Anno Giubilare Egidiano: il Beato Egidio epifania di Cristo

S.E. Mons. Francesco Sirufo riconsegna, soprattutto ai giovani, la figura del Beato Egidio: un esempio da imitare

Si è concluso ieri, 10 gennaio 2019, l’Anno Giubilare Egidiano, alla presenza di S.Em. Rev.ma il Sig. Cardinale Ennio Antonelli, dei vescovi  Mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza-Muro L. e Marsico N. e metropolita di Basilicata, Mons. Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina,  Mons. Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro, di Mons. Superbo, vescovo emerito di Potenza-Muro L. e Marsico N. e  Fra Giuseppe Iandiorio, padre provinciale dei Frati minori della Provincia Salernintano-Lucana. Mons. Francesco Sirufo, nell’indirizzo di saluto ha sottolineato il valore per la nostra società contemporanea di una figura come il Beato Egidio, richiamando, soprattutto guardando alle nuove generazioni, la bellezze di un esempio di vita cristiana “epifania di Cristo”. Scrive, infatti, il vescovo:

“Il beato Egidio fece della sua vita terrena, con la grazia battesimale, un pellegrinaggio continuo di fede, di speranza e di carità. Si offrì al Signore come oro prezioso nel sacrificio nascosto, nell’umiltà del servizio ai fratelli, nella gioia di essere cristiano. Si offrì come incenso profumato nella preghiera assidua, nella consacrazione religiosa francescana, nell’adorazione a Dio. Si offrì come mistica mirra nella dura penitenza, nella sofferenza patita per Cristo, nella lotta senza tregua contro il male e il demonio. Il nostro caro beato Egidio, epifania di Cristo, come dovrebbe essere ogni cristiano: epifania di Cristo, casto, povero e obbediente. Dio onnipotente ci conceda la grazia di imitarlo e di venerarlo al più presto nel novero ufficiale dei Santi della Chiesa cattolica”.

In sintonia con questa prospettiva d’impegno cristiano a servizio dei fratelli, anche il Card. Antonelli, nella sua omelia, ha sottolineato l’urgenza di una differenza cristiana della vita di fede che si realizza in un quotidiano incontro con il Signore.

In un passaggio della sua omelia afferma:

“Per essere veramente cristiani, non basta essere sostanzialmente onesti: possono esserlo anche gli ebrei, i musulmani, i buddhisti, perfino i non credenti. Occorre aderire a Gesù Cristo con la mente, con il cuore, con gli atteggiamenti, i comportamenti, le opere buone. Occorre costruire con lui un rapporto da persona viva a persona viva, a tu per tu, ringraziandolo del suo amore e affidandogli totalmente la propria vita. Pensarlo spesso, pregarlo, ascoltarlo nella sua Parola, domandargli perdono per i peccati commessi, riconciliarsi con lui mediante il sacramento della Penitenza, fare comunione con lui nell’Eucarestia, servirlo nel prossimo, specialmente nei sofferenti, nei poveri, nei malati, partecipare alla Messa della domenica e inserirsi attivamente nella comunità ecclesiale (incontri, iniziative, servizi, gruppi)”.