Omelia Santa Messa Chiusura ricognizione Corpo B. Egidio

05-11-2017

5 novembre 2017, omelia domenicale per la chiusura della ricognizione e intervento scientifico-conservativo del venerato corpo del b. Egidio, Laurenzana.

Carissimi fratelli e sorelle, un saluto particolare al parroco don Francesco Paolo Nardone, al canonico don Egidio Cafarelli, ai rev.di p. provinciale Giuseppe Iandiorio e p. Giacinto D’Angelo vice postulatore, ai cari fratelli sacerdoti convenuti e concelebranti, ai cari frati francescani. Un saluto alla Commissione canonica, alla Commissione scientifica, ai membri del Comitato operativo per il V centenario, allo stimato sindaco dott. Michele Ungaro, allo spettabile Comitato d’onore presieduto dall’arcivescovo Josè Carballo segretario della Congregazione per i Religiosi, a tutti i cari devoti dell’amato b. Egidio. Ebbene siamo radunati perché è domenica, il giorno del Signore, il giorno del kérigma: Gesù Cristo è morto e risorto, alleluia. Cosa sarebbe la testimonianza cristiana del nostro caro frate Egidio se non fosse annuncio del kérigma perenne della vita e della vittoria di Cristo? E queste sacre reliquie non sono forse testimonianza e segno che il nostro corpo risorgerà come è risorto il Signore dal sepolcro? Ma ascoltiamo la parola di Dio, non come parola di uomini, ma come è veramente parola di Dio che opera in noi credenti, come insegna l’Apostolo Paolo oggi nella prima lettera ai Tessalonicesi.

Nella prima lettura Dio, tramite il profeta, ci dice: “Io sono un re grande”, e si rivolge alle guide del suo popolo in tono di riprovazione facendo loro notare con dolore che non lo ascoltano e non si danno premura di dare gloria al suo nome, che hanno deviato dalla retta via e sono stati d’inciampo a molti con il loro falso insegnamento. Il nostro fraticello invece si è chiuso nel chiostro francescano per essere il cristiano dell’ascolto silenzioso e si è preoccupato della gloria del nome di Dio, non ha deviato dalla retta via, il suo insegnamento e il suo esempio, a distanza di secoli, è ancora eloquente; il suo corpo, che ha resistito all’inesorabile tempo per grazia divina all’umiliazione della corruzione totale, ci parla ancora dei novissimi del simbolo della fede: credo alla risurrezione della carne, aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Il suo saio francescano ci parla di pace, di fraternità, di umiltà, di carità. La sua spalla ferita e bruciata ci manifesta la lotta con il male e con il maligno che dobbiamo condurre senza tregua nel cammino terreno, pronti a resistere agli attacchi di Satana che rovescia continuamente su di noi il suo fuoco infernale.

Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creato un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri”, ancora ci dice il profeta Malachia. La pace, il perdono, la riconciliazione, la concordia: tutto questo non è capacità umana, l’uomo può solo desiderare e solo praticare in piccola parte queste virtù, in quanto oscurate e indebolite dal peccato originale. Occorre la fede, la speranza e la carità , le virtù teologali che derivano dalla grazia di Cristo e donate a noi nel battesimo. Ecco i santi, ecco il beato Egidio: hanno conservato la santità battesimale, il sigillo dello Spirito, la potenza del cibo eucaristico, la umiltà della penitenza. Nell’illustre figlio di Laurenzana si nota chiaramente il comandamento duplice della carità: ama Dio con tutto il cuore, con tutte le tue forze, con tutta la tua mente e ama il prossimo tuo come te stesso.

Possiamo dire a ben ragione, con la seconda lettura di oggi facendo nostre le parole di S. Paolo, che il Beato Egidio è stato ed è ancora amorevole in mezzo a noi come una madre che ha cura dei propri figli, affezionato a noi, non solo nel trasmetterci il Vangelo, ma la sua stessa vita. Perché gli siamo cari. Non dovrebbe essere così per tutti noi sacerdoti? E per questi cari frati minori, figli di S. Francesco d’Assisi? Non dovrebbe essere cosi per tutti voi fedeli laici, testimoni di Cristo nel mondo? Non deve essere questa la Chiesa in uscita di cui tanto si parla per l’annuncio dell’ Evangelii gaudium? Nella sua epoca irta di problemi gravi per la società e per i cristiani cattolici, il beato Egidio fu un vero riformatore: non come quelli della sua epoca, che ritenendo di aver scoperto la verità da soli si arrogarono la protervia di mettersi contro l’unità del Corpo di Cristo che è tutta la S. Chiesa, dividendo e lacerando la comunione e l’unità che è il bene supremo. Il frate di Laurenzana operò l’unica vera riforma del cristiano: iniziare da se stessi a convertirsi e a credere sempre di più al Vangelo, mai giudicando gli altri, anzi soffrendo e offrendosi per fedeltà della chiesa al suo sposo Cristo, unico maestro e guida, a gloria dell’unico Padre che è nei cieli.

Dicono e non fanno…tutte le loro opere le fanno per essere ammirati”, dice severamente il Signore nel vangelo odierno di S. Matteo apostolo, che in questa domenica risuona chiaro e sicuro in tutto il mondo cattolico. Ci mette in guardia il Signore contro il pericolo dell’ipocrisia religiosa: voler apparire giusti e santi, ma dentro il cuore pieni di peccato e di malignità. La doppiezza, la pretesa, la falsità: come attori in teatro, recitare una parte a cui non si crede, non si aderisce con la vita, esercitando solo per mestiere. Pericolo costante del uomo religioso, ahinoi, anche pericolo costante per i discepoli di Cristo. Ecco i santi, ecco il beato di Laurenzana: ci mettono in guardia da questo falso discepolato. Come sono ammirevoli questi nostri fratelli e sorelle, martiri e confessori, limpidi come acqua chiara, trasparenti come uno specchio, elevati come il cielo terso, come li si vedeva fuori così erano anche dentro. I Santi della Chiesa cattolica sono un miracolo perenne: beati i puri di cuore perché vedranno Dio.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalta, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”, ci rivela il Signore Gesù nel Vangelo di questa domenica. In questa parola di Cristo son certo già di ravvisare una prima consegna del nostro Beato francescano: La grandezza del seguace di Gesù va di pari passo con la sua capacità di servire Dio e gli altri fratelli, specie i poveri e gli ultimi. Frate Egidio si ritenne sempre servo di tutti perché servo sincero del Signore, da giovane, da contadino, da pellegrino per le vie di Lucania, negli umili lavori del convento, fra i campi e le selve, immerso nella lode Dio per le meraviglie del creato, nella sofferenza e nell’ascesi, nei doni mistici e profetici, nei miracoli e nei digiuni. Lui si fece piccolo e Dio lo fece grande, lui si umiliò e Dio lo esaltò.

La Missione popolare che si aprirà tra giorni qui in Laurenzana ad opera dei rev.di Frati Minori sia proprio così: accogliete i fratelli del beato Egidio, nelle loro persone è lui che vi visita e prega con voi, è lui che vi invita al vangelo della gioia, è il vostro santo che vi propone l’umiltà e la conversione a Cristo via, verità e vita. Accogliete questi cari Frati secondo quanto l’Apostolo ci dice nella seconda lettura: “Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio”.

La S. Vergine Maria, regina dei santi e dei beati, venerata in Laurenzana con il titolo di Assunta e del Carmine, interceda per questo popolo devoto ogni grazia divina, anche in previsione dell’Anno Egidiano, anno speciale che l’arcidiocesi di Acerenza e la Provincia francescana salernitano-lucana vorrà dedicare al piccolo grande beato Egidio nel V centenario della sua nascita al cielo. Dio onnipotente benedica le opere e i giorni che ci attendono da vivere.