Atti 6,1-7; salmo 32(33); Ef 4,11-16; versetto All. 1Pt 1.25; Lc 17.5-10.
Carissimi fratelli e sorelle nel servizio battesimale al Signore e Salvatore Gesù Cristo, cari sacerdoti che anche voi vi onorate della collaborazione dei diaconi insieme al vescovo, cari diaconi permanenti e aspiranti della Regione in esercizi spirituali al centro di spiritualità di Acerenza, guidati dal responsabile don Gerardo Cerbasi e con la delega CEB da S.E.R. Metropolita mons. Davide Carbonaro, predicatore don Domenico Pace. Carissimo prof. Mauro Squillante che, nel Giubileo e durante questi Esercizi specifici, ricevi l’ordinazione nel grado del diaconato permanente nello status di uxorato con la gentile sig.ra Vittoriana di Grazia e con le figlie Sofia e Matilde. Un saluto alla cara tua mamma Leda, al tuo papà Mario che ti assiste dal cielo, alla tua sorella Claudia e a tutti i tuoi parenti e amici convenuti.
Caro Mauro, saluto e ringrazio coloro che con me hanno curato il tuo lungo cammino di preparazione, da me incaricati per saggiare quanto di più la genuinità della tua vocazione da parte del Signore. Il tuo parroco don Francesco Martoccia, il padre spirituale don Nicola Soldo, il direttore vocazionale don Cesare Mariano, il confessore mons. Domenico Venezia, i direttori accademici don Leo Santorsola e don Angelo Gallitelli, e professori, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose in Matera, il parroco di pastorale don Alessandro Paradiso, tua moglie e sposa Vittoriana e i tuoi familiari, che hanno potuto osservare il tuo cammino quotidianamente. Ho preteso molto da te con incontri continui e assidui: il diaconato è grado dell’Ordine sacro per il servizio liturgico all’altare, il servizio della proclamazione del Vangelo e l’omelia, la catechesi e l’evangelizzazione, il servizio della carità e della solidarietà ecclesiale a nome di Cristo, Servo di amore. Non si può e non si deve chiedere a un diacono di meno della preparazione dei presbiteri. Figure di annunciatori e teologi sono tra le fila dei diaconi nella Chiesa cattolica a partire dai grandi antichi come Stefano e Filippo di Gerusalemme e gli altri cinque, Efrem di Siria, Lorenzo di Roma, Vincenzo di Saragozza, e ancora nella Lucania antica i nostri cari protomartiri diaconi Laviero e Mariano, martirizzati sotto Diocleziano, Laviero nel 312 e Mariano nel 303, amici nella nuova fede, evangelizzatori dei popoli pagani della nostra regione, prima qui in Acerenza e luoghi limitrofi e poi, arrestati e torturati nell’Acheruntia romana e, prigionieri e oltraggiati, condotti al supplizio nell’altra cittadina romana in Val d’Agri a Grumentum.
I martiri e santi diaconi dell’evo antico, dei secoli passati e anche oggi cristiani che soffrono e muoiono per la fede in tutti i continenti, perché Cristo è la nostra vera e unica speranza che non delude mai, Dio Padre ricco di misericordia e indulgenza, che abbondantemente viene elargita in questo Anno Santo nella cattedrale acheruntina solenne e gloriosa. E’ la misericordia e la bontà di Dio che ci chiama al ministero, che vi ha chiamato al servizio nella Chiesa per il mondo, cari diaconi permanenti e aspiranti, nel celibato o nel matrimonio, pure a servizio della famiglia con le vostre spose e i figli. Chi sa servire la propria famiglia matrimoniale e coniugale, sa servire anche la famiglia ecclesiale, affermano gli Apostoli nelle Scritture. E allora andiamo alle Sacre Scritture.
L’istituzione dei diaconi è ben affermata nel passo degli Atti che abbiamo ascoltato insieme alle altre testimonianze inoppugnabili del Nuovo Testamento, sia dalla parola di Cristo, servo sofferente del Padre, circa i ministri o gli amministratori del suo Regno, sia dalle decisioni degli Apostoli circa il sacramento dell’Ordine, per cui il diaconato maschile è certamente di diritto divino-apostolico. In Atti 6 leggiamo che, espandendosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio tra discepoli ellenisti e i discepoli ebrei: i mormorii nella Chiesa sono di antica data. Il motivo: le vedove degli ellenisti cristiani venivano trascurate nel servizio di assistenza alle mense: già notiamo la finalità, il diacono è per assistere, aiutare, servire alla mensa dei poveri, ossia alla missione della carità, e alla mensa eucaristica, Corpo e Sangue di Cristo per tutti noi poveri mendicanti di perdono e di amore. Gli Apostoli, per dedicarsi maggiormente a predicazione della Parola, chiesero alla comunità la presentazione di sette uomini con queste caratteristiche: buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo, di sapienza e fede, mandato da parte dell’autorità apostolica. Per Mauro da anni, e in ultimo scrutinio, abbiamo cercato su di lui abbondante e pubblica prova, vocazione dall’alto data dallo Spirito Santo, sapienza teologica e spirituale, fede sincera e vera, disponibilità ad accogliere il compito che la Chiesa e il vescovo gli affidano. Abbiamo cercato quanto più il beneplacito della comunità diocesana. Eccolo davanti a me per la pregherà consacratoria e l’imposizione delle mani, perché la parola di Dio si diffonda e si moltiplichi grandemente, prima nei nostri cuori e poi nei fratelli e le sorelle che incontriamo, sia i ministri ordinati, sia gli altri fedeli di Cristo. Come è scritto negli Atti degli Apostoli.
Ben presto il servizio ministeriale ordinato nei gradi e nello status si diffuse ovunque nella Chiesa sotto la guida degli Apostoli e dei loro successori, proprio perché, come ci ha detto s. Paolo agli Efesini, per l’unità e l’edificazione della Chiesa, Corpo di Cristo. Apostoli, profeti, evangelizzatori, pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, al fine di arrivare tutti all’unita della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, nella misura della pienezza di Cristo.
Cari diaconi, caro Mauro, cari fedeli, questo è il fine, per cui siamo nella Chiesa, non più come bambini in balia dei capricci, non più ondeggianti ad ogni vento di novità falsa, ingannati dall’astuzia erronea di certa umanità. Mauro, fratelli e sorelle, diaconi, celibi o sposati, questa è la nostra missione: agire secondo verità nella carità, crescere nella tensione verso Cristo nostro Capo. E il Corpo crescerà nell’edificazione della carità, amore verso Dio e verso il prossimo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, e anche voi diaconi siete giuntura nel Corpo Mistico, secondo l’energia propria di ciascuno. Sono le parole dell’apostolo Paolo, che abbiamo proclamato, sono la fondamentale ecclesiologia, la vita della Chiesa, altrimenti diventiamo banderuole sballottate qua e là. Rischio permanente dei discepoli astratti, distratti ed estratti dall’unità della comunità ecclesiale, non senza l’insidia del maligno.
Termino evocando il vangelo annunciato. Mauro ordinando, diaconi ed aspiranti in esercizi spirituali, i sacerdoti e tutti noi invochiamo il Signore esclamando: “Accresci la nostra fede!”, e il divino Seminatore ci assicura che ci basterebbe tanta fede quanto un granellino. La fede granellino poi viene spiegata dal maestro Gesù con la parabola dei servi, tra la diaconia dei campi e delle greggi e la diaconia nella casa del padrone: non c’è tempo per il riposo o per la pigrizia, occorre stare sempre al servizio giorno e notte, bisogna arare e pascolare, amministrare i beni del padrone, e a sera preparare i cibi, stringersi le vesti del servizio, la dalmatica che era la sopravveste dei diaconi servitori, dopo, e solo dopo, il servo si riposerà un poco e mangerà qualcosa, senza attendersi la lode o la gratitudine dal padrone, ha eseguito gli ordini del signore della casa e dei suoi beni, e deve eseguire tutto completamente. Si parla di ordini: come suona doppiamente il termine in questa liturgia, come ruolo e gruppo insignito di una missione, il clero, ma ci piace recepire il termine, alla luce della pagina evangelica di stasera, come ordini, compiti, comandi del Padrone, che è il Signore tramite la sua Chiesa.
Miei cari, alla fine della giornata, stremati, stanchi, ma direi anche contenti di aver fatto il proprio dovere, Gesù ci consiglia di terminare il lavoro ministeriale con la costatazione: “Siamo servi inutili”, ossia non indispensabili. Miei cari, caro Mauro, che hai scelto questa parola evangelica per la tua ordinazione. Ecco la fede che sposta le montagne e le piante nel mare: umiltà, obbedienza, docilità, pazienza, ascolto, silenzio, laboriosità. Non siamo indispensabili, eppure siamo così amati, se abbiamo la fede quanto un granellino, che dopo il lavoro doveroso nella sequela di Gesù, è Lui che ci farà mettere a tavola e passerà a servirci nel suo Regno, come afferma in altro passo evangelico.
Santi martiri diaconi di Lucania, Laviero e Mariano, evangelizzatori e servitori delle prime comunità cristiane, tra le vie romane Appia, Erculea e Popilia, nuovo germe di Cristo nel vecchio e violento impero di Diocleziano, il vostro giovane sangue versato per Cristo diventò, in queste terre, seme di nuovi discepoli del Signore. Diocleziano con la sua crudeltà tramontò ben presto, e subito trionfò la croce e la palma della vittoria. Laviero e Mariano, giovani coraggiosi, grazie per la vostra testimonianza diaconale fra le nostre valli e i nostri monti, noi siamo eredi della vostra fede. Vergine Maria SS., socia del Redentore, cooperatrice alla salvezza operata da Cristo, come afferma il concilio Vaticano II, hai detto: “Sono la serva del Signore avvenga di me secondo la tua parola!”, avvenga così anche per il neodiacono Mauro e per questi diaconi ed aspiranti in preghiera. Beato chi dimora, Signore, nel tuo tempio santo!
Mons. Francesco Sirufo
Arcivescovo di Acerenza
