Omelia di Pasqua 31 marzo – 1 aprile 2018

31-03-2018

Omelia pasquale, 31 marzo/1 aprile 2018, Cattedrale, Acerenza.

Cari fedeli di Cristo Risorto, ci siamo riscaldati al fuoco nuovo della Pasqua, ci siamo illuminati alla fiamma del cero pasquale, abbiamo gioito al canto dell’ exultet, siamo stati attenti all’ascolto delle Scritture: Dio ha creato il cielo e la terra, ha creato l’uomo e la donna, ha chiamato Abramo nostro padre nella fede, ha suscitato Mosè per le esodo pasquale del suo popolo alla libertà e l’alleanza al Sinai, ha mandato i profeti coraggiosi, i santi re e i grandi sapienti che hanno preparato la strada al Messia. Il canto del gloria e dell’alleluia ha inondato la basilica e l’assemblea del gioia del trionfo di Cristo sulla morte e sul peccato: l’annuncio degli apostoli e dei discepoli risuona per tutta la terra. E’ risorto, è vivo, ha vinto!

Passato il sabato, le donne discepole si recano al sepolcro di Cristo, portano gli oli aromatici per ungere il corpo di Gesù, per continuare gli onori funerari che non avevano potuto adempiere la sera del venerdì, quando il vero Agnello era stato immolato, calato in fretta dalla croce e deposto subito nella tomba. Un sepolcro nuovo scavato nella roccia preparato per sè da Giuseppe di Arimatea, in un giardino. Lì il corpo martoriato di Gesù riposa per i tre giorni profetizzati dalle Scritture e rivelati dallo stesso Signore ai suoi discepoli. “Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto…discese agli Inferi”, professa la Chiesa nella sua fede. E’ strana questa iniziativa delle donne discepole: gli Apostoli se ne stavano impauriti nel cenacolo in città, la gente era tutta frastornata da quella festa di Pasqua convulsa e drammatica per la condanna a morte di Gesù di Nazaret, i capi erano insospettiti perché le guardie erano corse a riferire che il corpo non c’era più nella tomba. Insomma una situazione a dir poco complicata. Le donne vanno al sepolcro: come possono pensare una cosa del genere? Era severamente proibito dalla legge religiosa e civile entrare in tombe e venire a contatto con i corpi dei morti, tanto che vi si rotolava all’apertura una grossa e pesantissima pietra per impedire l’accesso. Le tombe degli Ebrei erano grotte più o meno spaziose dove il corpo del defunto, lavato, cosparso di profumi, avvolto in una sindone, bendato accuratamente, veniva deposto su un ripiano, anch’esso ricavato nella roccia. Le discepole, contrariamente ad ogni aspettativa, sono richiamate verso la sepoltura del Maestro. C’è in questo gesto e in questo movimento la tipica intuizione femminile, densa di sentimento e di pietà, ma anche nel nostro caso di fede nel Signore Gesù e nella sua potenza. Le discepole si ricordano che Gesù aveva parlato della sua risurrezione al terzo giorno, della sua vittoria sulla morte e su satana. Aveva fatto risuscitare l’amico Lazzaro di Betania, aveva detto di essere la risurrezione e la vita. Possibile che tutto si era concluso così, con il masso messo a sigillo sul corpo inerme di Gesù?

  1. Marco per descrivere la visita delle donne usa tre espressioni di speranza e di gaudio: “Di buon mattino, il primo giorno della settimana, al levar del sole” (Mc 16, 2). “Il mattino”: dopo una notte di dolore, di insonnia, di ansia e preoccupazione, di paura e di buio, viene il mattino. Cari fratelli, la Pasqua del Signore è il mattino fresco e luminoso che rinfranca la nostra debole vita, il chiarore che si intravede all’aurora ci infonde letizia e coraggio per affrontare il nuovo giorno, la risurrezione di Cristo ci dona la certezza che la notte potrebbe essere lunga e dolorante, con lacrime e suppliche, ma il mattino di Dio c’è sempre: “Chi viene dietro a me, non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita”, aveva detto Gesù. L’altro termine è: “il primo giorno della settimana”. Per i cristiani inizia la gioia del primo giorno, dies domini, la dominica dies, la domenica. Il primo giorno dà la forza a tutti gli altri giorni, il primo giorno della settimana è il giorno della risurrezione di Cristo, il nostro settenario inizia sempre dalla domenica, il Cristo risorto. La terza espressione: “al levar del sole”, “ grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge” (Lc 1, 78), Cristo sole di giustizia sorge sull’orizzonte dell’umanità, come quella prima mattina in cui le donne videro levare il sole sulla città di Gerusalemme e sul loro volto.

Si accorgono finalmente che loro non potranno mai far rotolare via la pietra del sepolcro: la trovano già ribaltata, entrano dentro tremanti e vedono un messaggero celeste che dice loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso, E’ risorto, non è qui” (Mc 16,6) . Parole brevi, ma straordinarie. Non si era mai sentito nella storia umana una cosa simile. Che un morto sepolto fosse risorto. In effetti è questo lo straordinario annuncio cristiano. E non un defunto qualsiasi, ma proprio quel Gesù di Nazaret, profeta potente in opere e parole, che era stato inchiodato in modo crudele alla croce e che aveva annunciato ai discepoli non solo la sua morte e sepoltura, ma anche la sua risurrezione. L’angelo annuncia alle donne discepole, e a noi in questa notte di veglia, che dobbiamo cercare Gesù, ma non tra i morti , bensì tra i vivi, anzi Lui ha la vita in se stesso, e il Vivente in eterno, e dona la vita a tutti noi.

“ Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture. È salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine”, professa la S. Chiesa Cattolica. Il kèrigma partì quella mattina di sole da Gerusalemme e si diffuse in tutto il mondo, come anche oggi si diffonde nei cinque continenti: un uomo, dopo aver varcato le soglie della morte, è ritornato e si è fatto vedere, toccare, ascoltare. E’ risorto per non morire più, quell’uomo è il Figlio di Dio. D’ora in poi per l’umanità sfolgora per sempre il sole di Pasqua. Sì, è apparso, alla Madre Maria e alle discepole, all’apostolo Pietro e a tutti gli altri apostoli, ai discepoli sulla via di Emmaus, a Tommaso che prima era incredulo, al diacono Stefano mentre lo lapidavano, a Paolo sulla via di Damasco, a Giovanni nella contemplazione degli ultimi tempi. Tutta la rivelazione del Nuovo Testamento respira dell’evento della risurrezione di Cristo: non ci sarebbero i Vangeli e le Lettere degli Apostoli senza la certezza che lui è vivo nel suo regno celeste ed è vivo accanto ad ogni fedele che si nutre della sua parola.

“ Professo un solo battesimo. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”, professa la santa Chiesa. Gesù è risorto, chi vive di lui con il sacramento del battesimo, della cresima e dell’eucaristia risorge e ha la vita. Certo che risorgono i morti! Certo che c’è la vita eterna; dinanzi alla sua potenza coloro che lo amano e lo servono sono per la vita eterna nella felicità e nella pace, coloro che non lo amano e non lo servono, sono per la vita eterna, ma nella tristezza e nella dannazione. Esiste il Paradiso, il regno di Cristo risorto ed esiste l’inferno, dove la luce di Signore vivente non arriva. Quella luce non fu accolta in vita terrena e questa tragica chiusura continua nell’eternità con un fuoco di odio inestinguibile. Le anime dei giusti sono per la eternità beata e le anime dei malvagi sono per il castigo eterno! Troppo comodo per i malvagi, che mai si pentono, pensare di fare tutto il male che vogliono poiché tanto si estingueranno senza dover render conto a nessuno: esiste Dio onnipotente, ci crea per la vita per sempre, l’anima è immortale e il corpo è destinato alla risurrezione finale. Ma esiste anche la giustizia eterna di Dio, gli innocenti perseguitati e uccisi la reclamano.

Quando al battesimo si fa la domanda: “Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?”, una delle risposte liturgiche possibili è “La vita eterna”. Noi siamo qui a celebrare il Cristo risorto perché lo amiamo e desideriamo la sua stessa vita, noi vogliamo vivere in eterno con lui. Questi cari giovani catecumeni africani vogliono la vita eterna di Gesù. Ecco perche desiderano tra breve l’acqua salutare del fianco di Cristo e la forza dello Spirito Santo, insieme agli altri giovani connazionali di Nigeria e Ghana che desiderano completare l’iniziazione cristiana. Grazie fratelli, siete venuti dall’Africa per farci rivivere l’emozione di essere cristiani, battezzati nel fonte, consacrati dallo Spirito, nutriti alla Mensa eucaristica, pronti per la testimonianza di Cristo Risorto nel mondo. Siete nati nella cara Africa, ma in questa veglia di luce pasquale nascete alla fede cristiana qui ad Acerenza. Siete venuti in cerca di una vita dignitosa in Europa e in Italia, vi abbiamo accolto come meglio abbiamo saputo, questa Diocesi vi ha regalato in più occasioni vestiti per le vostre necessità, adesso Cristo vi fa il regalo più importante: la veste bianca del battesimo cattolico, il perdono del peccato originale e di tutti i peccati attuali, colpa e pena. Diventerete santi: Vi rivestirete di Cristo, la veste bianca sia segno della vostra nuova dignità, portatela senza macchia fino alla vita eterna. Cristo è risorto. Alleluia!