Omelia, Tolve. S. Rocco. 16 agosto 2019

16-08-2019

Omelia, Tolve. S. Rocco. 16 agosto 2019

Carissimi fratelli e sorelle, cari devoti di S. Rocco, sia di Tolve e sia provenienti dai più svariati luoghi in pio pellegrinaggio a questo rinomato santuario diocesano, riconosciuto tale dall’arcidiocesi di Acerenza. Saluto con affetto i sacerdoti concelebranti, fra cui l’amministratore parrocchiale di questa parrocchia di S. Nicola e prorettore del Santuario di S. Rocco don Francesco Martoccia, nonché i reverendissimi canonici don Nicola Moles e mons. Domenico Venezia, i sacerdoti nativi di Tolve, il seminarista Alberto e i ministranti. Rivolgo il mio ringraziamento al consiglio pastorale, al consiglio economico sia della parrocchia che del santuario, a tutti i collaboratori di liturgia, di canto, di catechesi, di carità. Esprimo doverosa gratitudine al comitato festa e agli altri gruppi che prestano il loro servizio per l’allestimento della festa. Cordiali ossequi al signor Sindaco e senatore dottor Pepe e agli altri sindaci, alle autorità civiche provinciali e regionali convenute, alle autorità di ordine pubblico e sicurezza sociale, ai responsabili di organismi sociali, educativi e culturali della cittadina.

Oggi tutta la Basilicata è in festa per il Santo pellegrino della carità, ma anche ieri lo era per la solennità di Maria SS. Assunta in cielo anima e corpo, in quanto nella nostra amata Regione ogni monte, ogni colle, ogni valle risuona del santo nome di Maria, Madre di Cristo Dio. Anzi proprio la festa di S. Rocco, situata liturgicamente al giorno dopo della festa dell’Assunzione della Santa Vergine al cielo, fa si che i lucani durante la novena di preparazione alla festa del Santo possano venerare anzitutto la Regina dei santi. È risaputo come S. Rocco fosse un fedele e devoto servo di Maria e terziario francescano nella scia del Poverello d’Assisi. I francescani contribuirono a diffonderne il culto, non a caso a Tolve attorno alla devozione di S. Rocco furono fondati ben due conventi francescani.

Della sua figura, inserita nel periodo burrascoso del quattordicesimo secolo, resta tanto nel ricordo della Chiesa e nella devozione popolare. S. Rocco: il pellegrino alla ricerca di Dio con più impegno e desiderio di percezione, il cristiano che sinceramente si mette in cammino per visitare i luoghi e la vita della Chiesa tra Francia e Italia, fino ad arrivare al centro della cristianità cioè a Roma, alla tomba dei santi apostoli Pietro e Paolo e al soglio del Papa, successore del Principe degli apostoli per volontà di Cristo. S. Rocco, il soccorritore dei poveri, nello spirito del discorso del giudizio universale: nell’affamato, nell’assetato, nell’ignudo, nel malato, nel forestiero, nel carcerato, c’è Cristo che chiede il gesto di amore e di premura, come abbiamo ascoltato dal vangelo di S. Matteo (cfr 9,36-10,4). L’uomo delle sette opere di misericordia corporale, senza mai dimenticare le altre sette di misericordia spirituale, quali la disponibilità e l’accoglienza verso i bisogni interiori dell’uomo, il sostegno nei momenti difficili, la cura della dimensione spirituale dell’altro. S. Rocco è l’uomo delle beatitudini evangeliche, ossia la povertà nello spirito, la mitezza, la purezza, la pace, la giustizia, la carità, la verità. Nella pratica della carità e della giustizia verso gli emarginati la sua luce è sorta come l’aurora ed è brillata tra le tenebre dell’egoismo e del timore, secondo l’espressione del profeta Isaia. Il Santo dei poveri e degli ammalati non ha amato solo con la lingua, ma nei fatti e nella verità, come abbiamo ascoltato dalla prima lettera di S. Giovanni apostolo (cfr3,14-18).

Però, miei cari fratelli e famiglie, e fra di voi cari giovani vorrei rivolgermi proprio a voi e ai vostri genitori, un pensiero particolare a coloro che tra di voi ho amministrato poco tempo fa il sacramento della confermazione e ai gruppi giovanili della cittadina, sia in Azione Cattolica, che negli oratori. Papa Francesco ha indirizzato a voi giovani l’esortazione apostolica postsinodale Christus vivit, per ricordare quanto la parola di Dio vi dice, come Cristo vive ed è sempre giovane, come il grande annuncio della sua vita è rivolto a tutti e in particolare a voi cari giovani nei vostri impegnativi percorsi senza dimenticare le vostre radici, come la Chiesa vuole accompagnarvi nella scoperta nel discernimento della vostra vocazione. Afferma papa Francesco nella lettera ai giovani del 25 marzo di questo anno: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!” (ChV 1).

  1. Rocco è il giovane cristiano che non si ferma dopo la cresima o la prima esperienza religiosa, non rinuncia a ciò che nella famiglia e nella comunità cristiana ha ricevuto con il dono della fede, della speranza e della carità. E’ il giovane che fa memoria del proprio battesimo e della cresima e non si tira indietro per percorrere la via di Cristo ed evita le altre strade sbagliate e dannose, è il giovane che fa tesoro della comunione eucaristica che riceve la domenica e in altre celebrazione e ne fa nutrimento di gioia per la sua giovinezza. S. Rocco è il giovane che non profitta in modo egoistico dei beni dei suoi genitori, ma già loro viventi li condivide con i poveri e una volta morti i cari genitori fa la scelta definitiva di donarli ai poveri e dedicarsi solo a Dio. E’ il giovane che abbraccia la sua vocazione di offrirsi totalmente al Signore nella vita di cristiano laico impegnato in una testimonianza seria e autentica del Vangelo. È il giovane cristiano che lontano da ogni pigrizia e mollezza, si mette in cammino per incontrare il Signore nella sua parola e nei suoi sacramenti, di città in città e di santuario in santuario della sua epoca e della sua Europa, e da qui ricevere linfa e impulso per incontrare i fratelli per le vie del mondo. S. Rocco è il giovane che di fronte alle difficoltà non indietreggia, non si intimorisce, ma con il coraggio e la fortezza dello Spirito Santo affronta la difficoltà con pazienza e determinazione.

Ecco perché questo giovane santo incontrando in Italia la nuova ondata terribile della peste non si terrorizza, ma si mette a disposizione ovunque dei fratelli contagiati, ora soccorrendoli, ora portandoli nei ricoveri, ora curandoli, ora guarendoli con miracoli strepitosi, ora pregando con loro permettendo di ricevere i sacramenti e accompagnandoli al sereno passaggio all’eternità. E’ Il giovane della carità di Cristo verso i poveri, gli ammalati, i bisognosi, gli afflitti, gli stranieri. Tanto da contrarre anche lui il contagio della peste e da ridursi, per amore di Cristo e dei poveri, irriconoscibile ed essere emarginato e rifiutato anche lui sia in Italia, che nella sua patria francese, salvo l’aiuto di un cagnolino che gli portava un tozzo di pane.

Nel contempo il pellegrino di Montpellier e di Italia diventa il giovane del perdono e della fraternità anche verso parenti, amici e beneficati che lo maltrattano e lo ingiuriano, l’uomo della pace che rifiuta la discordia e l’inimicizia, il conflitto e la violenza per amore di Cristo e del vangelo. Che giovane! Che giovane cristiano, tutto Vangelo! Vedo in S. Rocco e nella sua giovinezza dedicata a Cristo un grande modello per tutti, ma specie per i giovani e desidero che quando il Signore ci farà vedere il nuovo centro parrocchiale e diocesano qui in Tolve diventi una capitale dei giovani come in Spagna Santiago di Compostela, fatte le opportune proporzioni. Questa sacra immagine di S. Rocco custodita in Tolve e ricoperta di ori e onori a ricordo della gloria con cui Dio la ricoperto oggi in cielo, questa singolare effige che tra tutte le icone lucane attira di più con il suo sorriso giovanile ed enigmatico ci ricorda le domande e i desideri di bene e di gioia dei nostri figli, questa ferita del contagio ci ricorda le sofferenze dei nostri figli, spesso non compresi da noi adulti, minimizzati nelle loro esigenze spirituali, sfruttati e violati da malvagi venditori di morte. O santo giovane, non fermarti, o pellegrino di fede e di amore, cammina accanto a noi, alle nostre famiglie, ai nostri giovani figli, ai nostri ammalati, a questa cara regione di Basilicata che, nell’Italia sempre in crisi, aumenta per sé le preoccupazioni e le ansie per un presente precario e un futuro pieno di incognite.

A noi Chiesa s. Rocco, giovane santo, insegna la giovinezza del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Afferma papa Francesco nella lettera citata: “la Chiesa di Cristo può sempre cadere nella tentazione di perdere l’entusiasmo perché non ascolta più la chiamata del Signore al rischio della fede, a dare tutto senza misurare i pericoli, e torna a cercare false sicurezze mondane. Sono proprio i giovani che possono aiutarla a rimanere giovane, a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà. Essi possono portare alla Chiesa la bellezza della giovinezza quando stimolano la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste” (ChV 37).

Papa Francesco nella medesima Esortazione Christus vivit chiama e definisce i nostri cari giovani l’ “Adesso di Dio”: il giovane Rocco di Montpellier fu nella sua epoca l’“Adesso di Dio” e lo è ancora per tutta la Chiesa pellegrinante in questo mondo. Per sua intercessione e di Maria, la giovane di Nazaret, tutti noi cristiani cattolici con i nostri giovani possiamo diventare in questa nostra epoca sempre più l’“Adesso di Dio”!.