Omelia Santa Messa 31 dicembre 2016

Cattedrale di Acerenza
31-12-2016

31 dicembre 2016. Omelia in cattedrale. S. Messa e Te Deum.

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi fratelli sacerdoti, reverendi parroco canonico don Pierpaolo Cilla e mons. canonico don Antonio Cardillo, presidente del capitolo. Siamo nella solenne celebrazione di Maria SS. Madre di Dio, Ottava di Natale, S. Messa della vigilia.

Risuona l’inno del gloria, che ci ha fatto lodare Dio nel più alto dei cieli per l’intera settimana. Ma ci ha fatto meditare anche l’impegno e il desiderio della pace in terra agli uomini che egli ama e di buona volontà. La coltre di neve che ha imbiancato la cittadina storica di Acerenza e la magnifica mole della cattedrale ci ha invitatoto ancor di più a pensare e pregare il Bambino che “scende dalle stelle al freddo e al gelo” e a considerare il cuore di Maria più immacolato di tutte le nevi messe insieme. La prima lettura dal libro dei Numeri esordisce: “ Il Signore parlò a Mosè”. Anche a noi qui riuniti per l’Eucaristia il Signore parla, non soltanto nell’intimo della nostra coscienza, ma in maniera nitida con la proclamazione della parola di Dio che abbiamo compiuto in questa liturgia.

L’apostolo S. Paolo, nella lettera ai Galati, ci rivela che” quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. La pienezza dei tempi, il tempo pronto e maturo, il tempo stabilito dal Padre, direbbe la teologia attuale il kairòs . La pienezza del tempo: come non pensare all’eterno consiglio del Padre, come non pensare alla Vergine di Nazaret senza macchia originale in cui il Figlio di Dio potè incarnarsi, come non pensare al si di Maria che ha cambiato il tempo di attesa in tempo della pienezza, come non pensare al suo grembo santificato dallo Spirito Santo e diventato tempio e sede di Cristo Dio.

In questa pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge: Il Signore Gesù si è inserito nella storia e nella discendenza di Israele, nella disciplina del popolo eletto, tramite l’assenso della nuova Donna che, al contrario del diniego dell’antica donna, pronuncia il suo “eccomi, accada in me secondo la tua parola”. E ci fu la pienezza del tempo perché il cuore di Maria era pieno di grazia e il suo grembo pieno di vita, quella di Gesù. Maria, la Donna, con il suo amore umile ha accolto l’incarnazione del Verbo, cioè si è fatta coinvolgere totalmente nella missione di Cristo, cioè il riscatto, la redenzione dell’umanità prigioniera e schiava del maligno. La divina maternità di Maria ha provocato questo riscatto, poiché con la morte in croce del suo Figlio, afferma S. Paolo, noi abbiamo ricevuto l’adozione a figli. Non solo siamo figli di Dio per la creazione, ma ancor di più con il Battesimo, a causa della redenzione, perché con la sua nascita, tramite la Madonna, il Figlio si è unito a noi e a ogni uomo. Te Deum laudamus, te Dominum confitemur, noi ti lodiamo o Dio, ti proclamiamo, o Signore, o Eterno Padre tutta la terra ti adora. Si scioglie l’inno di ringraziamento in questa solennità della Theotòkos, della Deipara, della Genitrice di Cristo, vero Dio e vero uomo.

In questa santa Eucaristia e davanti al Sacramento anche noi ci uniamo al coro festoso: “A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli-Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’univers. Nasce nel cuore il ringraziamento per tutti i doni e carismi che Dio misericordioso ci ha elargito in questo anno trascorso: il dono della vita e dell’ambiente in cui siamo inseriti, il dono delle nostre famiglie, la gioia e pace del cuore, la luce della sua parola, la grazia dei sacramenti, pensiamo ai battesimi celebrati quest’anno e in modo particolare celebrati nelle parrocchie di Acerenza, cosi la prima comunione dei Bambini e l’Eucaristia offerta a noi ogni giorno, così la Confermazione, così il bel sacramento della Confessione, che per noi battezzati diventa il ritorno fra le braccia del Padre e la festa per il figlio ritrovato, il sacramento del matrimonio per gli sposi, i giovani che questo anno hanno fondato una famiglia, gli ammalati che hanno ricevuto il conforto dell’Unzione, la gioia per l’Ordine sacro ricevuto dai novelli sacerdoti, per noi don Samuel, e dai novelli Vescovi, per noi la mia povera persona. Adoro il mio Signore e lo ringrazio ancora, perché senza alcun merito mi ha voluto padre e pastore di questo popolo diocesano. Sono ancora stupito, se non allibito, per questa predilezione di amore che mi ha sempre riservato, per salvarmi l’anima, per tenermi con se al suo servizio e al servizio della sua Chiesa. Solo gli dico: stammi vicino, non abbandonarmi, vinci e convinci il mio animo indolente e le mie resistenze, donami la collaborazione dei miei cari fratelli sacerdoti e dei miei cari fedeli laici, delle famiglie e dei giovani cristiani.

Come non pensare stasera a tutti i nostri fratelli e sorelle che in questo anno il Signore, con la morte fisica, ha chiamato all’eternità, sia in Acerenza, sia in Diocesi, sia nella Chiesa tutta: accoglili o Signore fra le tue braccia, Madre di Dio apri le porte del Paradiso a questi nostri cari, con i quali abbiamo percorso un tratto del pellegrinaggio terreno. Signore, perdona le loro colpe e ammettili nella pace. A noi perdona i peccati e mettici di nuovo sulla via della salvezza.

Come non ringraziare il Signore stasera per il Papa, i vescovi, i presbiteri, i diaconi, gli altri ministri, i religiosi, i missionari, gli sposi cristiani, i genitori: che dono grande la vocazione all’Ordine sacro, al Matrimonio, alla vita consacrata!

Invochiamo l’aiuto e la consolazione del Signore per tutti coloro che in questo anno hanno subito prove e difficoltà, violenze e soprusi, calamità naturali e disastri provocati dall’uomo: i nostri fratelli terremotati dell’Italia centrale, le vittime del terrorismo e della guerra, i cristiani perseguitati ed emarginati per la fede e per la giustizia, i bambini e gli innocenti. La non-violenza vince, ci dice nel messaggio per la odierna giornata della pace il papa Francesco; non l’odio, ma la fortezza della resistenza al male. Il primo gennaio si celebra la giornata mondiale di preghiera per al pace: avviciniamoci alla icona di Gesù Bambino, baciamo i suoi piedi belli che sui monti annunciano la pace, chiediamogli con fede e disponibilità di essere beati operatori di pace. Principe della pace e consigliere ammirabile donaci la tua pace. La pace, per il nuovo anno civile 2017.

2017! Se lo chiederanno questa notte i milioni e milioni di persone che si scambieranno gli auguri: “Buon anno! Buon anno 2017!”? Se lo chiederanno che significa: “ 2017 anni da che? Da Chi? A contare da che cosa?”. Noi cristiani lo sappiamo: 2017 anni dalla nascita di Cristo, salvatore del mondo, Figlio di Dio nell’eternità e di Maria nella temporalità. Così milioni e milioni, senza pensarci, si diranno e si annunceranno nella cifra 2017 la nascita di Gesù: pure il conteggio degli anni, il più diffuso nel mondo, parte dall’ottava del Natale cristiano e inizia dal primo Natale a Betlemme.

Allora anche noi, in questo contesto della splendida cattedrale di Acerenza, ci uniamo alla venerazione di Maria Madre di Dio il Signore Gesù Cristo, all’adorazione del suo santo Nome di Gesù, alla preghiera per la pace, alla benedizione per tutti i giorni del nuovo anno civile, con le parole della prima lettura, il libro dei Numeri: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia”. A lui sia gloria e onore nei secoli.