Omelia Ascensione e festa del beato Egidio, Laurenzana 29 maggio 2022
Carissimi fratelli e sorelle, carissimo parroco don Francesco, reverende Suore, illustri Autorità civili e di ordine pubblico, cari tutti voi salvati nella resurrezione di Cristo e nella sua gloriosa ascensione al Cielo, nonché devoti del beato Egidio. Il tempo liturgico della Pasqua volge a maturità, speriamo di aver ricavato frutto di conversione, di gioia cristiana, di impegno maggiore per la testimonianza della fede.
Da tempo l’ultima domenica di maggio, qui a Laurenzana, si ricorda anche il beato Egidio, figlio di questa fortunata cittadina, protettore e celeste intercessore anche per l’arcidiocesi di Acerenza, onore della Basilicata cattolica. Il dieci gennaio la sua festa liturgica, nel dies natalis, oggi la festa anche con manifestazioni civili esterne e popolari. Ma i Santi non sono per attirarci a se stessi e per presentarsi al centro delle nostre attenzioni, invece desiderano incessantemente che noi possiamo ascoltare la parola di Dio, comunicare ai Sacramenti, professare i comandamenti nella pratica di vita. Loro hanno fatto questo e vogliono che anche noi lo facciamo, altrimenti sarebbe vana la devozione e la venerazione che a loro si tributa.
Gesù, prima di ascendere al Cielo, promise agli apostoli che sarebbero stati battezzati in Spirito Santo, che avrebbero ricevuto la forza dello Spirito Santo effuso su di loro per essere suoi testimoni ovunque e per tutti, vicini e lontani. Afferma la prima lettura che in quei quaranta giorni, nel senso di un tempo pieno e compiuto, Gesù si mostrò loro vivo e diede le disposizioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo. Non vi sembra, carissimi fratelli e sorelle, che questa è la missione che Cristo risorto, asceso alla destra del Padre, dona e affida a ognuno di noi suoi seguaci. La solennità dell’Ascensione non mette termine alle feste pasquali, insieme la Pentecoste domenica prossima, ma invece apre all’evangelizzazione, all’annuncio del kèrygma, cioè che Cristo Signore è risorto, vive per sempre e dona lo Spirito per la gloria del Padre. Siamo infatti battezzati e confermati per questo motivo, ossia per santificarci e annunciare agli altri la vocazione alla santità che scaturisce dall’accoglienza del Vangelo.
Il segreto dei Santi, del nostro caro frate Egidio, è proprio così: non sono alieni, gente di un altro mondo, sono uomini come noi, che però si sono aperti totalmente all’azione dello Spirito di Dio e alla grazia della Pasqua di Cristo. Questa grazia il Signore la offre a tutti e non la nega a nessuno e da la forza sufficiente per perseverare. Nei Santi si scorge una disponibilità totale alla volontà di Dio e al suo amore: desideriamolo anche noi e preghiamo per avere sempre di più nel nostro cuore questo miracolo.
Mentre al momento dell’ascesa al cielo del Risorto, essi fissavano l’alto, dal cielo si sentirono annunciare la vocazione del Vangelo: non dovevano restare a guardare in alto, perché Gesù sarebbe ritornato, ma nel frattempo essi dovevano guardare in basso, cioè agli uomini e alle donne dei popoli della terra, per partire ed essere pescatori di uomini, come aveva detto loro il Maestro quando sulle rive di Galilea li aveva chiamati. Sì, miei carissimi, dobbiamo guardare il cielo senza mai dimenticare la terra, dobbiamo pregare e adorare, ascoltare e meditare le realtà divine, ma da questa contemplazione deve necessariamente scaturire la determinazione di testimoniare il Vangelo con le opere e le azioni. Il beato Egidio non fu un giovane e un frate di una vita religiosa estratta e inattiva, alla contemplazione di Dio creatore e all’ascolto di Cristo redentore unì sempre, come conseguenza, l’azione di carità verso il prossimo e la laboriosità prima nei campi e poi nel convento, senza trascurare l’incontro con la gente per le vie impervie dei nostri monti.
Come poté a suo tempo, e secondo le sue possibilità, ma anche in modo eroico, frate Egidio era consapevole della parola di Cristo, come abbiamo intesa dal Vangelo: “Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati… di questo voi siete testimoni” (Lc 4,46-48). Il Beato avevo il mondo di Laurenzana, di Potenza e di questa vasta zona della valle Camastra, in questo piccolo mondo visse la fede, la speranza e la carità nel mistero di Cristo: la testimonianza cristiana può avvenire in mondi lontani e sconosciuti, come anche nel nostro piccolo, importante è fare ovunque la volontà di Dio. Lo Spirito Santo, il dono promesso che manda il Padre e riveste di potenza dall’alto, questo è il principio, sia nei campi e i pascoli della Laurenzana del XV secolo e del convento “fuori le mura”, come anche oggi e sempre fino agli estremi confini della terra.
Dopo l’ascensione, gli apostoli ricevono la benedizione del Signore risorto, si prostrano a lui, Signore e Dio, sentono una grande gioia e lodano Dio, sia nel tempio che nel cenacolo in attesa della Pentecoste. Così sarà per tutti i cristiani che raggiungeranno le vette della santità: preghiera e gioia, pur tra difficoltà e persecuzioni. Solo se scrutiamo attentamente la parola di Dio nelle Scritture potremo comprendere almeno un poco della identità dei santi, del nostro caro Frate.
Con il parroco e i consiglieri parrocchiali, nonché altre componenti della parrocchia, abbiamo dettagliato meglio la programmazione del mese egidiano per ricordare i centoquaranta anni dal riconoscimento del titolo di beato, emanato da papa Leone XIII. Oltre alle solennità previste dal calendario universale, ci saranno incontri di preghiere, convegni, iniziative liturgiche e vocazionali, infine la visita di Sua eminenza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione dei Santi. Prepariamoci con entusiasmo per partecipare fruttuosamente alla ricchezza di proposta in onore del beato Egidio e sempre a gloria di Dio SS. Trinità, che nei santi e nei beati ci rivela il suo amore infinito.
Vorrei miei cari, mettere sulle labbra del nostro umile Fraticello francescano le parole della seconda lettura odierna, per avere io e tutti voi il messaggio valido per la nostra santificazione: “Accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso” (Eb 9, 22-23).