’aiuto di Dio, nella nostra vita, la persona di Gesù Cristo salvatore, praticando il suo Vangelo ed essere membra vive della Chiesa, con l’ascolto della Parola divina e attingere ai Sacramenti per una testimonianza di onestà e di fede negli ambiti in cui viviamo. Non è solo uno sforzo ascetico volontaristico, ma un aprirsi alla grazia della sua parola. Ripresentazione, come vera e reale presenza, non è la Messa, l’Eucaristia, la celebrazione totale della sua passione e della sua risurrezione? Se una volta all’anno potrebbe esserci la rappresentazione, ogni domenica e ogni giorno vi è la realtà eucaristica della morte e della gloria di Cristo risorto.

O Cristo, Dio nostro, dalle tue labbra vere e pure, insanguinate per amore, emetti ancora e sempre il tuo spirito su di noi. Grandi prove e grandi gioie si preparano per la tua Chiesa e per il mondo, abbiamo bisogno del tuo Santo Spirito.