OMELIA PRIMO GENNAIO 2019

01-01-2019

1 gennaio 2019, omelia, cattedrale.

Miei carissimi fratelli e sorelle, cari sacerdoti concelebranti, rev.do parroco delle due parrocchie di Acerenza in unità pastorale, cari adulti ministranti, cari ragazzi e giovani della nostra comunità. Festa solenne della santa Madre di Dio Maria SS., in questa Ottava del s. Natale. Una festa mariana importante che il calendario liturgico pone alla nostra attenzione e alla nostra preghiera. Maria è la Madre di Dio, perché vera Madre di Cristo Salvatore, che è vero Dio e vero uomo.  “Salve Madre santa, tu hai dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno”, canta oggi la Chiesa.

L’apostolo Paolo afferma nella lettera ai Galati che nella pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio nato da donna, perché ricevessimo l’adozione a figli e mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio perchè, non più chiavi ma eredi, potessimo gridare: Abba! Padre (cf Gal 4, 4-7). Questo grandioso piano di redenzione si è realizzato per volontà dell’eterno Padre e tramite il della Vergine di Nazaret. Quanta affettuosa gratitudine dobbiamo a Maria, che nella sua umiltà totalmente obbediente ha pronunciato il suo eccomi senza riserve e senza paura.

Entriamo dunque nel vivo del testo evangelico proposto per questa solennità cattolica del primo giorno di gennaio. Il brano di San Luca ci presenta la Vergine Madre con due termini fondamentali per la comprensione del mistero dell’incarnazione del Verbo e della Natale a Betlemme: il cuore e il grembo. Afferma il vangelo che abbiamo proclamato e ascoltato: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19). La verginità e la maternità di Maria immacolata si verifica anzitutto nel suo cuore, cioè biblicamente nella sua persona, nel suo spirito. Lei custodisce e medita. Infatti per generare Dio bisogna accoglierlo con totale disponibilità e obbedienza nel cuore, cioè nell’intimo più intimo del nostro essere, nei pensieri, nella coscienza, nella mente, nei sentimenti, nella volontà. Occorre diventare custodi delle sue parole, dei suoi messaggi, della sua presenza. Si verifica così l’unione mistica con Dio e lui viene ad abitare in noi. In Maria, senza macchia originale, nella sua verginità assoluta, la custodia di Dio e delle sue parole si è realizzata nell’incarnazione e nel parto glorioso, in modo unico e insuperabile. Poi la Vergine Madre medita queste cose, cioè le trattiene, le pensa, le confronta, le comunica, le condivide con lo sposo Giuseppe e con coloro, come i pastori e i magi, che vengono a visitare il suo Bambino.

Si, meditare, cioè fermarsi dentro di sé e far tesoro di quello che il Signore ci dona e fa esperire, per poter discernere la sua volontà, comprendere il suo amore, annunciare la sua parola agli altri nella testimonianza sincera. Penso che noi tutti, nella nostra società e ancor più nella santa Chiesa, dobbiamo imparare dalla Vergine Madre a custodire e a meditare, a sostare e ricominciare ad assaporare il silenzio. In questo turbinio vertiginoso di fare e avere, piacere e godere, la persona umana si sta perdendo, non è più custode nel cuore e audace nella mente: altri pensano al nostro posto e ci impongono la custodia di pensieri sbagliati e devianti. Gli uomini perduti del nostro tempo, specialmente gli occidentali che stanno rifiutando duemila anni cristiani di cuore e di mente, se continuano ancora così, con l’oblio della loro identità e dignità, si estingueranno ben presto dalla terra. Impariamo da Maria che prega, adora, conserva, riflette nel suo cuore quel viso del Bambino suo Figlio e le cose che accadono attorno a lui: vera filosofia, cioè amore della sapienza che è lo stesso Dio incarnato che giace in quella mangiatoia.

Ancora S. Luca evangelista ci dice che il Figlio di Dio Gesù fu concepito nel grembo della Madre (cf Lc 2,21): i santi padri giustamente commentano che prima con l’ascolto si riempi il cuore e poi con l’obbedienza di riempi del Verbo il suo grembo.  Non è un mito, una bella leggenda, un racconto del lontano passato, di cui si potrebbe anche dubitare o tralasciare, in Maria c’è un cuore che racchiude il mistero, ma anche un grembo che lo accoglie come carne. Cosa c’è di più vero, storico, umano, indubitabile, di un grembo gravido, di nove mesi di gestazione, di un bambino vivo che viene alla luce, che è avvolto in fasce, che viene abbracciato da una madre e protetto da un padre, ma che subito viene anche cercato a morte dai suoi avversari? Maria, madre di Cristo Dio, aiutaci ancora a credere come te, ad amare come te e a sperare come te. Maestra dei cristiani, madre Maria, madre anche nostra poiché tu che partoristi a Betlemme senza dolore ci hai partorito nel dolore, sotto la croce, quando tuo Figlio e nostro redentore a te ci affidò.

Madre di Dio e della Chiesa, nel tuo cuore e nel tuo grembo si è incarnato ed è nato Cristo, il principe della pace. Nella semplicità di Betlemme e di Nazaret regna la pace, perché c’è Dio nostra pace. Madre, il nostro cuore è sempre in subbuglio, le vicende personali, familiari e sociali ci scuotono e ci dibattono, il mondo è sempre in guerra e in conflitto, la santa Chiesa è attraversata da tensioni e contrasti: Madre di Dio Maria intervieni con la tua potente intercessione presso il Principe della pace Gesù.

“Pace a questa casa”, titola il messaggio di questo anno papa Francesco nell’odierna 52° giornata mondiale di preghiera per la pace. Questo cuore inquieto per gli affanni e disturbato dalla tentazione, attanagliato spesso dal peccato, questo nostro cuore brama la pace, che prima deve essere intima e poi si può espandere sugli altri. Non si può recriminare sugli altri e pretendere dagli altri la pace e la giustizia se prima non la vogliamo e non la realizziamo nella nostra vita di ogni giorno. Pace a questa casa ci dice l’amato Pontefice, cioè la casa del nostro cuore, la casa della nostra famiglia, la casa della nostra parrocchia, la casa del nostro paese, e quindi degli ambiti culturali, educativi, sociali, politici, economici, mondiali. Pace a questa casa dell’anima che preziosa abbiamo dentro e come abitazione del Re della pace, Cristo, e poi di certo avremo abbondante forza di grazia per accogliere con pace il povero, il profugo, il migrante, l’affamato e l’assetato, anche coloro che noi riteniamo nemici e che ci hanno offeso.

In questa giornata mondiale di preghiera per la pace apriamo il nostro cuore alla custodia e alla meditazione dei nostri cari ragazzi e giovani: pace a questa casa, cioè il cuore dei nostri cari figli. Non abbandoniamoli a questo mondo freddo, vano e vanitoso, che è capace solo di ingannarli e di indebolirli. La Chiesa ci ha dato il segnale con documenti, incontri, raduni e sinodi sulla famiglia e sui giovani, dobbiamo raccogliere questo segnale, tutti noi genitori, sacerdoti, insegnanti, docenti, politici, gli stessi giovani, per fare pace nella nostra casa. Ricostruiamo un’alleanza nuova tra adulti e giovani, nel nome di Gesù, che pure nell’Ottava di Natale si festeggia e si adora, sotto lo sguardo materno di Maria, regina della pace, con l’aiuto dei nostri Santi belli e puri.

Pensiamo ancora al nostro beato Egidio, a termine dell’Anno Giubilare Diocesano in suo onore. Si chiamava al battesimo Bernardino Di Bello. Un ragazzo, un giovane di Laurenzana, sì di cinque secoli fa e più, ma pur sempre un giovane nella sua epoca e nella sua umanità. Con l’esempio della famiglia, l’istruzione che poté avere, la cura della chiesa, l’impegno nel lavoro, la pace nel cuore, crebbe sano e forte, non tralasciò l’esperienza religiosa, anzi la coltivò tanto da accogliere la vocazione e diventare frate francescano al servizio di Dio e dei fratelli. I giovani, se non li si inganna e non li si corrompe, sono capaci per grazia divina di fare grandi imprese per il progresso dell’umanità e la gloria del Signore.

Cari ragazzi e giovani, qui presenti o altrove nella nostra comunità, all’inizio dell’anno 2019 dalla nascita di Gesù, vorrei benedirvi, insieme a mamma e papà e a questi cari fratelli sacerdoti, con le parole della prima lettura odierna: “Vi benedica il Signore e vi custodisca, il Signore faccia splendere su di voi il suo volto e vi faccia grazia, rivolga a voi il suo volto e vi conceda pace” (cf Nm 6, 22-27).