Omelia giovedì santo 28 marzo 2024

28-03-2024

Omelia giovedì santo 28 marzo 2024

Miei carissimi battezzati, perché il battesimo è il principio. Partecipiamo all’Eucaristia perché nuove creature in Cristo nel sacramento della rinascita dal fonte battesimale, anche i sacerdoti sono tali perché chiamati all’Ordine sacro fra i battezzati. Siamo capaci di amore fraterno e di carità, di lavarci i piedi reciprocamente, perché nel Battesimo siamo fatti uno in Cristo, servo obbediente al Padre, che ci dona la grazia di mettere in pratica il suo comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”.

Il senso del Giovedì Santo: deporre le vesti delle sicurezze, indossare il grembiule del servizio, piegarci di fronte ai fratelli e alle sorelle che per le vie del mondo soffrono povertà, guerre, fame sete, persecuzione e sfruttamento, violenze ed emarginazione. Ma c’è anche la misericordia spirituale verso chi ha bisogno del consiglio, dell’insegnamento, dell’ammonizione, della consolazione, del perdono, della comprensione, della preghiera. Indossare il grembiule significa diventare servi degli altri, nelle opere verso tutta e integra la loro persona, anima e corpo.

È questo il comando del Maestro e Signore in quella sera della Cena, quando nel gesto dell’inginocchiarsi davanti agli Apostoli, spiegò in modo eloquente e senza simbologia che l’Eucaristia è vera, che quel Corpo suo, cioè tutta la sua Persona, sarebbe stato offerto pane sulla croce, che quel Sangue suo, cioè tutta la sua Vita, sarebbe stato versato dalle sue ferite, vino nuovo per la nuova ed eterna alleanza, che quell’offerta di amore infinito nel Cenacolo e sul Golgota, nel sacramento della Chiesa, sarebbe stata perpetua per sempre nella celebrazione della S. Messa ad opera del suo popolo, tramite i suoi ministri sacerdoti.

Miei cari fratelli e sorelle, il battezzato e cresimato non può crescere senza l’Eucaristia, almeno ogni domenica e solennità, ma anche tutti i giorni. Non può vivere di grazia continua il discepolo di Cristo vivo e vivente se non si sazia al Corpo santo e non si disseta al Calice di salvezza: né il fedele laico, né tantomeno i fedeli con i voti dei consigli evangelici, né a maggior ragione i ministri ordinati, specie i sacerdoti. Non ci può essere evangelizzazione e catechesi dei battezzati senza giungere, in una seria Iniziazione, alla mensa del sacrificio, sia per l’adolescenza che per la vita adulta.

Non ci può essere sacramento del Matrimonio e vita di famiglia cristiana senza la Comunione eucaristica. Resta solo un legame superficiale e basato solo sul dato naturale, senza la ricchezza della grazia eucaristica per i coniugi e i figli, per i giovani e gli anziani, per gli uomini e le donne, per i mariti e le mogli: Gesù Cristo, sole di giustizia e santità, splendore eterno nell’Ostia pura e nel Calice consacrato, solo Lui può donare pienamente al legame nuziale l’unità, la fedeltà, l’indissolubilità e la fecondità. Solo Gesù Cristo, nelle nozze con la sua Chiesa, celebrate sulla croce e sull’altare, può donare la grazia sacramentale ai battezzati e cresimati, uomo e donna, che rispondono alla vocazione del matrimonio e della famiglia. La crisi di tanti sposi è perché solo quel giorno del matrimonio li si vide all’altare e poi mai più, se non poche volte insieme e con i figli: i coniugi cristiani senza la Messa, partecipata con fede, sono come un sole appena all’alba e poi tramontato subito, e spesso per sempre. Eucaristia e matrimonio, Eucaristia e famiglia, S. Messa della domenica genitori e figli.

Ma come si può ricevere Gesù Cristo, Ostia purissima, se non ci pentiamo dei nostri peccati, specialmente quelli gravi o gravissimi, e ne commettiamo tanti, inutile e ipocrita negarlo. Prima lavò loro i piedi e li perdonò, poi li ammise alla mensa del pane e del vino: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”.  Siamo peccatori, e lui ci invita, ai crocicchi delle strade della nostra povera esistenza, la tavola è imbandita, la festa è aperta a tutti, ma dobbiamo avere la veste adatta. L’ha detto nella parabola degli invitati a nozze: la veste del Battesimo e della Penitenza. Dobbiamo stare attenti e vigilanti, nell’Eucaristia il padrone ritorna a noi e ci vuole pronti, desti, non distratti e dormienti, non immersi in crapule e diversivi. Il sacramento della Penitenza o Confessione o Riconciliazione: sta scomparendo dall’orizzonte del cattolico, insieme alla direzione e al consiglio spirituale, poiché pian piano sta scomparendo da tempo il senso e la consapevolezza del peccato, della giustizia e della misericordia di Dio, della potenza della Croce di Cristo, che rivela le ombre dell’anima e sconfigge le tenebre del nostro cuore. Come possiamo mangiare e bere alla mensa eucaristica, se rischiamo continuamente di mangiare e bere la nostra condanna, come si esprime l’apostolo Paolo?

L’Eucaristia è medicina dell’anima e farmaco di immortalità: gioia su questa terra e pace indicibile in cielo. Solo così il sacramento dell’Unzione degli infermi trova la sua giusta efficacia di coraggio nel nostro dolore e sollievo anche nelle nostre malattie, se lo riceviamo insieme all’Eucaristia, secondo la norma liturgica e canonica. Gesù, il Medico celeste, si china come un tempo sui nostri mali e anche sulla nostra agonia mortale per donarci forza, fiducia, certezza e risurrezione.

Battesimo ed Eucaristia: i due sacramenti pilastri dell’edificio spirituale che è la Chiesa. Tutti gli altri Sacramenti vi sono aggregati inscindibilmente per la testimonianza cristiana della carità. Inutile ogni sforzo di servizio al prossimo, o al limite solo passeggero e temporaneo, se non ancorato fortemente alla grazia battesimale ed eucaristica. E’ questo che vorremmo si comprendesse in un cammino catechistico serio e fruttuoso: se il battezzato, a tutte le età, si ritrova con fede e amore all’altare mensa, al Giorno del Signore, al giorno della risurrezione, per poi partire per le vie del suo mondo pieno di Spirito Santo e lavare i piedi agli altri nella disponibilità e nell’accoglienza.

Il battezzato che lascia la Domenica ha sempre giorni nuvolosi, il battezzato che lascia la Comunione eucaristica e la Confessione frequente ha sempre l’anima senza sole, il battezzato che non vive la Confermazione nello Spirito Santo, è uno che è nato, ma non è mai cresciuto. Ci aiuti la Madonna, la Madre del Signore: lei ci vuole tutti al suo Figlio nell’Eucaristia, tutti alla Messa, per vivere la Messa e il Vangelo nella vita di ogni giorno, inseriti negli ambienti che frequentiamo.

Ascoltiamo Gesù, seguiamo il Signore: “Fate questo in memoria di me, mangiate il mio Corpo, bevete il mio Sangue, lavatevi i piedi tra di voi, vi lascio la pace, vi do la mia pace”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Omelia giovedì santo 28 marzo 2024

Miei carissimi battezzati, perché il battesimo è il principio. Partecipiamo all’Eucaristia perché nuove creature in Cristo nel sacramento della rinascita dal fonte battesimale, anche i sacerdoti sono tali perché chiamati all’Ordine sacro fra i battezzati. Siamo capaci di amore fraterno e di carità, di lavarci i piedi reciprocamente, perché nel Battesimo siamo fatti uno in Cristo, servo obbediente al Padre, che ci dona la grazia di mettere in pratica il suo comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”.

Il senso del Giovedì Santo: deporre le vesti delle sicurezze, indossare il grembiule del servizio, piegarci di fronte ai fratelli e alle sorelle che per le vie del mondo soffrono povertà, guerre, fame sete, persecuzione e sfruttamento, violenze ed emarginazione. Ma c’è anche la misericordia spirituale verso chi ha bisogno del consiglio, dell’insegnamento, dell’ammonizione, della consolazione, del perdono, della comprensione, della preghiera. Indossare il grembiule significa diventare servi degli altri, nelle opere verso tutta e integra la loro persona, anima e corpo.

È questo il comando del Maestro e Signore in quella sera della Cena, quando nel gesto dell’inginocchiarsi davanti agli Apostoli, spiegò in modo eloquente e senza simbologia che l’Eucaristia è vera, che quel Corpo suo, cioè tutta la sua Persona, sarebbe stato offerto pane sulla croce, che quel Sangue suo, cioè tutta la sua Vita, sarebbe stato versato dalle sue ferite, vino nuovo per la nuova ed eterna alleanza, che quell’offerta di amore infinito nel Cenacolo e sul Golgota, nel sacramento della Chiesa, sarebbe stata perpetua per sempre nella celebrazione della S. Messa ad opera del suo popolo, tramite i suoi ministri sacerdoti.

Miei cari fratelli e sorelle, il battezzato e cresimato non può crescere senza l’Eucaristia, almeno ogni domenica e solennità, ma anche tutti i giorni. Non può vivere di grazia continua il discepolo di Cristo vivo e vivente se non si sazia al Corpo santo e non si disseta al Calice di salvezza: né il fedele laico, né tantomeno i fedeli con i voti dei consigli evangelici, né a maggior ragione i ministri ordinati, specie i sacerdoti. Non ci può essere evangelizzazione e catechesi dei battezzati senza giungere, in una seria Iniziazione, alla mensa del sacrificio, sia per l’adolescenza che per la vita adulta.

Non ci può essere sacramento del Matrimonio e vita di famiglia cristiana senza la Comunione eucaristica. Resta solo un legame superficiale e basato solo sul dato naturale, senza la ricchezza della grazia eucaristica per i coniugi e i figli, per i giovani e gli anziani, per gli uomini e le donne, per i mariti e le mogli: Gesù Cristo, sole di giustizia e santità, splendore eterno nell’Ostia pura e nel Calice consacrato, solo Lui può donare pienamente al legame nuziale l’unità, la fedeltà, l’indissolubilità e la fecondità. Solo Gesù Cristo, nelle nozze con la sua Chiesa, celebrate sulla croce e sull’altare, può donare la grazia sacramentale ai battezzati e cresimati, uomo e donna, che rispondono alla vocazione del matrimonio e della famiglia. La crisi di tanti sposi è perché solo quel giorno del matrimonio li si vide all’altare e poi mai più, se non poche volte insieme e con i figli: i coniugi cristiani senza la Messa, partecipata con fede, sono come un sole appena all’alba e poi tramontato subito, e spesso per sempre. Eucaristia e matrimonio, Eucaristia e famiglia, S. Messa della domenica genitori e figli.

Ma come si può ricevere Gesù Cristo, Ostia purissima, se non ci pentiamo dei nostri peccati, specialmente quelli gravi o gravissimi, e ne commettiamo tanti, inutile e ipocrita negarlo. Prima lavò loro i piedi e li perdonò, poi li ammise alla mensa del pane e del vino: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”.  Siamo peccatori, e lui ci invita, ai crocicchi delle strade della nostra povera esistenza, la tavola è imbandita, la festa è aperta a tutti, ma dobbiamo avere la veste adatta. L’ha detto nella parabola degli invitati a nozze: la veste del Battesimo e della Penitenza. Dobbiamo stare attenti e vigilanti, nell’Eucaristia il padrone ritorna a noi e ci vuole pronti, desti, non distratti e dormienti, non immersi in crapule e diversivi. Il sacramento della Penitenza o Confessione o Riconciliazione: sta scomparendo dall’orizzonte del cattolico, insieme alla direzione e al consiglio spirituale, poiché pian piano sta scomparendo da tempo il senso e la consapevolezza del peccato, della giustizia e della misericordia di Dio, della potenza della Croce di Cristo, che rivela le ombre dell’anima e sconfigge le tenebre del nostro cuore. Come possiamo mangiare e bere alla mensa eucaristica, se rischiamo continuamente di mangiare e bere la nostra condanna, come si esprime l’apostolo Paolo?

L’Eucaristia è medicina dell’anima e farmaco di immortalità: gioia su questa terra e pace indicibile in cielo. Solo così il sacramento dell’Unzione degli infermi trova la sua giusta efficacia di coraggio nel nostro dolore e sollievo anche nelle nostre malattie, se lo riceviamo insieme all’Eucaristia, secondo la norma liturgica e canonica. Gesù, il Medico celeste, si china come un tempo sui nostri mali e anche sulla nostra agonia mortale per donarci forza, fiducia, certezza e risurrezione.

Battesimo ed Eucaristia: i due sacramenti pilastri dell’edificio spirituale che è la Chiesa. Tutti gli altri Sacramenti vi sono aggregati inscindibilmente per la testimonianza cristiana della carità. Inutile ogni sforzo di servizio al prossimo, o al limite solo passeggero e temporaneo, se non ancorato fortemente alla grazia battesimale ed eucaristica. E’ questo che vorremmo si comprendesse in un cammino catechistico serio e fruttuoso: se il battezzato, a tutte le età, si ritrova con fede e amore all’altare mensa, al Giorno del Signore, al giorno della risurrezione, per poi partire per le vie del suo mondo pieno di Spirito Santo e lavare i piedi agli altri nella disponibilità e nell’accoglienza.

Il battezzato che lascia la Domenica ha sempre giorni nuvolosi, il battezzato che lascia la Comunione eucaristica e la Confessione frequente ha sempre l’anima senza sole, il battezzato che non vive la Confermazione nello Spirito Santo, è uno che è nato, ma non è mai cresciuto. Ci aiuti la Madonna, la Madre del Signore: lei ci vuole tutti al suo Figlio nell’Eucaristia, tutti alla Messa, per vivere la Messa e il Vangelo nella vita di ogni giorno, inseriti negli ambienti che frequentiamo.

Ascoltiamo Gesù, seguiamo il Signore: “Fate questo in memoria di me, mangiate il mio Corpo, bevete il mio Sangue, lavatevi i piedi tra di voi, vi lascio la pace, vi do la mia pace”.