Omelia per la festa di Maria SS. di Anglona

08-09-2018

Omelia per la festa di Maria SS. di Anglona, Tursi, 8 settembre 2018.

Reverendissimo mons. Orofino e caro don Vincenzo, nostro amato vescovo. Saluto il rettore del famoso santuario del colle di Anglona e tutti i cari fratelli sacerdoti. Cari fratelli e sorelle in Cristo e devoti della Santa Vergine Maria, stimate autorità civili e militari. Premetto la mia gioia di essere qui con voi nella festa solenne della Natività della Vergine, al santuario diocesano della protettrice della Diocesi dei due mari. Vorrei esprimere anche l’emozione spirituale di celebrare l’Eucaristia dinanzi a questa basilica ricca di arte e di antichità, in questo luogo significativo di storica civiltà e di tradizione cristiana, ricordando le innumerevoli volte che mi sono recato singolarmente o in pellegrinaggio per venerare qui la Madre di Dio.

Siamo venuti qui non per ricordare esperienze personali, ma invitati dalla Madonna ad ascoltare ancora una volta la Parola di Dio. Ci mettiamo però ai piedi della Madre di Cristo e Madre nostra per comprendere di più le parole del suo Signore. La prima lettura ci porta al piccolo villaggio di Betlemme previsto dal profeta Michea: in Betlemme si avvera la promessa della nascita del Messia da Maria santissima, veramente in Betlemme di Errata esce dal suo grembo purissimo e dal suo cuore immacolato il Dominatore di Israele, il Signore Cristo. Tutto era attesa fino a che tutto sarebbe stato pronto fino a che colei che doveva partorire avrebbe partorito (cfr Mi 5,1-2). Si viene a un santuario mariano per contemplare il concepimento del Verbo e il parto glorioso della Vergine, si viene per adorare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, fonte di salvezza per tutto il genere umano. Il Cristo Dominatore, nato da Maria, dice il profeta nella prima lettura, si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio, coloro che lo seguiranno abiteranno sicuri, per la sua grandezza fino agli estremi confini della terra (cfr Mi 5,3). Noi saliamo su colle per questo motivo: cerchiamo Cristo sulle ginocchia della Madre, vogliamo lui, nostro buon Pastore, lui che estende la sua maestà nel mondo intero, lui che dona sicurezza e certezza con la sua parola e con la sua persona, in un mondo dai sentieri scivolosi e nella impossibilità di offrire mete definitive.

Come insegna l’apostolo Paolo, nel brano della lettera ai Romani che abbiamo ascoltato, nei riguardi dei credenti in Cristo e a maggiore ragione di Maria, la credente per eccellenza, la Vergine di Nazaret sapeva che tutto concorre al bene, pur fra prove e difficoltà, per quelli che amano Dio e sono stati chiamati secondo il suo disegno (cfr Rm 8,28). In Maria, figura della Chiesa, vediamo il massimo dell’amore per Dio e per suo Figlio Gesù Cristo, perché era stata chiamata nell’annunciazione a realizzare la volontà del Signore, anzi era stata creata immacolata nel grembo di S. Anna per questo disegno divino, cosicché quando venne il sole di giustizia era stato preceduto dalla mistica aurora, ma anche la bellissima aurora è frutto dei primi raggi dell’astro nascente, ossia Cristo benedetto.

Il brano della lettera ai Romani, che è stato proclamato e accolto nella nostra mente e custodito nel nostro cuore, la Chiesa lo ritiene per tutti i credenti sinceri, ma nelle sue feste in modo speciale per Maria SS.: Dio Padre l’ha conosciuta da sempre, l’ha predestinata a essere conforme all’immagine del Figlio suo, l’ha chiamata, l’ha giustificata e l’ha glorificata (Rm 8, 29-30). Maria, come membro eletto della Chiesa e con lei la Chiesa tutta, gioisce nel cammino verso il regno, e diventa segno della fede dei singoli come dell’intera famiglia cattolica dei battezzati. Questa famosa sequenza ispirata ci introduce nel commovente amore di Dio che dall’atto creativo per l’atto redentivo conduce la sua creatura fino alla santità e alla felicità eterna. Sentirsi chiamati, salvati e glorificati da Dio fa venire i brividi, i brividi della santità. La Madonna ha sentito il fuoco nello Spirito Santo, è il tempio dello Spirito Santo e la sede della sapienza vera che è Cristo. Apriamoci anche noi a questo brivido di santità: a che cosa servirebbe questa festa e questo pellegrinaggio, questa devota assemblea, se non fosse un passo in più di santità e di fede?

Il vangelo di S. Matteo ci rivela la realtà di salvezza in cui furono coinvolti questi due giovani di Nazaret promessi in matrimonio, discendenti di Abramo e di Davide, come ci ricordano gli affreschi della storia della salvezza fissati mille anni fa sulle pareti di questa basilica: Maria incinta per opera dello Spirito Santo, Giuseppe uomo giusto. Sono chiamati ambedue, nella verginità consacrata a Dio, ad avere come centro della loro vita il Bambino che viene dallo Spirito Santo il cui nome porta già la sua missione e la sua identità: Gesù, egli salverà il suo popolo dai suoi peccati; Emmanuele, Dio con noi (cfr Mt 1,18-23)

Eccellenza mons. Orofino, cari sacerdoti e cari fedeli laici, la sacra immagine della Vergine con il Bambino, che veneriamo qui tra Lucania e Calabria in questo santuario di Tursi, ci suggerisce a livello iconografico proprio quanto indicato dalle Scritture: Gesù Cristo Emmanuele, l’uomo di Nazareth, Figlio di Maria vergine nel tempo, Figlio di Dio nell’eternità e Dio immortale egli stesso nella SS. Trinità. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese, si incarnò, morì, fu sepolto e il terzo giorno risuscitò. Le nostre feste, oltre all’aspetto popolare e folcloristico, sono sempre, nel loro aspetto genuino, avulso da incrostazioni e deviazioni, la proclamazione della nostra fede, seppure a volte in modo semplice immediato.

Vorrei terminare questo messaggio omiletico, attorniato da questi cari fratelli sacerdoti, con cui ho fatto molti tratti di strada, unendoci tutti al cantico della Vergine Maria: Ella magnifica con la sua anima il Signore e il suo spirito esulta in Dio salvatore, perché ha guardato all’umiltà della sua serva e anche noi con tutte le generazioni la chiamiamo beata. Grandi cose ha fatto in lei l’Onnipotente e Santo e il suo nome, di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono, cioè gli umili e gli affamati di Dio e della sua giustizia, di cui lei è la regina, mentre il braccio potente di Dio disperde i superbi, rovescia i potenti e rimanda i ricchi. Dio misericordioso soccorre il suo popolo. A cominciare dai santi Padri fino alla loro discendenza per sempre che siamo noi, cioè i redenti da Cristo e nella sua famiglia che è la Chiesa (cfr Lc 1,46-55).

Dal colle di Anglona la mia preghiera davanti alla Madonna per il piano pastorale che Sua Eccellenza il nostro Vescovo ha inaugurato per l’anno 2018-2019: “Le persone, cuore della pastorale”, indicando come motivo dominante l’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con Zaccheo il pubblicano. Cristo dice a ciascuno di noi: “Oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5). Accogliamolo perchè “Egli è la nostra pace” (Mi 5,4).