Omelia nella IV domenica di Quaresima, Acerenza cattedrale, 11 marzo 2018, in occasione della peregrinatio del B. Egidio da Laurenzana nell’Anno Giubilare Egidiano.
Carissimi fratelli e sorelle, cari devoti del B. Egidio. Saluto i cari fratelli sacerdoti concelebranti: il vicario parrocchiale don Giordano Stigliani, il parroco di Laurenzana don Francesco Paolo Nardone con il Comitato Operativo che organizza la logistica della peregrinatio, i Padri Francescani che hanno guidato questa tre giorni di intensa spiritualità. Ossequi cordiali alle autorità civili , di ordine pubblico e di sicurezza sociale che hanno seguito questa esperienza, tra cui il sindaco di Laurenzana dottor Ungaro e il sindaco di Acerenza dottor Scattone..
“Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia”, così acclamiamo al salmo 136 nell’ascolto della parola di Dio in questa Domeniva IV di Quaresima, Domenica Laetare. Siamo qui per fare memoria del Signore e della sua misericordia, far memoria del momento favorevole e tempo di salvezza della Quaresima perché con spirito rinnovato e letizia liturgica possiamo giungere alla festa di Pasqua. La venerata immagine e l’insigne reliquia del nostro Beato Egidio, onore dell’Arcidiocesi di Acerenza e dell’Ordine dei Frati Minori francescani, ci aiutano a ricordare il Signore come segni eloquenti di quell’umile fraticello che fece della contemplazione silenziosa e nascosta della bontà di Dio l’unico ideale della sua vita. Facciamo memoria del Signore con le opere consigliate dalla Chiesa a tutti noi in tempo quaresimale: la preghiera, la penitenza, la carità al prossimo, nel segreto però, nella camera del nostro cuore, dove vede solo Dio e solo lui dona la ricompensa.
Oggi ascoltiamo dalla prima lettura, il libro delle Cronache nell’Antico Testamento: “Il Signore, Dio dei loro padri, mando premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora”. Il testo sacro ammette che né le guide, né il popolo, accolsero i profeti di Dio, ma anzi moltiplicarono gli abomini e le infedeltà all’alleanza, e contaminarono perfino il tempio. Si beffarono dei suoi messaggeri, li schernirono e disprezzarono la parola di Dio. Cosicché vennero i nemici e incendiarono, demolirono, distrussero tutto e deportarono in schiavitù i sopravvissuti in terra lontana e pagana per molti anni. Quello che fu scritto per il popolo dell’antica alleanza vale anche per noi popolo della nuova alleanza: molti messaggi e segni Dio ci offre ogni giorno per mantenerci nel suo santo servizio e nel suo amore infinito, specialmente ci ha donato suo Figlio Gesù Cristo, unico salvatore dell’umanità e parola definitiva del Padre. Noi cristiani abbiamo ogni mezzo per essere fedeli a Dio nella santità e nella sua grazia: Cristo vive in noi per il battesimo e l’eucaristia, lo Spirito Santo ci conferma continuamente con l’unzione del crisma, la Chiesa nostra madre ci nutre e ci soccorre assistendoci nel cammino della virtù e della testimonianza. I Santi pregano per noi e ci esortano a seguire con tutte le forze il Signore via, verità e vita.
Il beato Egidio da Laurenzana è venuto da noi, ad Acerenza, per questo motivo: messaggero del Signore crocifisso e risorto, ci vuole spingere a vivere con fede questo tempo di Pasqua. Lui visse di lavoro, penitenza, orazione, ascolto, accoglienza, nascondimento, pace, gioia , estasi e miracoli, di laudi al Creatore per le sue creature. Abbiamo accolto questo messaggero di Dio? Abbiamo fatto fruttificare questi giorni di preghiera e di adorazione, di predicazione e di indulgenza, con l’aiuto dei nostri Frati Francescani e delle Religiose, che ringraziamo di vero cuore? I ragazzi, i giovani, gli adulti hanno saputo vedere nel b. Egidio il modello e l’esempio di una vita evangelica possibile? Gli ammalati e i sofferenti hanno invocato in lui un valente intercessore presso Dio per avere sollievo nelle prove?
Giustamente si è detto che la vita dei santi è il miglior commento al Vangelo, che la loro vita è la prova che è possibile vivere il Vangelo di Cristo. La fede cristiana non è astratta e teorica, impossibile da calare nelle pieghe della esistenza quotidiana, ma invece fondamento saldo e sicuro per il nostro pensare, discernere e agire. Grazie, beato Egidio, amico nostro, questa insigne autentica reliquia della tua laringe e trachea, estratta dal tuo corpo prodigiosamente incorrotto, che riposa placido a Laurenzana in attesa della risurrezione della carne, questa insigne reliquia, testimone delle tue preghiere contemplative e del tuo ascolto silenzioso e obbediente alla volontà divina, ci ricorda che noi siamo fatti per ascoltare Dio. Una lezione per noi oggi, caro frate Egidio: ascoltiamo di tutto fuorché Dio, rifiutiamo Dio Amore e finiamo per adorare tutti gli idoli falsi e i furiosi demòni, siamo frastornati dalle chiacchiere e abbiamo perduto il gusto dell’ascolto.
“La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie…chi fa la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”: così ascoltiamo dal Vangelo odierno dell’apostolo s. Giovanni. Il beato Egidio, evangelizzatore di Lucania, oggi ci annuncia il Vangelo con la sua vita santa: la luce venuta nel mondo è Gesù Cristo morto e risorto, vero Dio e vero uomo.
Egidio, fraticello nostro, ti ringraziamo perché in questi giorni in Acerenza ci hai annunciato il kerigma perenne: solo Gesù, solo Gesù povero, casto e obbediente! Le tue opere sono state fatte in Dio, nella luce di Cristo, nella via tracciata da S. Francesco d’Assisi, e appare chiaramente da cinque secoli, e noi, e io arcivescovo di Acerenza chiedo a Dio, fonte di ogni santità, che le tue opere, o Beato Egidio, appaiano ancora più chiaramente in tutto la Chiesa a gloria del Signore onnipotente e a nostra consolazione nel cammino difficile della nostra vita.
“Gli uomini hanno amato di più le tenebre!”, afferma il Vangelo odierno. Il beato Egidio no! Non ha amato le tenebre, le opere del diavolo, serpente velenoso fin dall’origine. I serpenti velenosi che mordevano e facevano morire il popolo nel deserto a causa dei peccati, a cui si riferisce il testo sacro odierno, sono interpretati come demòni che distruggono le anime e gli uomini: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”, rivela Gesù a Nicodemo. Guardare la Croce e il Crocifisso per guarire dal peccato e dalla morte, per sfuggire al morso del diavolo. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perche chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”, ancora si ode nel dialogo con Nicodemo. Ci ricordiamo della lotta del beato Egidio contro lo spirito delle tenebre. Una lotta senza tregua: continuamente vessato, battuto, ferito, bruciato dai diavoli, che non potevano conquistare la sua anima. Il suo corpo martoriato da penitenze e da attacchi demoniaci fino all’inverosimile ancora lo testimonia. Andate a Laurenzana e lo vedrete. Il suo cuore era solo di Cristo, il Figlio unigenito innalzato sulla croce per amore. Il beato Egidio ha scelto l’amore e non l’odio, la pace e non la guerra, la vita e non la morte, Cristo e non Beliar. Ha creduto in Cristo e non è andato perduto, ma possiede la vita eterna. Perfino il corpo non è andato perduto perché il Signore ha promesso: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di uccidere l’anima…perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura” (Mt 10, 28.30).
Cristo, la Chiesa dei santi, la fede, i sacramenti, i comandamenti, l’indulgenza: il grande amore con il quale Dio ricco di misericordia ci ha amati, dice S. Paolo nella seconda lettura, la lettera agli Efesini, “da morti che eravamo per le colpe ci ha fatto rivivere in Cristo…Non viene da noi stessi, ma è dono di Dio…siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”. Grazie beato Egidio, che insieme alla S. Vergine Assunta, a S. Giuseppe onorato in questo tempo, s. Canio nostro patrono, s. Antonio, ai nostri giovani martiri Mariano e Laviero, sei venuto a ricordarcelo: è tutto per il suo grande amore, per il grande amore con il quale, in Cristo, Dio ci ha amato. Per il suo grande amore.