Messa del Crisma 2017
“Canterò per sempre l’amore del Signore”. Siamo qui radunati per cantare, con il salmista, l’amore del Signore, che ci ha chiamato alla vita di grazia nel Battesimo per il sacerdozio regale di tutto il popolo cristiano e ci ha chiamati alla vita di servizio con il sacramento dell’Ordine diaconale, presbiterale ed episcopale: il sacerdozio ministeriale. Siamo alla Santa Messa del mattino del Giovedì santo per la benedizione degli oli e la consacrazione del crisma e saluto il popolo cristiano di questa amata città di Acerenza insieme al parroco e ai vicari, i numerosi rappresentanti delle ventuno parrocchie dell’Arcidiocesi, che guidati dai loro rev.di parroci e vicari, si sono recati in pellegrinaggio alla cattedrale, per unirsi ai Sacerdoti e al Vescovo in questo canto dell’amore del Signore. Il mio saluto al Capitolo dei Canonici guidato dal Presidente, ai Delegati Vescovili di settore, ai Direttori degli uffici di curia, degli uffici amministrativi e pastorali, ai cari seminaristi. Saluto le religiose e tutti coloro che nelle comunità collaborano più da vicino con i presbiteri. Ricordo nella preghiera le autorità civili, militari e culturali convenute.
Veneratissimo popolo sacerdotale e reverendissimi sacri Ministri, le parole del profeta Isaia e la proclamazione che Gesù ne fa nella sinagoga di Nazaret riferendosi a se stesso “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, ci riportano alla sorgente del nostro essere discepoli del Cristo. Infatti è lui il Consacrato, in lingua greca Cristo, in lingua ebraica Messia, l’Unto, il Sacerdote sommo della nuova Alleanza pattuita sulla croce. Giustamente affermano teologi approvati che offrendosi al Padre in sacrificio di soave odore istituì il sacerdozio battesimale, versando il Sangue e offrendo il suo Corpo per la salvezza dell’umanità istituì il sacerdozio speciale dei suoi ministri.
A Nazaret Gesù aprì il rotolo di Isaia e proclamò: “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”. Miei cari fedeli di Cristo lo Spirito del Signore è su di voi in quanto battezzati e crismati, miei cari fratelli sacerdoti lo Spirito del Signore è su di noi poiché le mani del Vescovo si posarono su di noi e con la solenne preghiera consacratoria il divino Paraclito ci trasformò per il ministero, cioè il servizio totale e gioioso al popolo sacerdotale, regale e profetico, la Chiesa.
“Nella sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su di lui”: certo, questo è il segreto della missione dei sacerdoti e anche dei fedeli laici, per il servizio reciproco nell’umiltà e secondo la propria condizione per la costruzione del tempio spirituale, il corpo mistico di Cristo. Gli occhi di noi tutti devono essere e restare fissi su di lui, sul Signore crocifisso e risorto, sul Signore che dalle sue piaghe dona la guarigione e dal sua sacra bocca emette lo Spirito Santo su tutti i suoi discepoli . Nessun apostolato potrà avere successo profondo e duraturo, nessuna vita sacerdotale potrà avere consistenza e santità, nessuna liturgia potrà avere splendore e fruttuosità, se non abbiamo lo sguardo fisso su di lui: Cristo, eterno sacerdote, nella sua parola che proclamiamo e spieghiamo nelle omelie e catechesi; Cristo, vero sacerdote, nella celebrazione del mistero liturgico e sacramentale; Cristo, sacerdote santo, nella nostra vita morale e nella testimonianza dei suoi comandamenti; Cristo, sacerdote umile e mite, nelle virtù vissute di fede, speranza e carità. Tenere lo sguardo fisso sul Cristo, il Consacrato.
Miei cari presbiteri dell’arcidiocesi di Acerenza, voi sapete quanto venero i sacerdoti e il sacerdozio cattolico. Mi inchino dinanzi al mistero che voi portate sull’altare, quando solo le vostre parole e le vostre mani, per volontà del Padre e per opera dello Spirito Santo, fanno scendere il fuoco di Dio sul pane e sul vino e si trasformano, si transustanziano nel santo Corpo e nel prezioso Sangue di Cristo. Mi inchino dinanzi al vostro servizio della Parola con cui illuminate e nutrite i fedeli laici e di cui voi stessi vi cibate ogni giorno nella preghiera e nella meditazione. Mi inchino di fronte alla vostra diaconia, quando come chierici, vi inginocchiate a lavare i piedi dei vostri fratelli e sorelle nel bisogno, nella difficoltà, nel dolore, nel disagio. Voi siete presenti nelle comunità, nelle famiglie, in aiuto agli sposi, a sostegno dei giovani e dei ragazzi, negli ambiti sociali e caritativi, nei momenti di gioia e nei momenti di pianto. Grazie infinite, miei cari fratelli sacerdoti, a nome di ogni cristiano della nostra Arcidiocesi e a nome mio di Vescovo.
Dicevo in una comunità durante le catechesi quaresimali, che ho svolto felicemente in tutte le parrocchie, che voi, cari sacerdoti, siete le mie braccia e le mie gambe, la mia voce e i miei occhi, il mio udito e il mio cuore: come potrei fare, io Vescovo, successore degli Apostoli, servire il popolo diocesano per valli e per monti, senza di voi che, pur in mezzo a difficoltà e prove, siete sempre presenti e disponibili per tutti? Come potrebbe fare questo santo popolo sacerdotale senza il vostro sacerdozio ministeriale? Come potrebbero nutrirsi i battezzati e i crismati senza il Pane disceso dal cielo che voi ogni giorno procurate all’altare e custodite nel tabernacolo? Come potrebbero guarire dai peccati senza la vostra parola e la vostra mano alzata nell’assoluzione durante la confessione sacramentale? Oppure come potrebbero essere liberati dal peccato originale e sollevati da malattie e da infermità senza l’acqua salutare e l’olio di letizia che infondete nel battesimo e nell’unzione degli infermi? Come potrebbe la santa Chiesa ricevere la pienezza dello Spirito Santo senza il Crisma che il ministero episcopale espande fragrante sulla fronte dei confermandi e sulle mani degli ordinandi? Miei cari sacerdoti, io Vescovo e questo popolo radunato nell’amore della SS. Trinità, vi ringraziamo commossi, vi baciamo le mani, per voi innalziamo suppliche.
Oggi rinnovate con stupore e amore le promesse che quel giorno benedetto avete fatto dinanzi al Vescovo e al popolo santo di Dio. Ricordate che vi siete uniti intimamente al Signore rinunziando a voi stessi e assumendo i sacri impegni verso la Chiesa, spinti dall’amore di Cristo, quali fedeli dispensatori dei misteri di Dio e ministri della parola di salvezza sull’esempio di Cristo, capo e pastore. Avete scelto di non farvi guidare mai da interessi umani, ma dall’amore per i vostri fratelli. Mai da interessi umani, miei sacerdoti: l’ambizione, il successo, l’apparenza, la ricchezza, i piaceri mondani, gli errori voluti e ricercati. Se per disgrazia abbiamo avuto comportamenti e peccati che hanno provocato scandalo ai fratelli più piccoli, pentiamoci subito, convertiamoci, per riprendere con più fedeltà la strada della nostra missione. Noi siamo servi, siamo missionari, non ci leghiamo a questo o quel luogo. Quando il tempo è maturo siamo pronti a partire per una nuova missione ministeriale: altra parrocchia, altro incarico, altra semina, altro raccolto, nuove prove, nuove gioie. Cristo deve crescere, noi diminuire. Siamo servi che il Signore ha utilizzato, abbiamo fatto solo il nostro dovere. Anche voi, carissimi fedeli laici, considerateci missionari, non tratteneteci oltremodo e per molto tempo in uno stesso luogo o in una stessa situazione: noi siamo stati chiamati per camminare dietro a Gesù Signore nostro, fateci partire con lui. D’altronde siamo Chiesa in uscita, tutti, come ci sta convincendo, sempre di più e con il suo esempio, il Santo Padre Francesco.
Io gioisco, miei cari diaconi e presbiteri, per il dono del sacramento dell’Ordine che abbiamo ricevuto, per la missione episcopale di cui il Signore, Vescovo delle nostre anime, tramite il Sommo Pontefice, mi ha fatto dono immenso e immeritato. La mia prima Pasqua da Vescovo della Chiesa cattolica: io sono per tutti voi però come vostro servo e ultimo fra tutti, affinché voi cresciate e vi rafforziate nella santità per il premio eterno. Nella sinagoga di Nazaret dice Gesù di sé e di noi, suoi ministri sacerdoti, che lo Spirito del Signore ci ha consacrati con l’unzione per essere mandati a portare ai poveri il lieto annuncio, l’ Euanghelion, la gioia del Vangelo. Ce lo chiede papa Francesco, ce lo chiede la Chiesa, ce lo chiede Cristo: non priviamo i fedeli dell’annuncio del Vangelo, cioè dello stesso Cristo, Figlio di Dio benedetto, lui che è via, verità e vita.
Grazie ancora sacerdoti dell’arcidiocesi di Acerenza, miei cari amici fidati e inestimabili collaboratori. Per intercessione della nostra Madre Maria, Dio vi protegga nella vostra missione, vi sostenga nei momenti difficili, vi assista nelle scelte pastorali, vi premi con il coraggio e la gioia di lavorare per il suo Regno e per la sua gloria.