Omelia per la peregrinato di S. Andrea Avellino di Castronuovo, Senise, 14 ottobre 2016
Miei carissimi fratelli e sorelle, caro parroco don Pino, reverendi sacerdoti concelebranti e stimati collaboratori delle parrocchie di Senise, gentili Autorità E’ sempre una grande gioia essere fra di voi, come fu in quel lustro d’anni, nella comunità sacerdotale, specie con don Battista, e impegnati insieme in una esperienza di fede e di apostolato indimenticabile. Grazie anche per l’invito a partecipare all’esaltante peregrinatio delle sacre reliquie di S. Andrea, che tante volte abbiamo visitato in pellegrinaggio a Napoli, presso la basilica di S. Paolo Maggiore, vicino al corpo di S. Gaetano Thiene. Offro il mio saluto più grato al nostro caro vescovo mons. Vincenzo Orofino, anche lui agli inizi della sua missione episcopale tra noi nell’amata diocesi di Tursi-Lagonegro, per lui preghiamo incessantemente.
La parola di Dio ci viene incontro. Nella prima lettura S. Paolo si rivolge ai cristiani di Efeso e afferma che in Cristo noi siamo predestinati ad essere lode della sua gloria, noi che già prima abbiamo sperato il lui (cfr Ef 1, 11 ). Basterebbe solo questo per comprendere la nostra vocazione cristiana alla santità e per entrare nel mistero della testimonianza di fede di S. Andrea, il nostro caro Lancillotto, che da giovane virtuoso e fedele partì da Castronuovo e venne a Senise per studiare, pregare, incontrare Gesù e rispondere alla sua vocazione. La vita del cristiano germina come lode al Signore e come speranza certa in lui di fronte alle nebbie del mondo.
Quando ero qui da parroco, la mattina uscivo per celebrare la Messa in chiesa della Visitazione, secondo il turno dei sacerdoti, evitavo di prendere la via più comoda, ma giravo per il “piazzillo” di S. Andrea, dove lui aveva preso alloggio da studente, per salutare quel luogo, per respirare la sua gioia giovanile, per chiedere la sua intercessione. Giustamente dice la prima lettura odierna che ogni cristiano però che ascolta la parola della verità, il Vangelo della nostra salvezza, e aver creduto in esso, riceve il sigillo dello Spirito Santo che è stato promesso (cfr Ef 1,13). Ecco il segreto della vera santità cristiana: fede in Cristo, vero Dio e vero uomo, ascolto obbediente della parola di Dio, docilità allo Spirito Santo. Da testimonianze storiche apprendiamo che il giovane Lancillotto dopo gli studi giuridici ed ecclesiastici divenne sacerdote a Senise, per le mani del Vescovo di Anglona. Nella capitale del regno iniziò la carriera forense con successo, ma il suo animo non era sazio e già i pericoli della menzogna e della superficialità cominciavano a conquistare il suo cuore. Se ne accorse subito, illuminato dalla luce interiore, rinunciò subito a tutto, conobbe di più Cristo, conobbe S. Gaetano, e gli bastò totalmente, per diventare predicatore, missionario, scrittore di dottrina, apostolo instancabile nel Sud e nel Nord, arricchito da carismi e miracoli.
Come afferma il Vangelo che abbiamo proclamato, con la caparra dello Spirito e in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria (Ef 1, 14), S. Andrea, con il nuovo nome e la nuova vita nella consacrazione religiosa, seppe guardarsi bene dal cattivo lievito dell’ipocrisia e della falsità, come da giovane qui a Senise si guardò bene da lusinghe e tentazioni. Come avvocato sapeva bene il valore della verità, adesso come missionario sacerdote era ancora più sicuro del valore della verità di Cristo, non da nascondere o da tenere segreta nell’oscurità, ma invece da svelare, da far conoscere in piena luce, sulle terrazze.
Fratelli e sorelle, cari sacerdoti, è un tempo in cui la parola di Cristo viene messa tra parentesi, a volte non viene nemmeno sussurrata, molti anche fra i cristiani hanno timore di comunicarla, molti sono tentati di abbandonarla. Questa irresponsabile ritrosia e mancanza di coraggio si manifesta ancor di più nella testimonianza del nome di Cristo vero Redentore, quasi che il cristiano si vergogni di Lui e lo releghi nel fondo del suo cuore e dimenticarlo o viverlo in un intimismo sterile, quasi che il cristiano pensi che ormai non è più il tempo di seguire Cristo nell’era della tecnica e della scienza, quasi che debba stare sullo sfondo per i momenti dolorosi o forse per la vecchiaia. Dai, Senise! S. Andrea è tornato per ricordarci la fede, la speranza e alla carità, per spronarci a credere con opere e parole al Vangelo, per presentarci ancora una volta la bellezza di Cristo e della sua salvezza, da testimoniare senza ignavia e senza finzioni.
Sì, ci potrebbero essere ostacoli, persecuzioni, sofferenze, perfino la morte per Cristo e la fede in lui, ma, dopo tutto questo, che potrebbero fare ancora al nostro corpo? Dice il Signore che non possono fare più nulla: l’anima, cioè la nostra coscienza, la nostra persona interiore, la nostra libertà e dignità, la nostra fede, non possono toccarla, perché vi regna solo Dio. Occorre temere dunque Satana che, combattendo contro Cristo, se riesce a conquistarci, fa perire l’anima e il corpo, cioè tutto l’uomo nella Geenna.
Il nostro S. Andrea aderì totalmente a Cristo, e non temette i sacrifici e le privazioni, le umiliazioni e i pericoli, le avversità e le avversioni, sia in ambito civile che purtroppo anche in ambito ecclesiastico. Fu un grande riformatore nel suo secolo del mille e cinquecento dove urgenza il rinnovamento della pratica cristiana e cattolica, ma molti vi erano contrari, sia esplicitamente che molto più pericoloso subdolamente. È un messaggio anche per oggi: se la chiesa non accetta che è super riformando, non accetta lo Spirito di verità e di novità. Ovviamente non si tratta di novità di moda e di facciata, ma si tratta della continua conversione dei singoli e delle comunità dietro a Cristo e al suo Vangelo.
Andrea, Andrea, fratello nostro! Siamo vicino alle tue sacre reliquie che attendono la risurrezione della carne alla fine dei tempi, che misteriosamente, ma veramente, sono in legame con la tua anima santa in Paradiso, tu sapevi benissimo che il Creatore e Redentore non si dimentica neppure dei piccoli passeri e dei capelli insignificanti del nostro capo, ci insegni che, come ripete più volte il Vangelo odierno, a non temere perché noi valiamo più di molti passeri (cfr intero brano Lc 12,1-7).
“Introibo ad altare Dei, ad Dominum qui laetificat iuventutem meam!”, le ultime parole terrene di S. Andrea. A Napoli, entravamo felici, noi di Senise, nella tua ultima cella, dove fosti ricoverato, dopo che, anziano e sazio di anni, il Signore ti chiamò mentre ti avvicinavi all’altare per la S. Messa. L’Eucaristia è la più grande gioia e giovinezza dei sacerdoti e di tutti i cristiani. Con la Santa Vergine Maria e S. Rocco, intercedi per noi sempre la letizia della nostra giovinezza che è solo e unicamente Gesù Cristo.