Gloria al Dio Unico, il Padre e il Figlio Gesù Cristo e lo Spirito Santo, Trinità Amore. Eminenza cara, card. Battaglia, carissimo “don Mimmo”, come tutti ti chiamavano, e vuoi essere chiamato ancora, arcivescovo di Napoli e Gran Cancelliere della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale che, alla sezione dei Gesuiti a Posillipo, mi ha formato in filosofia e teologia: faccio omaggio stampato del piccolo trattato augurale del mio caro professore di Cristologia e Trinità, p. Giuseppe Ferraro sj, che volle comporre e donarmi per l’occasione dell’ordinazione presbiterale.
Eminenza, ci lega un’amicizia pluriennale, non solo dal 2016 quando, con altri fratelli sacerdoti, papa Francesco ci ha eletto come vescovi, ma perché la tua presenza in Acerenza, nella solennità di S. Canio, nostro Patrono, congiunge tanti significati. Non è solo perché sei l’unico cardinale attuale del “regno di Napoli”, passatemi la gustosa espressione, o meglio del Sud continentale, non solo perché qui vi ha operato il card. Ursi, tra i padri del Concilio, mio e tuo predecessore, o perché poi è stato a guida episcopale di Napoli il card. Giordano, già mio vicario generale a Tursi, ma anche perché noi due abbiamo avuto un comune padre ecclesiale impareggiabile, l’arcivescovo di Catanzaro mons. Antonio Cantisani, lucano di Lauria, che ci ha dato un esempio pastorale chiaro e attuale. Grazie ancora Eminenza.
Saluto e ringrazio mons. Carbonaro nostro metropolita, accompagnato dalla sua mamma e familiari e gli altri cari fratelli nell’episcopato mons. Talucci, che in Tursi-Lagonegro ha seguito i miei primi passi sacerdotali, mons. Ligorio, mons. Ambarus, mons. Beneventi, tutti come padri, fratelli e amici. I cari sacerdoti dell’Arcidiocesi, che hanno voluto con insistenza questa celebrazione e li ringrazio per il loro omaggio per permettermi di aiutare di più i poveri, e convenuti da altre parti, segnatamente i nostri canonici capitolari, li saluto nell’amicizia e nella preghiera che in tanti, anche da Tursi-Lagonegro, mi hanno manifestato la premurosa vicinanza in questa occasione giubilare, tutti pellegrini nella speranza.
Porgo ossequi sinceri alle Autorità civili, amministrative, militari e di ordine pubblico, alle autorità accademiche e scolastiche, culturali e sociali, segnatamente alle Autorità regionali, provinciali e locali. Conosco le vostre persone e apprezzo il vostro diuturno impegno. A nome di tutti saluto il Presidente della Regione dott. Bardi, e l’Eccellenza il signor Prefetto dott. Campanaro, i cari Sindaci delle comunità che sono ubicate nell’Arcidiocesi, che celebrano con noi il loro giubileo diocesano, per tutti il sindaco di Acerenza Fernando Scattone. Li ringrazio per l’omaggio che gentilmente mi hanno voluto offrire per le necessità delle famiglie necessitanti che bussano alla mia porta. Saluto e ringrazio anche i Comandi di capitaneria e stazioni dei Carabinieri, della Finanza e altri Comandi di pubblica sicurezza, che estendono il servizio nella Cittadina e nell’Arcidiocesi acheruntina, per tutti il colonnello D’Amore in Potenza e il capitano Sauchelli in Acerenza.
Specialmente ancora a voi cari fedeli di Acerenza e rappresentanti delle parrocchie diocesane, accompagnati dai parroci, grazie della preghiera per me e per le vocazioni sacerdotali che nella settima scorsa avete vissuto in preparazione al mio 40° di sacerdozio, alle religiose e ai religiosi, ai fedeli venuti con sacrificio anche da altre comunità o organismi ecclesiali della Regione e delle altre Diocesi. Mons. Orofino, mio vescovo in Tursi, preparato con gioia per partecipare stasera, per un lieve problema di salute, non è presente, ma con la preghiera saluta il cardinale Battaglia, me, i confratelli vescovi e tutti i partecipanti, così i vescovi mons. Fanelli e mons. Ricchiuti, impediti per impegni pastorali. Molti altri confratelli vescovi amici mi hanno manifestato affetto e vicinanza, tra i quali S.E.R. mons. Baturi, Segretario generale della CEI. Un affettuoso saluto alla mia famiglia di origine qui presente, e a tutti i miei congiunti residenti nella mia zona natia o sparsi per il mondo, a papà Antonio, chiamato al Cielo, a mia madre Luigina, degente qui in clinica don Gnocchi e presente qui in cattedrale per gentile concessione e organizzazione dei responsabili incaricati. Grazie.
Ero un ragazzo della Basilicata rurale degli anni ‘60, molto influenzato e formato dalla pietà popolare cristiana, non avevo però nessuna idea di diventare sacerdote. La prima grazia del Battesimo, l’incontro con Cristo nell’Eucaristia e la Confermazione dello Spirito Santo mi fecero rispondere di sì alla vocazione specifica di diventare prete. Ho continuato fino ad oggi, con cuore stupito da quel 3 agosto del 1985, nella chiesa parrocchiale di Castelluccio Inferiore, dove Cristo eterno sacerdote per l’imposizione delle mani del vescovo Gerardo Pierro, di venerata memoria, e la preghiera consacratoria, mi prese, mi rapì, come suo ministro nell’Ordine sacro.
Quaranta anni! Chi avrebbe immaginato il mio cammino di sacerdote: Roma, Maratea, Castelluccio, Agromonte, Senise, Lauria, Viggianello, … adesso Acerenza!… e nelle ventuno parrocchie diocesane, e poi gli studi specialistici, gli incarichi nelle curie, l’insegnamento nelle scuole, la docenza nell’Istituto Teologico di Basilicata, consigliere e consultore diocesano, servizio vicariale ai vescovi, vita comunitaria con i confratelli, sempre con l’aiuto di Dio. Ancora molto di più lodo il Signore per tutto il bene sacerdotale che mi ha concesso di offrire agli altri battezzati, cioè principalmente al popolo parrocchiale, a cui ho cercato di dedicare sempre il meglio del Vangelo di Cristo e la grazia dei Sacramenti, nonché il servizio autoritativo di parroco, nelle mie povere possibilità. Chiedo perdono a Dio, prima, e a tutti coloro che in questi quaranta anni ho deluso o contrariato a causa della mia debolezza e fragilità umana. Da quando sono entrato nell’Ordine sacro ho tenuto sempre presente i versetti biblici: “Ti basta la mia grazia”…, “Questo è il mio Corpo”…, “Io sono la via, la verità e la vita”.
Oggi dalla Scrittura ho ascoltato, davanti al SS. Crocifisso giubilare e a S. Canio, che fui consacrato nella verità per la speranza che non delude, cioè Cristo, ieri, oggi e sempre. Scrittura spiegata efficacemente da Sua Eminenza, per cui continuo sicuro, mai confidando in me stesso, ma sempre riponendo la mia fiducia nel Signore misericordioso, come quel giorno in cui quel ragazzo entrò in seminario e come quel giorno in cui quel giovane si prostrò sul pavimento per essere a disposizione, servo inutile, della potenza vincitrice e indefettibile di Cristo. Preghiamo per la pace, per la mitezza e per l’umiltà, nella Chiesa e nel mondo. Maria SS. Assunta in cielo, prega per noi.
Padre, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà. +don Francesco
