Barberino del Mugello (FI), 19 febbraio 2017, Chiesa di S. Silvestro papa. Omelia: il beato Egidio, maestro di Quaresima.
Caro parroco don Stefano, caro vicario parrocchiale don Nicola, confratelli tutti, signor Sindaco. Un saluto particolare a tutti voi qui presenti alla S. Messa, specialmente ai tanti oriundi laurenzanesi abitanti a Barberino. Sono con alcuni sacerdoti dell’arcidiocesi di Acerenza in visita a Firenze e a Siena. Non poteva mancare questa Celebrazione Eucaristica e questo momento di preghiera qui e profitto per salutare il Pastore di questa Arcidiocesi di Firenze l’Arcivescovo Cardinale Sua Eccellenza mons. Giuseppe Betori.
Miei cari, è Quaresima, cammino verso la Pasqua. Un cammino con tre opere principali: la preghiera, la penitenza e la carità al prossimo. Un cammino di santità: “Siate santi perché io il Signore, vostro Dio, sono santo”, abbiamo ascoltato dalla prima lettura di oggi. Un comandamento divino che ci fa venire le vertigini: essere come Dio! Le opere che la Quaresima ci chiede, e che valgono per sempre nella nostra vita, trovano la loro fonte in Dio e il loro fine nell’essere come Dio, cioè la purezza della santità.
Cari fratelli e sorelle, chi è di Laurenzana si ricorderà che Dio proprio nella cittadina lucana ha suscitato secoli or sono uno specchio della santità di Dio, il fraticello francescano beato Egidio, al secolo Bernardino Di Bello, morto il 10 gennaio 1518. Nella sua vita semplice e nascosta frate Egidio ha accolto la grazia di vivere il comandamento della santità. Ma vediamo perché. Le letture che abbiamo ascoltato esplicitano uno degli aspetti rilevanti dell’impegno quaresimale: la carità. Il libro del Levitico ci rivela che santità in pratica significa non rubare, non ingannare, non giurare il falso, non opprimere il prossimo, non negare il salario all’operaio, non maltrattare il sordo e il cieco, ma trattare con giustizia il povero, senza calunnia e senza azione omicida, senza odio, vendetta e rancore. “Amerai il tuo prossimo come te stesso”, conclude la lettura dall’Antico Testamento. Miei cari fratelli, miei laurenzanesi originari della terra di Lucania, il beato Egidio ha amato il prossimo come se stesso e ha accolto tutti con umiltà e servizio, sia da giovane quando era impegnato nella vita contadina e paesana, sia da religioso nei conventi e nei viaggi.
Capitava che i frati non sacerdoti avessero più occasioni di santificarsi con le opere di misericordia. Più degli altri frati sacerdoti, studiosi e predicatori, essi ottemperavano ai lavori e servizi più umili: coltivare l’orto, attendere al gregge, preparare il cibo, occuparsi della pulizia, accogliere e rifocillare i viandanti e i pellegrini, soccorrere i poveri e gli indigenti, curare i malati. Cioè stavano più a contatto con queste occasioni di servire il prossimo. Avevano più facilmente la possibilità di santificarsi e quanti sono stati i religiosi non chierici che sono assurti agli onori degli altari. Lode a te o Cristo re d’eterna gloria , ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Acclama la liturgia quaresimale. Il b. Egidio poté vivere il momento favorevole immerso nel silenzio della preghiera, del lavoro, dell’accoglienza.
Ma perché dobbiamo vivere nell’accoglienza del prossimo che poi diventa dimensione orante e anche penitente? Ci viene in aiuto il Vangelo di Matteo che abbiamo proclamato. La scena del giudizio universale, come tanti artisti di questa bella Toscana hanno raffigurato. Il re giudice siederà sul suo trono e dirà alla schiera alla sua destra: “ Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”, e a quelli alla sua sinistra: “Via, maledetti, lontano da me nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli”. Una scena drammatica che mi colpisce sempre. “Quando ha bussato alla vostra porta l’affamato, l’assetato, l’ignudo, il malato, il forestiero, il carcerato, ero io, il Signore, che bussavo al vostro cuore. Benedetti voi che mi avete aperto, maledetti voi che mi avete ignorato. I primi alla vita eterna, gli altri al supplizio eterno”. C’è Cristo nell’altro, specie se bisognoso e abbandonato. Ecco perché il cristiano ama di più il prossimo, non solo per il giusto dovere umano verso il proprio simile, ma ancor di più perché sa che nella persona del povero è Cristo stesso presente che tende la mano per il pane, l’acqua, il vestito, l’affetto, il soccorso. Frate Egidio da Laurenzana ha fatto questo, è beato e santo, benedetto dal Padre, ha ricevuto in eredità il Regno. Buona Quaresima di carità a tutti voi. Grazie.