Omelia S. Canio 1° settembre 2023,
Carissimi fedeli di Cristo in cammino sinodale, cioè nel cammino ecclesiale ed esistenziale sulle orme di Cristo. Non potrebbe essere altrimenti, pure per i ragazzi e i giovani a cui dedicheremo un itinerario speciale in questo anno pastorale diocesano che si inaugura oggi, solennità di S. Canio vescovo e martire, patrono della cittadina di Acerenza e dell’arcidiocesi: un cammino sinodale in cui quest’anno abbiamo voluto coinvolgere i ragazzi e i giovani di Cresima nella celebrazione comunitaria in cattedrale, quasi come un pellegrinaggio dei nostri figli, in crescita umana e spirituale, verso la basilica di Maria SS. Assunta, alla sede della cattedra del vescovo, al santuario del martyrion dei santi Laviero e Mariano, giovani diaconi, e di S. Canio, pastore secondo il cuore di Cristo, come questo gruppo di stasera con i genitori, i padrini, i catechisti propri e i parroci.
Nelle letture prescelte per la festa di un pastore della Chiesa, quale fu S. Canio, abbiamo ascoltato come può essere un cammino sinodale. Dal profeta Isaia apprendiamo che non si può camminare insieme senza lo Spirito del Signore che è su di noi cristiani, senza che il Signore ci consacri con la sua unzione. Solo così potremo essere mandati a portare il Vangelo, il lieto annuncio ai tanti poveri di questa epoca povera, senza lo sguardo verso il Cielo e quindi senza speranza, per fasciare i cuori feriti degli ammalati e degli emarginati, a proclamare la libertà ai prigionieri del nichilismo e dell’indifferentismo di oggi, a promulgare la misericordia del Signore per i peccatori a convertirsi, a consolare gli afflitti di guerre, violenze, ingiustizie, per portare gioia a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Questa fu la missione solidale e sinodale di S. Canio, questa il suo discernimento sapienziale della sua vita, della Chiesa del tempo, delle persecuzioni sanguinose contro i cristiani, del suo apostolato che, secondo la tradizione, si svolse in Africa proconsolare e in Italia, nella Campania felix.
In un cammino sinodale sapienziale scopriamo che il Signore è fedele per sempre a fronte delle nostre debolezze e infedeltà, che lui si pone accanto a noi e vince la nostra mancanza di sapienza, di discernimento, la nostra resistenza del cuore, come a Emmaus, in cui Cristo risorto, Figlio di Dio, si pone accanto, in sinodo, con i due discepoli delusi e spiega loro le Scritture e fa fremere il loro cuore, li accompagna in quel tramonto, raccoglie la loro preghiera: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Sembra la nostra epoca in cambiamento che non è preludio a un nuovo giorno migliore, a una luce diversa, come sostengono alcuni illusi, ingannati da falsificatori senza scrupoli, ma invece è una decadenza dell’uomo, senza dignità e senza fede, che precipita nel buio. Gesù fa sinodo con i discepoli di Emmaus e li sorprende con la sua luce di Risorto, si fa riconoscere nel sacramento eucaristico, li avvolge di amore con la sua presenza, li fa tornare indietro presso gli altri discepoli, ed esclamano: “Abbiamo visto il Signore, lo abbiamo riconosciuto allo spezzare il pane”, non era più una notte buia, ma da Emmaus al Cenacolo era solo luce e coraggio. Il sinodo deve ripercorrere sempre più il discernimento sapienziale di Emmaus, scelto come testo guida di questo terzo anno sinodale, non per rincorrere i nostri problemi e gira e rigira senza soluzioni, ma per correre con Lui per vivere Lui nella Chiesa a servizio della società in cui siamo inseriti.
L’apostolo Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, ci ha parlato chiaro: non si tratta di successo immediato e senza sacrificio, il cammino sinodale della Chiesa è stato sempre impegnativo ed eroico, ma la vittoria è stata ed è sicura, perché noi non siamo ammaliati dalla sapienza superba ed effimera di questo mondo, ma siamo affascinati dalla sapienza della Croce di Cristo, che suona stoltezza anche alle persone della nostra epoca, anche a sedicenti cristiani, ma per quelli che confidano solo in Cristo è potenza di Dio. La vera sapienza è conoscere Dio, per noi discepoli conoscerlo per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.
Per me un sinodo sapienziale, in questo anno 2023-2024, significa sempre andare alla fonte biblica, alla parola di Dio. Nell’Antico Testamento la sapienza, la hochmah, non è sapienza di questo mondo, ma è la saggezza di meditazione e di discernimento che viene dalla sapienza divina e fa comprendere il percorso della vita in tutti i suoi aspetti. È la sophìa greca più vicina alla sofrosyne, è la saggezza che collega la volontà di Dio alle vicende dell’uomo e della sua storia. Per noi di Cristo scienza, sapienza e saggezza sono in fin dei conti Lui stesso, Cristo, e tutto ciò che viene da Lui: “Ben più di Salomone c’è qui!”. È appunto il vero discernimento: “Sapete giudicare il cielo e la terra, perché questa epoca non sapete giudicarla?”, ci esclama Gesù nel Vangelo, a cominciare ognuno da sé stesso. Noi predichiamo Cristo crocifisso, potenza di Dio, sapienza di Dio, perché è risuscitato d’amore ed è con noi sempre fino alla fine del mondo. Questa fu la debolezza sapiente e potente che accolse nella sua vita il vescovo S. Canio fino ad essere pronto per il martirio, di sangue e di vita. Dovrà avere questa finalità anche la peregrinatio sinodale per le zone pastorali e le parrocchie della venerata immagine del Santo Patrono diocesano e della sua sacra reliquia.
Cari sacerdoti, diaconi, religiose, fedeli laici di ogni età, questa è la nostra sapienza: noi sappiamo Cristo e dobbiamo conoscerlo sempre di più, solo così il nostro cammino di Emmaus si incontrerà con il divino Viandante. Cari giovani e ragazzi di Confermazione, voi che avete ricevuto il sacramento della Penitenza e tra poco, dopo la Confermazione con il dono dello Spirito Santo in pienezza, riceverete di nuovo il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, questo è il nostro cammino, il vostro Emmaus che ritorna sempre a Gerusalemme e che poi riparte, non per tornare a casa nella comodità, ma per raggiungere gli estremi confini della terra, che possiamo interpretare come gli estremi confini della nostra vita.
È quanto ci annuncia oggi il vangelo prescelto di S. Matteo. Cristo risorto chiama i discepoli a un viaggio, un pellegrinaggio, un nuovo sinodo in Galilea, la terra dell’inizio. I discepoli lo adorano, anche se qualche immaturità di fede si nasconde nei loro cuori, come in noi. Loro dubitano e il dubbio li allontana, ma Gesù non si allontana, anzi si avvicina e il suo potere universale lo comunica per sua grazia a loro e alla Chiesa del Risorto. “Andate dunque”, il comando del sinodo, non da singoli, ma insieme, come Chiesa e sua famiglia. “Fate miei discepoli tutti i popoli, ammaestrate tutti, cioè annunciate la parola di Dio, la verità di fede, la carità nell’amore, la Pasqua di Cristo e il dono dello Spirito per volontà del Padre, sarebbe l’incarico missionario e sinodale dell’evangelizzazione e della catechesi, il munus docendi. Poi dice: “Battezzate nell’unico Nome, ossia nell’unico Dio, che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”: è il dono della salvezza nei Sacramenti, il munus sanctificandi. Un sinodo sapienziale dei cristiani cattolici non può essere che meditazione e discernimento sui sette Sacramenti: battesimo, confermazione, eucaristia, penitenza, unzione degli infermi, ordine e matrimonio. Sono questi i sette ruscelli di amore che sgorgano dalla sapienza della croce di Cristo e dalla gloria della SS. Trinità.
Poi il Risorto ingiunge di insegnare a osservare ciò che lui ha comandato, munus regendi: sì, i dieci Comandamenti, ossia amare Dio e il prossimo, ossia “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. La pratica di vita: non ci può essere ascolto vero della Parola, celebrazione vera dei Sacramenti, se non c’è la convinzione della vita, la credibilità del nostro comportamento, delle nostre azioni, il discernimento sapienziale. Come tutti i Santi, a partire dalla SS. Vergine Maria, S. Canio è da secoli venerato, invocato, seguito, certamente per la dottrina di pastore e per la celebrazione della liturgia e dei sacramenti, ma anche perché viveva quel che credeva, fino al dono totale della sua vita.
Miei cari tutti, benedico la nuova tappa del cammino sinodale sapienziale 2023-2024, dopo essere stati nella fase narrativa con l’episodio biblico di Pietro a casa del pagano Cornelio e di Gesù a casa di Marta, Maria e Lazzaro nella casa di Betania, adesso continuiamo con Gesù risorto nella casa di Emmaus. Incoraggio tutti voi, giovani e adulti, a non abbatterci nell’inedia e nello scoraggiamento, ma con Cristo che ci parla e si offre nell’Eucaristia possiamo camminare per le vie della nostra vita e del mondo. Al nostro giovane Alessandro a cui, nella sua parrocchia, ho chiesto la testimonianza della sua esperienza in Portogallo, alla recente Giornata Mondiale della Gioventù, tra l’altro gli ho domandato: “Ma cosa ti porti da Lisbona?”. Mi ha risposto con sicurezza: “Ho compreso che non siamo soli, c’è Gesù”. Sì, miei cari, come ha detto Alessandro, non siamo soli nel cammino, c’è Gesù.