Omelia. S. Famiglia. 29.12.19. cattedrale.
Carissimi fratelli e sorelle, carissime famiglie, fra le quali stasera le famiglie dei nostri quattro seminaristi; per la celebrazione odierna della Santa Famiglia di Nazaret, dopo aver ricevuto la luce della Parola di Dio, vorrei salutarvi ancora con il titolo e il contenuto dell’Esortazione apostolica di papa Francesco: a tutti voi, sposi, genitori e figli, auguro l’Amoris laetitia, “La gioia dell’amore”, o come si potrebbe anche tradurre “La gioia di amare”. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20,35), si afferma negli Atti degli Apostoli, riferendo una divina parola di Gesù. Lo stesso Papa intende l’Esortazione come una proposta per le famiglie cristiane a stimare i doni del matrimonio e della famiglia e un incoraggiamento a tutti a essere segni di misericordia e di vicinanza dove la vita familiare non si realizza perfettamente (AL 5). Il Natale del Signore è la festa della famiglia per eccellenza, la famiglia di Nazaret, dove il Verbo eterno del Padre, dove il Figlio di Dio, si è fatto carne, cioè uomo. Per venire sulla terra, per salvare il mondo e l’umanità, il Signore Dio ha voluto entrare in una famiglia. Ha scelto una famiglia: una madre, la vergine Maria, un padre custode davidico, Giuseppe. E’ stato nove mesi nel grembo dell’Immacolata, è nato nella povertà di Betlemme, ha dovuto sperimentare al fuga e la permanenza in Egitto terra straniera, come ci ha ricordato la proclamazione del Vangelo, è vissuto nella semplicità di Nazaret, ha viaggiato per la Palestina e per la città di Gerusalemme in mezzo alle famiglie, ha accolto la morte in croce per salvare tutta la famiglia umana, è risorto al terzo giorno per fare di tutti noi un’unica famiglia, cioè la Chiesa, ci attende tutti nella comunione della famiglia celeste. “Non horruisti Virginis uterum, canta l’inno del Te Deum: Signore Gesù non hai avuto orrore di incarnarti nel grembo della Vergine, cioè di prendere la nostra povera carne mortale”.
Accogliamo, nel clima propizio del Natale, il messaggio del caro Papa Francesco: “Dio è il Creatore e la fecondità della coppia umana è “immagine” viva ed efficace, segno visibile dell’atto creatore” (AL 10). Ancora il Papa ci dice “Con questo sguardo fatto di fede e di amore, di grazia e di impegno, di famiglia umana e di Trinità divina, contempliamo la famiglia che la Parola di Dio affida alle mani dell’uomo, della donna e dei figli perché formino una comunione di persone che sia l’immagine dell’unione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo” (AL 29). Raccogliamoci nella vera gioia della famiglia, che è gioia di amore e di pace: questa grazia viene da Dio, che ha creato l’uomo e la donna per realizzare nella loro unione, davanti al Signore, il vincolo coniugale unico, fedele, indissolubile, fecondo. Nella prima lettura il libro del Siracide ci ha ricordato il IV comandamento di Dio: “Onora tuo padre e tua madre” (Es 20,12; Deut 5,16).
Certo, non ci nascondiamo la realtà e le sfide che oggi mettono a dura prova la famiglia come nasce dal progetto divino. Papa Francesco denuncia e mette in evidenza l’individualismo esasperato, i desideri personali assunti come un assoluto, le dinamiche di insofferenza e aggressività, il ritmo stressante della vita attuale, l’incapacità di donarsi, la precarietà volubile delle circostanze, la mancanza di lavoro e di stabilità economica, le malattie e le sofferenze, le vecchie e nuove schiavitù. Afferma testualmente “L’ideale matrimoniale, con un impegno di esclusività e di stabilità, finisce per essere distrutto dalle convenienze contingenti o dai capricci della sensibilità. Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali” (AL 34). Il Papa afferma che non si può rinunciare a proporre il matrimonio per non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, per sentimenti di impotenza di fronte al degrado o di inferiorità di fronte alla potenza delle correnti culturali contemporanee. Il Pontefice ci insegna chiaramente: “Molti non percepiscono che il messaggio della Chiesa sul matrimonio e la famiglia sia stato un chiaro riflesso della predicazione e degli atteggiamenti di Gesù, il quale nel contempo proponeva un ideale esigente e non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili” (AL 38). Da parecchi anni ormai, calati in questa società frivola e consumistica, il commercio si è impadronito delle festività natalizie cristiane, per cui tutti sono distratti da tutto il possibile immaginabile. Anche i credenti non sanno sottrarsi al fascino imperante del divertimento e del godimento forzato: non sarebbe meglio invece vivere una sana e semplice gioia nella preghiera e nella liturgia, nel tepore delle famiglie, nei luoghi di carità e solidarietà, vicino ai poveri e ai bisognosi? Non potrebbe essere questo il nostro vero Natale di Gesù, nella sobrietà e nell’umiltà, nella fede nel Bambino di Betlemme, vero Re che non ha scelto palazzi e regge, ma una grotta e il corteo di angeli osannanti e di poveri pastori? E perché non continuare la missione di amore, perdono, carità, pace, che il vero Natale di Cristo ci dona e ci comunica per tutto l’anno e per tutta la nostra vita?
A Natale poi molte famiglie continuano a vivere il disagio economico, la ristrettezza di mezzi, la difficoltà di salute, le relazioni in declino oppure del tutto interrotte, l’ansia per il futuro. Il Papa nell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia ci invita a volgere lo sguardo a Gesù e con Gesù riscoprire sempre di più la vocazione della famiglia. Gesù recupera e porta a compimento il progetto divino su matrimonio e famiglia: infatti dice che le separazioni e i divorzi, gli odi e i rancori nelle famiglie e tra coniugi derivano dalla durezza del nostro cuore, ma da principio non fu così (cfr AL 62). Ma essendo Cristo venuto a guarire non i sani, ma i malati, Papa Francesco esorta: “Di fronte a situazioni difficili e a famiglie ferite, occorre sempre ricordare un principio generale: -Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni- (Familiaris consortio, 84). Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, e possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò, mentre va espressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (AL 79). Non sarebbe quindi il caso, in una festa del vero Natale, farci più vicino alle famiglie in difficoltà per varie circostanze e vicende, insieme iniziare un cammino di discernimento, di ascolto della parola di Dio, di riconciliazione, di misericordia, di conversione, di sostegno e di aiuto?
A Betlemme c’è il Bambino, nelle nostre famiglie ci sono i bambini, così nelle chiese ed oratori, così nelle scuole e nella società, nel mondo intero. E’ opportuno domandarci con serietà su che cosa stiamo offrendo ai nostri fratelli più piccoli e come li stiamo trattando, se per caso diventano oggetto dei nostri capricci e delle nostre velleità. Ci ammonisce il Papa: “Ogni bambino ha il diritto di ricevere l’amore di una madre e di un padre, entrambi necessari per la sua maturazione integra armoniosa” (AL 172).
Il Natale del Signore ci chiama alla comunione con lui. E noi cristiani che ci accostiamo frequentemente ai sacramenti e specie alla S. Eucaristia, come ci avviciniamo alla fonte della grazia? Il Papa invita tutti noi, e i coniugi cattolici divorziati e risposati o conviventi, al discernimento del Corpo, secondo 1 Cor 11, 17-34: “L’Eucaristia esige l’integrazione nell’unico corpo ecclesiale. Chi si accosta al Corpo e al Sangue di Cristo non può nello stesso tempo offendere quel Corpo operando scandalose divisioni e discriminazioni tra le sue membra. Si tratta infatti di ‘discernere’ il Corpo del Signore, di riconoscerlo con fede e carità sia nei segni sacramentali sia nella comunità, altrimenti si mangia e si beve la propria condanna” (AL 185).
Carissimi, siamo chiamati a rinnovare la nostra attenzione alla famiglia e alle nostre famiglie, siamo tutti in cammino di perfezione, la parrocchia stessa è una famiglia e famiglia di famiglie. Occorre rivedere, a partire dal Famiglia di Nazaret, tutta la nostra azione in favore del tessuto familiare. “Oggi la pastorale familiare deve essere essenzialmente missionaria, in uscita, in prossimità, piuttosto che ridursi ad essere una fabbrica di corsi ai quali pochi assistono” (AL 230). La pastorale familiare non può eludere il problema delle crisi, delle angosce, delle vecchie ferite e delle difficoltà all’interno delle famiglie, specialmente occorre accompagnare i coniugi e le famiglie dopo le rotture, separazioni e i divorzi: “Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità” (AL 243).
E per le famiglie in crisi, per i coniugi che stanno vivendo il dramma della separazione e del divorzio, per i figli che soffrono per la divisione avvenuta tra i loro genitori, che dire in questo S. Natale, davanti alla grotta di Betlemme, davanti alla Santa Famiglia? Papa Francesco ci suggerisce: “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità …Illuminata dallo sguardo di Cristo, la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite, dando loro il coraggio di compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno dell’altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano…la Chiesa deve accompagnarli come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta” (AL 291).
Carissimi, non resta che pregare per noi tutti, per gli sposi, per le famiglie. Non resta che invocare il lume dello Spirito Santo. Seguiamo con coraggio le indicazioni del magistero della Chiesa e la via sicura del Vangelo. Raccogliamoci nella dolce e vera pace delle famiglie e delle comunità cristiane, impegniamoci tutti nell’amoris laetitia, nella gioia di amare. E, per intercessione di Maria SS. e san Giuseppe, il Natale di Cristo sarà autentico in ognuno di noi. A tutte le famiglie qui presenti, alle famiglie dell’Arcidiocesi nel tempo della Visita Pastorale, a queste care famiglie dei giovani seminaristi, che hanno accolto con gioia il dono della vocazione dei propri figli, in preparazione alla Giornata Mondiale della Pace, nella prossima solennità di Maria Ss. Madre di Dio, come dice l’apostolo Paolo ai cristiani di Colossi: “La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!” (Col 3,15).