Omelia Giovedì Santo 2023, Cena del Signore
“Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi”, dice Gesù agli apostoli, come lo dice anche a noi questa sera della santa Messa nella Cena del Signore, detta da noi cristiani latini Ultima Cena, nel senso di nuova e definitiva e detta Mistica Cena dai cristiani orientali nel senso di Cena del mistero di Cristo eucaristico. Mangiare la Pasqua nel linguaggio liturgico e spirituale del popolo ebraico significava radunarsi in famiglia e, con la presidenza del padre, si pregava e si mangiava in senso rituale un agnello sacrificato e sgozzato, passato al fuoco, in memoria dell’agnello della liberazione dalla schiavitù d’Egitto, al momento dell’Esodo, come abbiamo ascoltato nella prima lettura.
Ma nella Cena del Signore, ultima e mistica, Gesù si concentra sul pane, lo spezza, dicendo che è il suo Corpo per noi. Poi prende il calice del vino, lo offre, dicendo che è il calice della nuova alleanza nel suo Sangue, e comanda di fare questo ogni volta in sua memoria. Così ci ha confermato l’apostolo Paolo nella seconda lettura: trasmette a noi ciò che a lui è stato trasmesso.
Nella nuova Cena di Pasqua Gesù rivela che è lui il vero Agnello immolato e bruciato, prefigurato profeticamente nell’antico agnello dell’esodo: d’ora in poi bisogna mangiare il suo Corpo e bere il suo Sangue, all’antica alleanza nel sangue di un animale si dà compimento con l’eterna alleanza nel Sangue del Figlio di Dio fatto uomo, senza macchia, che si immola sulla croce, risorge il terzo giorno, manda lo Spirito Santo, ritornerà alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine.
Carissimi, vorrei fermarmi sul comando di Gesù: “Fate questo in memoria di me”. Non si tratta solo di un ricordo religioso o di una commemorazione rituale, non lo era neppure per la pasqua esodale del popolo ebraico, ma, come allora, si tratta di una evocazione che diventa realtà, cioè memoria liturgica e sacramentale della “Cena del Signore”. Significa che, per la potenza dello Spirito Santo, si riattualizza, avviene adesso, come al momento fondativo, perché la parola di Cristo non è relegata a un momento storico e poi solo ad una illusoria cerimonia: Gesù parla di nuova ed eterna alleanza, cioè la potenza di salvezza di quegli eventi, la cena, la crocifissione, la morte, la risurrezione, sono un unico e assoluto evento tanto potente dal perpetuarsi ogni volta, come afferma il testo evangelico annunciato, scritto dal testimone Giovanni apostolo.
D’altronde, se già noi spesso, e con trasporto ed emozione, ricordiamo circostanze e fatti della nostra vita, ma solo come pensiero senza poterli ripetere, quanto più la potenza della parola di Cristo, del suo dono d’amore in croce, della gloriosa risurrezione del suo corpo, può essere non solo ricordato, ma per l’epiclesi dello Spirito, mandato dal Padre, e l’imposizione delle mani del sacerdote, anche realmente celebrato e avverato, per ottenerne ogni volta la salvezza e la redenzione. “Fate questo ogni volta in memoria di me”: ecco perché, miei cari, non mi stancherò mai di raccomandare la santa Messa, perché nella festa della Pasqua cristiana si dispiega liturgicamente la celebrazione della passione, morte e risurrezione di Cristo e questo avviene sempre ogni domenica e ogni giorno nella celebrazione eucaristica.
La santa Messa, e la riforma liturgica attuale lo ribadisce, è il culmine e la fonte di tutta la vita cristiana: dispiace e stupisce che molti cattolici, giovani e adulti, trovino tante difficoltà e ostacoli per la partecipazione fervente e attenta alla celebrazione eucaristica, vuol dire che non hanno compreso quasi nulla, dopo tanto cammino catechetico, oppure mi viene il sospetto che abbiano compreso abbastanza per rifiutare o evitare tanto mistero di passione e di amore, quale la presenza e il dono reale, vero e sostanziale di Cristo morto e risorto che si rinnova nella Messa, dove sacrificio e comunione, altare e mensa, si fondono in unica realtà, e non in fantasia.
Cristo non è venuto per ingannarci con favole e allegorie, Cristo è venuto con acqua e sangue, come afferma l’apostolo Giovanni, e nell’Eucaristia lui è presente in corpo, sangue, anima e divinità. L’Eucaristia dunque ci insegna e ci permette di vivere la carità, perché è attingendo e mangiando la carità di Cristo nella comunione a lui, Ostia santa e pura, noi possiamo avere la forza e il coraggio di diventare carità e amore per gli altri. Solo facendo questo in memoria sua, sacerdoti e altri fedeli, secondo la propria vocazione ecclesiale, noi potremo fare memoria sua nella missione eucaristica di amore, perdono, pace e soccorso agli altri bisognosi.
“Fate questo in memoria di me”, non si riferisce solo ai sacerdoti consacranti, ma si riferisce a tutti i battezzati e cresimati, che pentici e contriti, assolti e riconciliati, accedono al sacramento dell’amore. “Fate questo in memoria di me”: esorta e comanda il Salvatore Gesù Cristo a tutti. Come duole che molti e molti non si confessano e non ricevono la comunione con Cristo Ostia almeno, dice la santa Chiesa, almeno a Pasqua, proprio per coloro che, con cuore indurito o distratto, è da tanti e tanti anni che non ricevono il cibo di vita eterna e la bevanda di salvezza.
“Fate questo in memoria di me”, significa che Cristo, Maestro e Signore nostro, si è cinto i fianchi con il grembiule e ha lavato i piedi agli Apostoli, cioè si è fatto servo nostro nell’Eucaristia, come già nel cenacolo e sul calvario, così anche noi, mangiando il suo Corpo e bevendo il suo Sangue, sotto le specie del pane e del vino consacrati, diventiamo servi degli altri fratelli e sorelle. “Come ho fatto io, fate anche voi”, dice Gesù, servo fedele del Padre, servo sofferente per la nostra redenzione.
Cari fratelli e sorelle, cari sacerdoti, questo è il centro da cui si parte per ogni periferia, Gesù Cristo eucaristico da partecipare, da assumere, da adorare, da testimoniare. La crisi dei cristiani oggi è proprio perché è assente nella loro pratica di vita la potenza oggettiva dell’Eucaristia, sia per quelli che non la ricevono da decenni, sia per quelli che la ricevono ogni giorno, ma con distrazione e mancato amore. L’Eucaristia non può essere solo il punto di arrivo come dicono alcuni, e poi non si arriva mai, ma deve essere ancor di più il punto di partenza: almeno c’è Uno, c’è lui da cui e per cui partire.
Invochiamo la Vergine Maria che è stata sempre in comunione con Cristo, con il suo corpo, il suo sangue, la sua anima e la sua divinità. Invochiamola perché interceda presso lo Spirito Santo che ci converta di più al suo Figlio presente nel sacramento dell’Eucaristia. Ci sostengano i nostri santi, il patrono S. Canio e i nostri protettori S. Antonio, S. Mariano e S. Laviero.
“Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue, mangiatetene e bevetene tutti, fate questo in memoria di me”