Omelia Messa crismale 27 marzo 2024

27-03-2024

Omelia Messa crismale 27 marzo 2024

Reverendissimi fratelli sacerdoti, tra i quali un pensiero di saluto ai canonici capitolari, Eccellenza mons. Domenico Beneventi, vescovo eletto di S. Marino-Montefeltro, reverendi diaconi, cari seminaristi e ministri istituiti, consacrati nella vita religiosa, ragazzi e giovani in preparazione alla Confermazione, cari fedeli laici.  Voglio dire anche carissimi battezzati, perché il Battesimo è il principio. Sul Battesimo, che è la vita di Cristo morto e risorto in noi, che apre al dono pieno dello Spirito Santo, che ammette alla comunione al sacrificio eucaristico di Cristo vivo, dico, sul Battesimo, in Diocesi, vogliamo rinnovare la nostra iniziazione catecumenale e il nostro sinodo permanente della fede: Battesimo, Confermazione, Eucaristia, in un sinodo mistagogico permanente. Non si può continuare con vecchi schemi. Io vescovo, ministro originario e ordinario della Confermazione, fino alla solennità di Cristo Re, ho concesso quest’anno facoltà ai parroci di amministrare nelle parrocchie il sacramento della Cresima per coinvolgerli in una responsabilità maggiore nella iniziazione cristiana: già da adesso però inizia il rinnovamento, ben discusso nelle sessioni canoniche del cammino sinodale.

Ma questo rinnovamento non si può fare senza la grazia del sacerdozio ordinato, in particolare senza la missione dei presbiteri parroci. Certo con la collaborazione dei fedeli tutti, a partire dalle famiglie di vita cristiana, ma il punto siamo noi, i sacerdoti ministri ordinati, vescovo e presbiteri. Come faremo? Come saremo? Come potremo? La potenza della parola di Dio e dei Sacramenti, la grazia del Risorto, la fortezza dello Spirito Santo, l’intercessione di Maria ss. e dei Santi.

Partiamo dal profeta Isaia che, nella prima lettura odierna, parla dell’Unto del Signore: Cristo è il sommo eterno sacerdote e lo Spirito è su di lui. Egli, chiamando gli Apostoli, li fece partecipi della sua missione di salvezza e nel “Fate questo in memoria di me” li ordinò nel sacerdozio della nuova alleanza per l’annuncio, il vangelo, la predicazione, la celebrazione del suo mistero, il governo di servizio alla sua Chiesa di battezzati e di confermati. In Lui quindi, e non nelle nostre forze e nei nostri mezzi, noi portiamo il lieto annunzio, fasciamo le piaghe dei cuori, proclamiamo la libertà dalla schiavitù del peccato, la scarcerazione dei prigionieri del male, la promulgazione dell’anno di grazia che non ha fine, la vendetta del nostro Dio sui prepotenti e tiranni di questo mondo, se non si convertono alla pace e alla giustizia.

Non vedete, miei fratelli sacerdoti, l’afflizione di cui parla il profeta, gli afflitti delle nostre comunità. Disorientati da propagande potenti che li sradica dai loro sentimenti religiosi e dalle convinzioni della fede in Cristo, i nostri paesi spopolati dalla proposta di una vita più florida economicamente, più vivace socialmente, più consona ai tempi consumistici ed edonistici. Ma a quale prezzo per chi parte, tanti, per chi resta, pochi? Al prezzo troppo alto della perdita della personalità originale e l’afflizione di una schiavitù a padroni senza volto, ma avidi della vita e del pensiero altrui per il loro comando dispotico. Cenere, lutto e spirito triste, questa è la conseguenza. I sacerdoti di Cristo, il Consacrato del Padre, colui che nella sinagoga di Nazaret si rivelò come unico e definitivo compimento alla profezia di Isaia, “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, siamo noi chiamati a portare agli afflitti la corona della potenza di Dio, l’olio della gioia sacramentale, la veste di lode della preghiera e della vita fedele.

Noi siamo i suoi ministri, diaconi della sua casa, fiduciari dei suoi beni, servitori vigilanti fino alla sua venuta. Miei cari ministri del Signore, che conclude con noi un’alleanza eterna, non dobbiamo avere paura della situazione attuale, che anche nelle più piccole borgate, risente in modo invasivo della chimera della mentalità corrente, che aggredisce e rapina in massima parte i nostri figli e i nostri giovani, che corrode la santità del matrimonio, che mina la sacralità della famiglia, che in sintesi vuole distruggere la vita umana dal concepimento al suo passaggio all’eternità, e. quella vita che risparmia, la vuole asservita alle proprie voglie come un automa senza libertà, che odia, o ha a noia, visceralmente Gesù Cristo, e noi se gli siamo veramente fedeli, pur nelle nostre debolezze e fragilità, che Lui conosce e risolleva.

Ecco il sacerdote dell’occidente del ventunesimo secolo, il sacerdote di una società afflitta dai signori occulti e da sé stessa, resa incapace di pensiero e allucinata del falso uso dei media e dai social, manovrati dai medesimi signori, anche la nostra società meridionale e anche nelle nostre comunità parrocchiali. Non illudiamoci. Bisogna pregare, ascoltare molto la parola di Dio, pensare con il lume dello Spirito Santo, seguire Cristo unica guida, unico Maestro. Non possiamo cullarci solo su alcuni eventi di pietà popolare, che ancora tiene su aspetti appariscenti, ma molto povera ancora di adesione convinta e sincera alle esigenze del Vangelo, nonostante il lodevole sforzo con cui in questi anni noi sacerdoti abbiamo cercato di purificare e di evangelizzare. Dobbiamo mantenere ciò che di positivo vi è ancora, tutelare e far fruttificare, ma non può bastare, data la spinta travolgente delle lobbies che comandano la popolazione. Ma niente paura o resa. “Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente”, abbiamo ascoltato dall’Apocalisse. Con Lui si può ricominciare, si può rinnovare, si può partire, si può “sinodare”, ci si può convertire, si può soffrire, si può vincere.

Alle letture della S. Messa crismale fa eco il “Direttorio per la vita e il ministero dei presbiteri”, al numero 77: “La dimensione sponsale della vita del presbitero come pastore, farà sì che egli guiderà la sua comunità servendo con dedizione tutti e ciascuno dei suoi membri, illuminando le loro coscienze con la luce della verità rivelata, custodendo autorevolmente l’autenticità evangelica della vita cristiana, correggendo gli errori, perdonando, sanando le ferite, consolando le afflizioni, promuovendo la fraternità”.

Ovviamente il sacerdote, e per esteso ogni ministro ordinato, per illuminare le coscienze altrui deve continuamente fare illuminare dalla luce divina la propria coscienza. Permettetemi di raccomandare, di accentuare ciò che penso già operiate: la preghiera assidua e concentrata nella meditazione della Sacra Scrittura, sia nell’Ufficio con il commento patristico, e nel prosieguo dei salmi e dei cantici della liturgia delle ore, sia nei brani proposti giorno per giorno dal lezionario liturgico, nutrimento necessario per non morire nello spirito. Il sacerdote che man mano lascia la fedeltà alla liturgia delle ore muore nel suo spirito perché la preghiera attenta non irrora più la sua anima, che ben presto inaridisce e non porta frutto. La promessa sacerdotale della liturgia delle ore riceve sostegno maggiore anche dalle pratiche di pietà, come il rosario quotidiano e le devozioni approvate da secoli dalla Chiesa, raggi di luce che si aggiungono al fulgore della preghiera ufficiale. Non dobbiamo disdegnare la lettura teologica e spirituale, come anche uno spirito perspicace per comprendere l’attualità e ciò che dibatte la Chiesa e il mondo. Ricordiamo sempre lo slogan di qualche tempo fa: “Per il prete ogni mattina il Vangelo e il giornale”, altrimenti è tagliato fuori, fides et ratio, fede e cultura. Dobbiamo stare da preti su queste nostre belle montagne e colline, ovunque e comunque, ma non dobbiamo disperderci nelle valli, nelle foreste, o bloccarci sulle cime. In tutti i sensi pastorali e missionari.

Il sole che splende ogni giorno nella vita del sacerdote è la S. Messa, ossia l’incontro con Cristo nella sua Parola e nella comunione al suo Corpo e Sangue. Ogni giorno la S. Messa, anche feriale, salvo forza maggiore impediente, con la comunità, anche con pochi fedeli, o con confratelli nei ritiri spirituali o da soli con la compagnia dei Santi e di tanti fratelli sofferenti che si uniscono alla Messa dei sacerdoti che non possono avere fedeli presenti. Senza la Messa quotidiana, il sacerdote perde la strada, la sua giornata non ha più senso, le sue azioni risulteranno sterili, il suo cuore finisce intasato da altro. Dalla meditazione personale e assidua del lezionario liturgico, deriva il lodevole desiderio del sacerdote di comunicare anche ferialmente, seppure per pochi minuti, il messaggio delle letture proposte dalla Chiesa per nutrimento più chiaro e attento dei fedeli. Ma principalmente ne ricava giovamento lo stesso sacerdote che nella meditazione e nell’impegno del porgere arricchisce il suo animo nella “ruminatio” della Parola.

Miei cari sacerdoti di questa nostra amata Arcidiocesi, preghiamo sempre il Signore che ci doni lo spirito di pazienza, di sacrificio, di ardimento e zelo apostolico, di compassione con il nostro popolo nelle difficoltà materiali e spirituali, di paternità e fraternità, della virtù della speranza: così ho scritto nella sintesi da presentare ad limina alla domanda su quale opinione generale avessi sulla nostra Diocesi. Nell’incipit ho risposto di avere un’opinione, meglio, una certezza piena di speranza, la speranza in Cristo che non delude mai.

Le piaghe gloriose di Cristo ci guariscano da ogni male, il pellegrinaggio di S. Canio, celeste protettore diocesano, porti i frutti sperati, l’ordinazione episcopale del caro don Mimmo ci sproni a vivere tutti la vocazione del sacerdozio battesimale  e, a noi ordinati, la vocazione al sacerdozio ministeriale, i santi Oli e il sacro Crisma ci confortino nella lotta contro lo spirito del male, questo Corpo santo e questo Sangue prezioso ci portino la pace del cuore  e la salvezza eterna del cielo.

Gli occhi di tutti erano fissi su di Lui e disse: “Sèmeron, hodie, oggi, adesso!”.