Omelia S. Canio 25 maggio 2023

25-05-2023

Omelia S. Canio 25 maggio 2023

Carissimi fratelli e sorelle, reverendi sacerdoti canonici e concelebranti, cari devoti di S. Canio vescovo e martire, patrono della Città e dell’Arcidiocesi, oggi celebriamo la solennità della traslazione delle sue reliquie ad Acerenza, memoria in tutte le parrocchie diocesane. Il Santo in questo tempo di Pasqua e nella preparazione alla Pentecoste, ci viene ad annunciare il kerigma fondamentale della nostra fede: Gesù Cristo è morto in croce per noi ed è risorto nella gloria, dal Padre manda lo Spirito di verità, il Paraclito, che dona santità alla sua Chiesa. “Cristo è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi”, afferma l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani che abbiamo ascoltato.

Per la santa Chiesa che è diffusa su tutta la terra, pur nelle tribolazioni e persecuzioni, il trionfo è sicuro. Afferma l’apostolo S. Giovanni, nel brano dell’Apocalisse che abbiamo proclamato, che davanti al trono di Dio e dell’Agnello immolato Cristo vi è una moltitudine immensa che nessuno può contare di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Questo significa Chiesa Cattolica, cioè aperta al mondo intero per portare il Vangelo e la salvezza del Signore a tutti.  Chi sta davanti all’Agnello di Dio è vestito di bianco, ossia ha la veste del battesimo intatta, cioè la veste della fede vissuta fino al martirio.

  1. Canio martire, cioè testimone di Cristo nelle sofferenze e nelle prove per mantenersi fedele a lui: “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”, abbiamo ascoltato da S. Paolo. Una certezza che faceva sfidare tutti gli imperi e i tiranni, Dio è con noi, credevano fermamente i cristiani dei primi secoli, ma non per conquistare e distruggere, come in modo blasfemo l’espressione è stata usata in passato ed oggi pure, da sedicenti religiosi ma in effetti atei. Nel senso invece che in Cristo crocifisso e risorto Dio è con noi, cioè nel bene e nella vita cristiana secondo i comandamenti e i sacramenti, secondo la parola di Dio. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Si domanda l’apostolo, ormai presago del martirio che dovrà subire a breve a Roma. Forse la tribolazione? No, carissimi, Cristo ci ama, non saranno le sofferenze, l’angoscia che spesso ci tenta in questi tempi violenti di ingiustizie e guerre. La persecuzione? Ricordiamo anche oggi tanti cristiani che vengono emarginati e a volte anche uccisi. La fame? Le difficoltà di essere privati di tutto ed esposti alla fame e sete. La nudità? Resi ludibrio e scherno delle genti. Il pericolo e la spada? I cristiani venivano arrestati e giudicati colpevoli, e infine condannati a morte fra aspri e crudeli supplizi, l’amore di Dio è più forte e non potrà separarci niente da lui, come ieri ai tempi di S. Canio, come oggi per i cristiani perseguitati e derisi in molte parti del mondo, compreso il mondo occidentale.

I vescovi e i martiri dell’antichità ci interpellano, come S. Canio, specialmente se ci sentiamo separati o sperano di separarci dal Signore Gesù: lui è più forte. Ma non si vince senza combattere, e la lotta del cristiano è tutta spirituale, cioè in Cristo e nello Spirito Santo. “Se qualcuno vuol venire dietro a me”, abbiamo udito dal Vangelo. Occorre rinnegare quella parte che in noi ci ostacola la sequela dietro a Cristo. Cos’è la sequela di Cristo? E’ prendere la propria croce ogni giorno e rinnegare sé stessi, cioè l’odio e l’egoismo. “A che serve guadagnare il mondo intero, se poi si perde la vita o si rovina se stessi?”, ci domanda oggi Cristo tramite il suo servo fedele S. Canio.

Miei carissimi, S. Canio ci protegge così, non nell’assecondare qualsiasi desiderio, a volte dannoso per noi e pericolo per gli altri, ma ci esorta a seguire Cristo risorto come ha fatto lui.  “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del padre ed egli angeli santi”. Un verso del Vangelo che abbiamo proclamato e che ci fa sempre pensare: i martiri e i confessori non si vergognarono di essere di Cristo, come anche oggi i numerosi cristiani che preferiscono l’umiliazione al tradimento della fede e non soltanto a parole, ma con l’esempio della vita.

Però, diciamolo francamente e onestamente, oggi molti di noi si vergognano di testimoniare di essere cristiani, sia con le parole e molto più con il comportamento, è il pericolo storico del cristiano fin dall’inizio, perfino nella cerchia degli Apostoli con il rinnegamento e il tradimento, la debolezza e la paura. Cosa fare di fronte a quella che viene chiamata “apostasia silenziosa” dei tempi odierni, e che sta diventando sempre meno silenziosa? Occorre prendere esempio dai martiri: anche loro ebbero il timore di fronte alle avverse circostanze, alle minacce, alla derisione, anche loro sapevano bene che ne andava la vita o in modo cruento o in modo subdolo, anche loro furono tentati di salvare la propria vita e spesso quella dei familiari e degli affetti più cari, ma sapevano dove trovare la forza, non in se stessi, ma nella potenza della croce del Signore e della sua resurrezione. Gesù ha vinto la morte più crudele ed è risorto, dal Vangelo sapevano benissimo che questa sarebbe stata la gloria di ogni discepolo fedele, e così decisero e fecero. Ma di più: pensarono certamente come sarebbe avvenuto, che la potenza della loro sofferenza potesse essere la forza dei cristiani anche nei secoli futuri, sapevano del dono dello Spirito Santo di Pentecoste, sapevano che la fiamma di amore e il vento impetuoso di coraggio, dono dello Spirito di Dio, avrebbero conquistato il mondo, e il sangue dei martiri diventò e diventa tuttora seme di nuovi cristiani.

Senza di me non potete far nulla”, ci precisa il Signore, neppure il martirio per la fede. “Vi manderò l’altro Paraclito, egli vi insegnerà e vi ricorderà ogni cosa”, ci assicura Cristo asceso al Cielo, anche nella nostra umanità. E cosi anche il vescovo Canio, dopo la missione e l’evangelizzazione, affrontò il supplizio e l’esilio, ma non vinsero né il tiranno, né il diavolo, né la paura. Nella sua vita vinsero Cristo risorto e lo Spirito Santo. Facciamo anche noi così: lodevoli le feste in suo onore con sobrietà e decoro cristiano, ma specialmente convertiamoci, non vergogniamoci di essere e di vivere da cristiani.

Le Vergine Maria, regina dei martiri e dei confessori della fede, che sotto la croce con Gesù appeso, non potendo abbracciare l’amato Figlio, su suo invito, abbracciò il giovane apostolo Giovanni a rappresentanza di tutti noi, ci procuri la grazia di essere i santi del mondo contemporaneo, così traviato e infelice: affretti il giorno, con la sua materna intercessione, di vedere tanti nostri fratelli ritornare alla gioia di Cristo, non solo nel mondo intero, ma anche nella cittadina di Acerenza e nella nostra carissima Arcidiocesi.

Vescovo Canio, caro padre, aiutaci. O Paraclito, dolcissimo e bellissimo Signore, vieni Spirito Santo, accendi il fuoco del tuo amore su tutta terra.