Omelia Corpus Domini, celebrazione solenne diocesana in cattedrale 8 giugno 2023

08-06-2023

Omelia Corpus Domini, celebrazione solenne diocesana in cattedrale 8 giugno 2023

    Carissimi fratelli e sorelle, cari sacerdoti concelebranti, tra i quali i canonici e i parroci, care religiose, in particolare le suore e madre generale di S. Bernardetta del Burundi, fra le quali alcune sorelle emetteranno il rinnovo dei voti annuali, cari tutti battezzati e cresimati che vi nutrite del pane vivo disceso dal cielo, del pane di vita eterna, che è la carne del Signore crocifisso e risorto. Cari seminaristi, ministri istituiti e ministranti, spettabili autorità civili, fra i quali il signor Sindaco, gentili collaboratori liturgici della cattedrale, un saluto affettuoso porgo a voi tutti. Nel cammino sinodale diocesano abbiamo voluto anche questo segno di comunione, partecipazione e missione, ossia la celebrazione del Corpo e del Sangue del Signore nel giorno del calendario liturgico universale qui in cattedrale e nella cittadina con la processione eucaristica, insieme tutti i fedeli, clero religiosi e laici, per manifestare adorazione e lode al mistero di amore e di fede che è il dono eucaristico del Corpo,  Sangue,  Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo. È un itinerario liturgico e spirituale di fondamentale importanza nelle presenti solennità: tramite il Risorto, asceso alla destra del Padre, procede lo Spirito di Pentecoste che ci rivela la verità tutta intera, cioè la Trinità delle Persone nell’unica Sostanza divina e fruttifica nella Chiesa con la perennità sacramentale del sacrificio di Cristo e della comunione con lui suscitando sull’altare e mensa la presenza reale di Cristo. Anche le feste di Maria SS. Madre del Verbo incarnato e le memorie dei Santi devono essere presentate ed evangelizzata inserita in questo contesto pasquale e pentecostale. L’occasione comunitaria riveste anche un’accorata invocazione a Cristo nel SS. Sacramento per la salute fisica e il vigore spirituale di Sua Santità Papa Francesco in questo momento ulteriore di infermità: il Signore lo sostenga per continuare la missione di Pastore della Chiesa universale.

Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere… per sapere quello che avevi nel cuore”, afferma la prima lettura dal Deuteronomio riferendosi al cammino sinodale del popolo di Dio nell’arsura e nella fame del deserto, soccorso dal Signore con la manna e la carne, e l’acqua zampillante. Il popolo eletto comprese che non si vive solo delle necessità materiali, ma di tutto ciò che esce dalla bocca di Dio, cioè la sua Parola eterna, il Logos, che si incarna ed è Gesù Cristo,  che è il vero cibo di vita eterna, nell’Eucaristia il suo Corpo e il suo Sangue, roccia da cui sgorga l’acqua della vita e nel deserto del nostro duro cammino terreno lui è la manna nascosta che conosce solo chi lo segue e chi lo ama.

Nel vangelo di Giovanni, che abbiamo proclamato e ascoltato, è scritto: coloro che ascoltarono la rivelazione del pane di vita eterna che è la carne di Cristo e del Sangue prezioso da mangiare e bere, rimasero interdetti e scandalizzati, si misero a discutere tra di loro aspramente e andarono via, tanto che perfino gli Apostoli furono tentati dalla incomprensione e dalla perplessità, da pensare di lasciare anche loro la sequela di Gesù. Ovviamente questa reazione così dura alle parole di Gesù si spiega solo considerando che il Signore non parlava di qualcosa di morale o simbolico, del tutto accettabile, ma voleva rivelare chiaramente di mangiare lui per avere da lui la risurrezione nell’ultimo giorno, ossia la vita piena e totale per sempre, per rimanere lui in noi e noi in lui, la comunione. Lo si comprenderà chiaramente nell’ultima cena, nella crocifissione e morte, nella sepoltura, nella risurrezione, nel dono del Paraclito.

Riascoltiamo la Parola della verità: “Come il Padre, che dà la vita, ha mandato me, e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”. La mente si immerge nella luce della verità e il nostro cuore palpita per l’altezza del suo amore. Cioè, Gesù vuole essere mangiato nel sacramento eucaristico per donarci la stessa vita che lui ha con il Padre. Mi domando: abbiamo compreso in tutti questi secoli il dono dell’Ostia santa, il miracolo dell’altare, il mistero della fede, l’Agnello di Dio immolato per noi, la redenzione perenne dalla potenza di quell’unico perfetto sacrificio sulla croce, la mensa che prepara la gioia eterna.  Abbiamo compreso almeno qualcosa? Seguiamo la Santa Vergine che fu sempre in comunione con questo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di suo Figlio? Seguiamo i martiri e i confessori, che dall’Eucaristia ottennero la forza e il coraggio di vivere da veri discepoli del Signore in mezzo alle onde fluttuanti e minacciose del mondo?

Cari miei fratelli sacerdoti, siamo diventati ministri del Signore a servizio della Chiesa per la salvezza nostra e del mondo. Tanti sono i nostri doveri e gli impegni di apostolato e di missione, ma la realtà fondamentale, la più bella, a cui siamo chiamati, insieme alla celebrazione degli altri sacramenti, è la celebrazione della SS. Eucaristia. Quelle parole che commuovono il mondo: “Questo è il mio Corpo offerto, questo è il mio Sangue versato, per la nuova ed eterna alleanza, mangiate e bevetene, fate questo in memoria di me”. Quando innalziamo l’Ostia santa e il calice di salvezza eleviamo Cristo salvatore sulle sofferenze e desideri del mondo intero: sovrasta il Signore presente realmente e sostanzialmente nel Pane e nel Vino consacrati, sovrasta il mondo intero, non per schiacciarlo con la sua presenza divina e potente, ma per salvarlo e servirlo per l’amore infinito che è Dio stesso. Nel primo anniversario della nascita al cielo di mons. Scandiffio, sacerdote vescovo di questa nostra cara arcidiocesi per molti anni: offriamo preghiere e suffragi per la sua anima benedetta. Come non ricordarlo quando, con le lacrime agli occhi e voce commossa, parlava, meditava e predicava sull’Eucaristia, il Corpus Domini?

Care religiose, perché avete seguito la vocazione della vita consacrata? Chi vi ha chiamato al servizio dei poveri nella castità, povertà e obbedienza? A vivere i consigli evangelici con fedeltà e umiltà? Chi vi dà la grazia per continuare il cammino di consacrazione e di amore verso Dio e il prossimo? lo sapete, lo sappiamo, perché vale per tutti i fedeli: è la potenza che promana dal Cristo eucaristico, mangiato e adorato, che regge e illumina l’esperienza della consacrazione religiosa. Agite fedelmente nella vostra missione nel mondo, ma non dimenticate di ricevere la Vittima dell’altare e di adorarlo Ostia di pace e di amore.

E voi cari fedeli laici, inseriti in mille situazioni del mondo, nel matrimonio e nella famiglia, nella professione lavorativa e nella collaborazione con i sacerdoti, nella testimonianza cristiana e nelle prove: chi vi dà tanta forza per camminare nel mondo, per guidare i vostri ragazzi e i vostri giovani, per custodire gli ammalati e soccorrere i bisognosi?  Non illudiamoci di saper fare da soli, occorre al battezzato e al cresimato, allo sposato e all’ordinato, al consacrato e al sofferente il duplice fondamento assiduo e sincero della Penitenza sacramentale e dell’Eucaristia. Non vi è altro metodo, poiché questo è ciò che ha stabilito il Signore per i suoi discepoli e per la sua Chiesa, luce del mondo e sale della terra.

Allora cari fratelli sacerdoti presbiteri e cari diaconi nell’Ordine sacro, care suore delle varie congregazioni presenti in Diocesi, cari tutti, ricordiamo come ci ha detto l’Apostolo nella prima lettera ai Corinzi: vi nutrite al calice della benedizione e al pane spezzato, via i risentimenti, via le discordie, lontano da noi  le divisioni, fonte di offesa e di invidia, ma unità di intenti e concordia amorevole perché “vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo. Tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”.

 

 

 

Ci riferisce frate Antonio da Padova, il Dottore evangelico:

 

“Cristo che è la tua vita, sta appeso davanti a te, perché tu guardi nella croce come in uno specchio. Lì potrai conoscere quanto mortali furono le tue ferite, che nessuna medicina avrebbe potuto sanare, se non quella del sangue del Figlio di Dio”

 

“Se predichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; se lo invochi, addolcisci le amare tentazioni; se lo pensi, ti illumina il cuore; se lo leggi, egli ti sazia la mente”

 

“Chi vuole ricevere degnamente il Corpo del Signore, si cinga i fianchi con la cintura della castità, fortifichi gli affetti della mente con l’esempio dei santi e traduca le parole in opere”