Giubileo diocesano delle Aggregazioni laicali

01-10-2016

Tolve, 1 ottobre 2016, omelia per il giubileo diocesano delle aggregazioni diocesane dei cristiani laici ( associazioni, movimenti, gruppi, confraternite, volontariato cristiano).

“Gaudet Mater Ecclesia!”, voglio esclamare anche io con le parole del papa san Giovanni XXIII alla apertura del Concilio Vaticano II. Gioisce la Madre Chiesa, questa Chiesa diocesana nel Giubileo straordinario della Misericordia, convocando qui in Tolve, al santuario diocesano di s. Rocco e luogo geografico centrale dell’Arcidiocesi, i fedeli laici, specie le associazioni, i movimenti, i gruppi, le confraternite, i volontariati, tutte le aggregazioni dei fedeli, l’Azione Cattolica, che fanno gioire con la loro fede e testimonianza cristiana tutte le comunità parrocchiali e la Comunità diocesana.

Grazie, grazie per la vostra presenza, carissimi, accompagnati dai parroci che oggi hanno potuto lasciare gli impegni parrocchiali, guidati dai vostri responsabili e consigli di associazione, assistiti dalle religiose, accolti dalla parrocchia santuario del Santo pellegrino, S. Rocco, che dalla Francia fece il cammino del Giubileo alla volta della Città eterna, Roma, per visitare la tomba dei SS. Apostoli Pietro e Paolo e il soglio del Papa, successore del Principe degli Apostoli e pastore della Chiesa universale. Grazie al parroco don Enzo e al vicario don Francesco, al clero di Tolve, ai collaboratori parrocchiali, alle autorità civiche per l’organizzazione e l’ospitalità.

Domenica 27° del tempo per annum: “Ascoltate oggi la voce del Signore”, abbiamo acclamato al salmo. Dunque siamo radunati in questa occasione del Giubileo diocesano, a questa solenne Eucaristia, per ascoltare la parola del nostro buon Pastore, Gesù Cristo, misercordiae Vultus, volto di misericordia del Padre. Cosa ci suggerisce lo Spirito Santo a termine e coronamento del nostro pellegrinaggio? Anzitutto ci comunica il messaggio della penitenza e della speranza. La prima lettura, libro del profeta Abacuc, ci esorta a pentirci della violenza, dell’iniquità, dell’oppressione, della rapina, della lite, della contesa ed invocare aiuto dal Signore perché ascolti questa umanità ferita e dolorante. Il Signore ci rassicura che non mentisce e ci promette che soccomberanno coloro che non hanno l’animo retto e il giusto invece vivrà di fede. Fratelli, sorelle, cari laici associati, portiamo la pace nella società in cui viviamo, impegniamoci per la giustizia, lavoriamo per la concordia, sia a livello ecclesiale , sia a livello sociale. Quanta violenza oggi sentiamo attorno, fra le nazioni, nella nostra Europa e nella nostra amata Italia, a volte anche nei nostri ambienti familiari, lavorativi, sociali. Discepoli di Cristo, tralci uniti alla vite, operai nella vigna del Signore, cari battezzati e cresimati, coraggio! Portate il frutto della comunione e della carità ovunque vi troviate, in parrocchia, nel paese, nei quartieri, nelle famiglie.

Per realizzare quanto contenuto in questo progetto di vita, occorre tanta fiducia e fede in abbondanza. E’ la domanda che gli apostoli rivolgono al Signore, come racconta il Vangelo odierno di S. Matteo. “Accresci in noi la fede!” è la preghiera che deve risuonare ancora di più nelle aggregazioni dei fedeli, è l’implorazione che si eleva in questo Anno Santo e che deve essere espressione di ogni giorno, il desiderio di ogni cattolico da far fiorire sulle labbra ad ogni respiro. Perché la perfezione della fede è ciò che vogliamo più di ogni altra cosa, la fede nel Figlio di Dio, Cristo Signore, che è morto e risorto per noi. Chiediamogli con tutto il cuore almeno la fede quanto un granellino di senape e potremo spostare le montagne dell’orgoglio, della superbia, dell’egoismo, della vendetta, dello sfruttamento dei poveri e degli innocenti. Chiediamo al Signore quella fede umile e serena del servizio verso il prossimo, senza accaparrare diritti e interessi, stringiamoci le vesti ai fianchi e serviamo Cristo nei fratelli più piccoli, eseguiamo con prontezza e senza stanchezza l’ordine ricevuto da Cristo di amarci gli uni gli altri come Lui ci ama, ritenendoci servi inutili, ossia servi non per la propria utilità, ma soltanto per amore di Dio e degli altri.

Le associazioni, i movimenti, i gruppi, le confraternite, le organizzazioni di volontariato cristiano, nelle parrocchie e nella Chiesa servono per gli altri. Non la chiusura nel proprio gruppo e nel proprio carisma, ma, formati nel gruppo e nel carisma, si diventa pronti ad aprirsi agli altri fedeli e alla società per l’evangelizzazione, la testimonianza e la carità smisurata verso i bisogni spirituali e materiali di chi ci sta accanto. Il papa Francesco ha pensato il Giubileo per questo fine: si riceve misericordia e indulgenza dal Signore e si dona questa misericordia e indulgenza agli altri, specialmente coloro che ci sono un po’ ostici, lontani, rancorosi, indifferenti.

Abbiamo ricevuto il dono della fede nel Battesimo. San Paolo, nella seconda lettura, un brano della lettera a Timoteo, ci ricorda di ravvivare il dono di Dio, non in spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non dobbiamo vergognarci della testimonianza cristiana, specie nel mondo odierno che spesso accantona ed emargina il riferimento alla fede, ma con la forza di Dio soffriamo insieme per il Vangelo. L’Apostolo ci esorta ancora a prendere come modello i sani insegnamenti, di custodire il bene prezioso che ci è stato affidato, con la fede e l’amore che sono in Cristo Gesù: sono le esperienze e i sacrifici vissuti nelle vostre associazioni, con l’ispirazione originaria che le contraddistingue; sono le riunioni formative e i cammini di spiritualità; sono le pie pratiche e le devozioni che voi vivete; sono la dedizione e la partecipazione alla vita parrocchiale con i vostri parroci e assistenti; sono le opere di misericordia spirituale e corporale che nel silenzio compite a nome di Dio, senza che la sinistra sappia ciò che fa la destra.

E voi, miei cari sacerdoti e diaconi, care religiose, aiutate con tutte le forze le aggregazioni dei fedeli laici, sostenetele con la preghiera, con l’esempio, con l’aiuto della catechesi e dei sacramenti, con la simpatia e la semina dell’unità.

Un’urgenza, oggi, che non si può assolutamente rinviare, è rappresentata dalla famiglia, cellula della società e piccola Chiesa domestica: lì la vita umana viene concepita e nasce, lì crescono i bambini, i ragazzi e i giovani, lì si amano i coniugi, lì si forma la comunione tra genitori e figli, lì si curano affettuosamente anziani e ammalati, lì si impara ad accogliere i poveri e i bisognosi. Ebbene, cari fedeli laici associati, mettetevi a servizio delle famiglie, per accrescervi la fede dove c’è e ricominciare dove si è perduta. Mettetevi al servizio della famiglia come Dio onnipotente, Padre misericordioso, l’ha pensata e creata e nel suo Figlio Gesù l’ha redenta. Mettetevi al servizio delle famiglie in difficoltà, non solo economiche, ma anche matrimoniali, stando vicino ai fidanzati, agli sposi separati, ai coniugi che hanno situazioni relazionali dolorose, ai figli sofferenti per i problemi dei genitori. Aiutate la Chiesa e la società a riscoprire la bellezza dell’amore coniugale unico, fedele, indissolubile, fecondo. Aiutateci sempre di più nella formazione dei ragazzi e dei giovani, pianticelle delicate e amatissime dal Signore: si attendono da noi adulti affetto, incoraggiamento, fiducia, conforto, esempio, fede, letizia, speranza. Si attendono da noi il nome di Cristo, amico degli uomini e gioia della vita.

Cari fedeli laici, in questo mese di ottobre in cui la Chiesa prega per e aiuta i missionari e le missionarie di tutto il mondo, in questo momento in cui il santo Padre Francesco è missionario di pace e fede in Georgia e nell’Azerbaigian, siate anche voi più missionari con la parola e le opere in ogni ambito della vostra giornata. Cari fedeli laici, in questo mese mariano del Rosario, guardate alla Vergine Maria, la missionaria di Cristo, pura e santa; incrementate ovunque la preghiera del Rosario e la devozione alla Madonna. Lei non ci abbandona e, Regina delle Vittorie, ci assiste con la sua incessante intercessione. Miei carissimi, vi lascio con la parola più famosa della patrona delle missioni, S. Teresina di Gesù Bambino, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, “Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore”, siate anche voi cosi, nel cuore della Chiesa e dell’arcidiocesi di Acerenza, nel cuore delle vostre parrocchie e comunità, nel cuore delle vostre famiglie e della società, siate anche voi l’amore, cioè l’infinita, ineffabile, amabile misericordia di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!