Saluto del vescovo conclusione Anno Giubilare Egidiano

10-01-2019

Saluto, Laurenzana, 10 gennaio 2019.

 

Eminenza Rev.ma Signor Cardinale Ennio Antonelli, Eccellenza Mons. Ligorio, nostro metropolita, Eccellenza Mons. Caiazzo, Eccellenza Mons. Orofino, Eccellenza Mons. Superbo, rev.mo Fra Giuseppe Iandiorio, padre provinciale dei Frati minori della Provincia Salernintano-Lucana e gli altri frati e novizi convenuti; signor Cardinale a nome personale, del parroco e del vicario generale, dei carissimi sacerdoti e diaconi, dei seminaristi e delle religiose, facendomi interprete anche del gentile sindaco dott. Ungaro e dei sindaci dei comuni dell’Arcidiocesi qui presenti, del Presidente della Provincia, dei fedeli e devoti del Beato Egidio, esprimo con tutta la mia stima il  grazie più deferente, ma anche più affettuoso, per la sua presenza cosi qualificata non solo come già arcivescovo di Firenze, ma anche come presidente emerito dell’allora Pontificio Consiglio per la Famiglia, che tanto bene ha recato alla Chiesa a alla pastorale familiare. Benvenuta Eminenza, benvenute care Eccellenze della Basilicata.

Una presenza preziosa per ricordare nel giorno festivo della sua nascita al cielo quest’umile figlio della terra lucana, Egidio da Laurenzana, al secolo Bernardino Di Bello, ma tanto grande, se a distanza di cinque secoli lo ricordiamo beato presso Dio e valente intercessore a nostro favore. Giorno festivo che si situa quest’anno ancora in tempo di Natale, tra la solennità dell’epifania di Cristo, luce delle genti, ai Magi e la festa dell’epifania del Figlio di Dio al suo popolo al fiume Giordano, quando la sua carne santa e divina purificò le acque per il battesimo sacramento.

Vorrei ripetere quanto dicevo del Beato in cattedrale ad Acerenza domenica scorsa. Il beato Egidio fece della sua vita terrena, con la grazia battesimale, un pellegrinaggio continuo di fede, di speranza e di carità. Si offrì al Signore come oro prezioso nel sacrificio nascosto, nell’umiltà del servizio ai fratelli, nella gioia di essere cristiano. Si offrì come incenso profumato nella preghiera assidua, nella consacrazione religiosa francescana, nell’adorazione a Dio. Si offrì come mistica mirra nella dura penitenza, nella sofferenza patita per Cristo, nella lotta senza tregua contro il male e il demonio. Il nostro caro beato Egidio, epifania di Cristo, come dovrebbe essere ogni cristiano: epifania di Cristo, casto, povero e obbediente. Dio onnipotente ci conceda la grazia di imitarlo e di venerarlo al più presto nel novero ufficiale dei Santi della Chiesa cattolica.

Studiando la biografia del Beato ho notato che in vita, ma specie dopo la morte, molti dei segni prodigiosi li ha operati a favore di bambini, ragazzi e giovani, risuscitandoli da morte o salvandoli da pericoli e malattie. Ho visto un ennesimo segnale per noi oggi impegnati dopo l’ultimo Sinodo dei Vescovi nell’attenzione rinnovata verso i nostri ragazzi e giovani: invochiamo da Cristo una nuova risurrezione e guarigione per i nostri cari figli, che possano crescere veramente in sapienza, età e grazia come, con e per il loro divino coetaneo Gesù, lontano dalle strade che portano alla morte della loro anima e del loro corpo.

La neve, oltre a ricordarci con più realismo quei giorni di gennaio 1518, quando il Beato, dopo una lotta immane contro lo Spirito delle tenebre, fu chiamato all’ammirabile luce del Signore; la neve, oltre a ricordarci che abbiamo tanto bisogno di bianco e di candore nel cuore e nella nostra vita, ci fa venire in mente il miracolo del pane operato dal cielo dal nostro Beato, quando nel convento di Laurenzana, a causa di abbondantissima nevicata, i numerosi frati si trovarono isolati e senza pane, stremati invocarono il confratello Egidio, il cui corpo avevano in venerazione nella chiesa del convento, e in mezzo alla tormenta bussò e si presentò una persona sconosciuta con un carico enorme di pane fresco e fragrante arrivato misteriosamente dalla Provvidenza.

Siamo riuniti anche noi qui, al termine dell’Anno Giubilare Egidiano, celebrato e indulgenziato sia in Laurenzana che in tutta l’Arcidiocesi, siamo qui perché abbiamo anche noi fame del Pane disceso dal cielo, il pane che solo Cristo ci dà nel suo Corpo per la vita del mondo: ascoltiamo la sua parola e nutriamoci del Pane vivo e vero che dura per la vita eterna. Grazie, Eminenza, anche per il sacrificio affrontato oggi in mezzo a sora neve e a frate freddo, grazie ai cari confratelli vescovi e sacerdoti convenuti, alle pubbliche autorità di ogni ordine e grado, ai fedeli e devoti dell’umile e grande fraticello di Laurenzana,  dell’Arcidiocesi di Acerenza e della nostra cara Basilicata.