Omelia, giorno di Natale 2019, Cattedrale.

25-12-2019

Omelia, giorno di Natale 2019, cattedrale.

“Maria, figlia di Sion, feconda e sempre vergine, partorisce il Signore…Nell’ombra del presepe giace povero e umile il Creatore del mondo…Sorge una nuova luce nella notte del mondo: Adoriamo il Signore”, così canta l’inno mattutino del tempo di Natale. Fa eco il profeta Isaia nella Messa della notte di Natale: “Un popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). Dal mirabile inizio del vangelo di Giovanni abbiamo ascoltato: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo…e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,4.9.14). E Cristo ci rivela nel Vangelo: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Questo verso evangelico è anche il titolo e il contenuto delle mie indicazioni diocesane per l’anno liturgico-pastorale 2019-2020, con la Visita Pastorale in atto, sulla traccia di papa Francesco nella sua prima Enciclica Lumen fidei: la luce della fede, dono di Cristo luce del mondo e sole di giustizia che sorge dall’alto. “Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio…Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente”, abbia udito dalla Lettera gli Ebrei (Eb 1, 2-3)

Cari fratelli e sorelle, rev.do parroco e vicario generale don Domenico, rev.do don Samuel, rev.do don Pierpaolo, caro seminarista Alberto, cari ministranti e collaboratori laici delle due parrocchie di S. Maria Assunta e di S. Antonio in Acerenza, ma dall’augusta cattedrale vorrei proiettare lo sguardo su tutta l’Arcidiocesi: la festa del Natale del Signore è la vera festa della luce. Da qui la tradizione che, nei giorni più brevi dell’anno coincidenti con le solennità natalizie, accendiamo luci nelle case e nelle strade, per significare e salutare con gioia la vera luce che è Gesù, il sole di giustizia che sorge dall’alto.

Non basta all’uomo la luce della sua esistenza, non basta la luce della sua intelligenza e della scienza, quella delle conquiste tecniche, non basta neppure il suo pensiero filosofico o la sua ricerca religiosa, neppure la sua produzione artistica o il suo benessere economico, neppure i sentimenti più nobili ed elevati. L’uomo si scopre sempre insoddisfatto, spesso decisamente infelice, comunque desideroso di qualcos’altro che possa saziare la sua fame e dissetare la sua arsura. Inoltre scorge nel suo spirito il desiderio imperioso del bene, ma si ritrova sempre mancante, fallibile e peccatore: invoca allora una luce diversa e superiore, che non può trovare dentro di sé. Solo chi l’ha creato lo comprende e lo avvicina, lo può perdonare nel suo pentimento sincero, lo può soccorrere nella prova, lo può salvare dalla sua situazione di morte. Solo chi lo ama veramente lo vuole redimere da ogni colpa a partire da quella originale, solo chi lo ama dall’eternità può scendere dal cielo e incarnarsi e farsi uomo in tutto simile alla sua creatura prediletta, eccetto il peccato. Solo chi lo ama veramente può nascere in una grotta, adibita a stalla, nella umana povertà e umiltà, per condividere con noi la via della sofferenza e della croce e far fiorire la vita nuova nella risurrezione.

Al di là dell’aspetto invadente del commercio, del consumo, del divertimento, che ormai caratterizza il tempo festivo del Natale, siamo interpellati inesorabilmente dal nostro cuore inquieto a cercare il Bambino di Betlemme: non ci bastano le fantasie e le favole imbastite per questi giorni di vacanze. Proprio questo luccichio e questo chiasso lasciano un vuoto dentro, se non si va alla causa delle cause. La festa di Natale è la festa della nascita di Cristo dalla Vergine Maria, è la festa del Figlio di Dio, Verbo eterno che si fa carne, è il Messia Figlio di Davide che si abbandona fra le braccia forti di Giuseppe di Nazaret, è il vero Dio che si manifesta ai Magi venuti dall’oriente, da culture e religioni diverse per convertirsi a lui.  La rivelazione biblica ci illumina ancora: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9,5).  In un mondo confuso, e orgoglioso della propria confusione, e noi ammaliati da questo fumo, abbiamo bisogno dell’aiuto e del consiglio di Gesù, il quale vivo e risorto ci dona il suo Spirito Santo Paraclito. Senza l’ammirevole consiglio di Cristo, cioè la sua parola e la sua grazia, noi non possiamo fare nulla. Ma Gesù è il Dio potente, può guarirci dal peccato, può liberarci dalle spire dell’antico serpente, vuole la nostra gioia e la nostra salvezza, vuole instaurare il suo regno d’amore nel nostro cuore e ci chiede di aprirlo a lui che sta alla porta e bussa. Gesù rivela la misericordia del Padre: una misericordia senza limiti, una bontà infinita paterna e materna insieme, un amore tanto grande che nella potenza divina arriva all’incarnazione della persona del Figlio per camminare insieme a noi e arrivare fino alla morte di croce. Gesù è pace, quella vera, che non è frutto di calcolo o compromesso, che non è frutto di astuzia umana per preparare successivi inganni e conflitti, Gesù è il principe della pace, il suo regno è la pace, perché lui è mite e umile di cuore e da lui, Maestro di pace, occorre imparare.

Cari, contemplando il Bambino di Betlemme, adagiato in una mangiatoia, che in latino si dice presepe, meditiamo sulle parole divine proclamate nella Notte santa. “Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,9): noi che abbiamo vegliato nella preghiera durante l’Avvento, come i pastori sui monti di Giudea, ascoltiamo adesso l’angelo del Signore che si presenta al nostro cospetto e muoviamoci senza indugio verso Betlemme. Si presenta tramite la parola di Dio, custodita e annunciata dalla Chiesa; si presenta tramite la comunità ecclesiale formata dai nostri fratelli e sorelle nel battesimo e nella cresima; si presenta tramite i poveri e i bisognosi che chiedono pane, acqua, vestiti, accoglienza, aiuto, vicinanza. Facciamoci avvolgere anche noi dalla gloria del Signore, in questi giorni santi di Natale. Come? Con i Sacramenti della grazia: la Confessione e il pentimento dei nostri peccati presso i sacerdoti, la Comunione eucaristica con la partecipazione alle solennità liturgiche, con la riconciliazione in famiglia e nell’ambiente in cui viviamo, con l’annuncio della fede ai ragazzi e ai giovani, con la collaborazione gioiosa nella Chiesa e la testimonianza cristiana nella società. Tutta la Visita Pastorale nella nostra arcidiocesi, miei cari, prende contenuto ed efficacia da questa certezza: il mistero di Cristo si realizza qui ed ora: Betlemme è qui, Nazaret è adesso, la morte e la risurrezione di Cristo si realizza ora, con la sua presenza sacramentale. Tutta la mia Visita nelle parrocchie, per monti e per valli, si riassume nell’esclamazione gioiosa e natalizia: “Benedetto il Signore Dio che ha visitato e redento il suo popolo!” (cfr Lc 1,68) e riprendendo la prima lettura, oggi proclamata, il profeta Isaia ci riempie di letizia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia al salvezza, che dice a Sion-Regna il tuo Dio-!” (Is 52,7). Con i piedi di Cristo, divini e santi, cammina la sua Chiesa, per portare ovunque la Buona Notizia: il Bambino è qui, Principe di pace. Le porte degli Inferi non prevarranno.

Certo, nella nostra fragilità potremmo aver paura di una vocazione così grande e impegnativa, potremmo scoraggiarci di fronte a una missione così difficile, potremmo essere tentati di rinunciare alla vita cristiana. “Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2, 10-11).  Non dobbiamo temere, c’è Gesù Cristo al nostro fianco. Non ci avrebbe chiesto un lavoro evangelico così esaltante se non ci fosse lui a sostenerci e a donarci la forza; desidera la nostra disponibilità, e tutto il resto lo fa lui, con la sua potenza d’amore e la nostra umile collaborazione. Maria e Giuseppe di Nazaret sono stati chiamati ad una realtà inimmaginabile, hanno detto solo di sì e poi tutto nella loro vita è accaduto secondo la parola di Dio.

Affidiamoci anche alla loro potente intercessione per percorrere i sentieri del Vangelo. Quale allora il nostro augurio? Non con parole banali, ma con gli angeli di Betlemme, proclamiamo anche noi nell’intimo e agli altri che incontriamo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama!” (Lc 2,14). Nello scambio dei saluti natalizi e dei cari sentimenti con le persone, vicine e lontane, evitiamo frasi fatte che non dicono più nulla, ma diciamo con fede e con cuore: “Gloria a Dio! Pace agli uomini!”. La gloria di Dio manifestiamola con la vita, la pace agli uomini facciamola con le opere. Gesù Bambino ci doni il suo celeste sorriso e ci benedica con la sua piccola, ma potentissima mano.