Omelia. Assunzione di Maria SS. al Cielo. 15 agosto 2019
Carissimi fratelli e sorelle, cari devoti e, spero con tutto il cuore, imitatori di Maria SS., nella grazia di Gesù Cristo nostro Signore. Saluto con affetto fraterno e sacerdotale i presbiteri partecipanti a questa celebrazione dell’Assunzione della Vergine Maria al cielo in anima e corpo: il parroco don Domenico e vicario generale dell’Arcidiocesi, il presidente del Capitolo don Antonio, il vicario parrocchiale don Samuel, il canonico don Marcello. Saluto le Suore di S. Bernardetta del Burundi, i collaboratori delle parrocchie della cittadina. Un saluto cordiale al signor Sindaco, alle Autorità di pubblica sicurezza e ai responsabili di impegno socio-culturale. Un saluto particolare ai sofferenti e agli anziani, presenti o, maggiormente numerosi, nelle famiglie o nelle case di cura: offrono insieme a noi e per noi le loro prove, in unione alla passione di Cristo e ai dolori di Maria, per la redenzione del mondo.
Nella celebrazione della Vergine Assunta, a cui è dedicata questa antica basilica cattedrale, sia nella vigilia che nella festività odierna, abbiamo ascoltato dalla parola di Dio che Maria è la nuova arca di Dio piantata in mezzo alla nuova e definitiva tenda, ossia la Chiesa. Come l’antica arca conteneva le tavole della Legge, cosi Maria SS. porta nel suo grembo la nuova legge divina che è Gesù Cristo, Figlio di Dio. Veneriamola cosi, la Madre di Cristo, nuova arca dell’alleanza, poiché da Lei ha preso carne ed è stato partorito gloriosamente il Figlio di Dio venuto sulla terra per salvarci dal male, dal peccato e dal Maligno (cfr 1Cr 16,1).
Tutta questa profezia dell’Antico Testamento viene ripresa nell’Apocalisse di S. Giovanni, quando vede aprirsi il tempio di Dio in cielo e apparire nel tempio l’arca dell’alleanza: il tempio celeste di Dio, la Chiesa trionfante, con al centro l’arca santa e subito il segno celeste e grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle, incinta e nel travaglio del parto. Come l’antico Israele nel suo cammino secolare di prove e dolori, cosi si presenta il nuovo Israele, la Chiesa di Cristo, nel suo cammino di persecuzione e di martirio. Ma la santa Chiesa è rivestita del sole, cioè di Dio, sotto i piedi ha la luna, cioè supera il tempo e i secoli pur in mezzo alle innumerevoli difficoltà, è coronata di dodici stelle, cioè è ferma e stabile nella fede tramandata dagli Apostoli del Signore, nel continuo parto del Figlio maschio, cioè il Signore Gesù, pur insidiata dal drago rosso che vuole divorare il Figlio della Donna e annientarlo. Questa mirabile visione della santa Chiesa, nella storia e nel vittoria finale, trova la sua realizzazione nella vergine Maria e nel suo Figlio salvatore (Apc 11,19.12,1-4).
Quando per la potenza della Pasqua di Cristo il nostro corpo si rivestirà di immortalità si compirà la parola della Scrittura, dice S. Paolo, e noi potremo esclamare di gioia: “Dov’è o morte la tua vittoria?”. Nell’ assunzione di Maria al cielo, tutta santa e tutta pura, nella sua persona anima e corpo, a termine della sua vita terrena, dopo il suo addormentarsi fra le braccia di Cristo risorto, possiamo già vedere con sicurezza il trionfo sul pungiglione della morte, che è il peccato. Nella sua glorificazione Maria, Immacolata Madre di Dio, senza peccato originale e quindi senza peccati attuali, ha il corpo vestito di immortalità (cfr 1Cor, 15,54-56). Maria SS., per mezzo di Cristo, ha già avuto il dono della risurrezione dalla carne e in Cristo ha ricevuto la vita per sempre. Prima è risorto Cristo che è la primizia, e poi alla sua venuta risorgono quelli che sono di Cristo, ma dato che Lei è di Cristo fin dall’inizio del suo concepimento, anzi fin dall’inizio della creazione Immacolata Concezione, allora in lei l’ultimo nemico che è la morte è già stato annientato (cfr 1Cor 15, 20-27). Maria è risorta e in anima e corpo assunta al cielo di Dio perché totalmente di Cristo.
La liturgia della Parola in questa solennità, che accomuna cristiani latini e romani, nonché cristiani bizantini e orientali, l’oriente e l’occidente, ci invita ad esclamare a Cristo: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”, cioè beata tua Madre, ma ancor di più il Vangelo ci esorta ad essere come Maria, secondo la parola del suo Figlio divino: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”. Gesù ci fa capire la grandezza ineffabile della Vergine Maria sua Madre anzitutto per il suo ascolto e la sua obbedienza. Ha concepito il Figlio di Dio perché ha ascoltato con totale docilità la parola di Dio e l’ha osservata con obbedienza e amore (cfr Lc 11,27-28). Allora anche noi oggi con il Vangelo diciamo con fervore: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!… Beata Colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto!”. Con Maria magnifichiamo il Signore ed esultiamo in Dio salvatore perché ha guardato all’umiltà della sua serva e di generazione in generazione chiamiamola Beata. L’Onnipotente e il Santo grandi cose ha compiuto in Lei perché la sua misericordia si stende su coloro che lo temono, cioè i poveri in spirito, i miti, i puri di cuore, i misericordiosi, gli operatori di pace, i perseguitati a causa della giustizia, ossia della fedeltà a Dio. Invece il braccio potente di Dio, canta la vergine Maria, disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti dai loro troni, rimanda i ricchi a mani vuote cfr Lc 1, 39-56).
Accogliamo la parola di Dio per bocca della santa Vergine Maria: in quale schiera vogliamo situarci? fra i superbi e i prepotenti che seguono il drago rosso, cioè Satana, o fra gli umili servi del Signore che pur nelle sofferenze sono da Lui soccorsi, innalzati e ricolmati di beni? Il cantico della Vergine Maria, che abbiamo ascoltato dal vangelo di Luca, ci pone di fronte a una scelta ben precisa: la via di Maria che poi è quella di Cristo che è luce, verità e vita, o la via del Maligno che poi è quella dell’odio e della morte? Al di là di questo tempo di vacanza e riposo, di diversivo e di distrazione, la festa dell’Assunta ci ricorda che l’uomo deve sempre una risposta alle domande fondamentali del senso della sua vita: la fede e il bene che lo preparano all’eternità felice con Dio o il niente e il male che lo fanno precipitare nell’oscurità eterna.
Vorrei terminare invitandovi a pensare alla giovinezza di Maria SS. che, nella fedeltà a Dio Padre e al suo Cristo, si mantiene pura e forte fino al Regno dei cieli. Papa Francesco, il 25 marzo di quest’anno, nella Santa Casa di Loreto, ha inviato l’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit in forma di lettera ai giovani e a tutto il popolo di Dio, riflettendo sulla disponibilità della giovane di Nazaret, sulla forza del suo “sì” deciso e consapevole, coraggioso e gioioso, protettivo e affettuoso, esultante e pronto, verginale e materno, nel servire il suo Figlio e Figlio di Dio. Il Papa che, in senso immediato per i giovani d’oggi, chiama Maria “la ragazza di Nazaret”, afferma: “Nel cuore della Chiesa risplende Maria. Ella è il grande modello per una Chiesa giovane che vuol seguire Cristo con freschezza e docilità…quella ragazza oggi è la Madre che veglia sui figli, su di noi suoi figli che camminiamo nella vita spesso stanchi, bisognosi, ma con il desiderio che la luce della speranza, non si spenga. La nostra madre guarda questo popolo pellegrino, popolo di giovani che lei ama, che la cerca facendo silenzio nel proprio cuore nonostante che nel lungo cammino ci sia tanto rumore, conversazioni e distrazioni. Ma davanti agli occhi della madre c’è posto soltanto per il silenzio colmo di speranza. E così Maria illumina di nuovo la nostra giovinezza” (Christus vivit, 43-48).
Maria Assunta in cielo in tutta la sua persona, fisica e spirituale, significa che è viva, significa che la Chiesa è viva, che noi siamo vivi perché Christus vivit, Cristo vive. Cari fratelli e sorelle, cari sacerdoti, care famiglie, cari adolescenti e giovani, Gesù Cristo è vivo, la Madonna è viva!