Omelia, San Canio, 1° settembre 2022, Cattedrale 

01-09-2022

Omelia, 1° settembre 2022, Cattedrale                               Is 61,1-3; salmo 88; 2 Cor 3,1-6; Mt 23,9-10

Carissimi fratelli e sorelle, cari presbiteri, tra i quali canonici o parroci o in altra missione nell’Arcidiocesi, cari religiosi e religiose, cari fedeli laici, giovani e adulti, uomini e donne, impegnati cristianamente nella società e, da battezzati consapevoli, all’interno della famiglia di Cristo, la Chiesa una e santa. Cari membri consiglieri diocesani, del clero e dei fedeli laici, e membri del cammino sinodale e delle sessioni canoniche: avremo ancora un anno di itinerario e di confronto a nome di tutti i fedeli dell’Arcidiocesi. Caro diacono e cari seminaristi, ministri istituiti e ministranti. Un saluto alle autorità civili qui presenti. S. Canio: festa solenne del primo settembre, come da calendario ufficiale. Alle porte dell’autunno ci sprona verso la ripresa delle attività lavorative pastorali e quotidiane, con rinnovata energia e fiducia nell’aiuto del Signore, in coincidenza annuale con la Giornata Mondiale per la salvaguardia del creato.

Come abbiamo ascoltato da Isaia, nella prima lettura, non dobbiamo scoraggiarci nell’impegno missionario e nella testimonianza di fede. Eventi di cambiamento d’epoca ed eventi sociali e storici stanno mettendo a dura prova la fede, la missione della Chiesa, la coscienza umana delle persone, ma lo Spirito del Signore è su di noi, dal battesimo alla confermazione, dal matrimonio all’ordine sacro, dalla stessa vita che Dio ci ha donato, con il nutrimento del Pane vero disceso dal cielo, Cristo eucaristico: torniamo dunque al gusto del Pane, come ci ricorda la traccia del Congresso Eucaristico Nazionale a Matera, a fine mese, con la presenza di papa Francesco: Dio lo conservi a noi e lo protegga nella sua missione petrina universale.

Il Signore ci ha consacrato con l’unzione e ci ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri. Abbiamo cioè la forza dello Spirito Santo, mandato dal Padre tramite il suo Figlio, crocifisso e risorto. L’unzione battesimale e crismale, l’unzione dell’ordine sacro, l’unzione nella sofferenza, l’unzione della Parola: abbiamo la mano di Cristo che ci sorregge e infonde coraggio. Il campo della messe del Signore è ancora più vasto, ovunque, e nella nostra Arcidiocesi. Come ai tempi del cristiano, sacerdote e vescovo Canio, santo afro-italico, come lo definisco, dove l’appellativo apre a una visione apostolica della Chiesa e di noi stessi pronta a un annuncio e a una vita senza confini e chiusure.

Un anno di grazia del Signore, afferma la lettura del profeta: apriamo un altro anno impegnativo per raccogliere i frutti del lavoro ecclesiale precedente. Il secondo anno del cammino sinodale che sarà vissuto nelle zone pastorali e nelle parrocchie, con solo tre assemblee diocesane, ma anche le sessioni mensili canoniche per puntualizzare a livello normativo e direttivo decisioni stabili di cui certamente abbiamo bisogno. Deve essere però sempre un anno di grazia del Signore tramite il nostro discernimento, illuminato dalla parola divina e dal senso di comunione, partecipazione e missione. Tutto deve essere per consolare tutti gli afflitti: l’attenzione necessaria alla situazione dell’uomo e della donna del nostro tempo, ma specialmente della nostra comunità diocesana, per donare una corona di dignità e olio di letizia al posto della delusione e del lutto, una veste di lode, cioè tanta preghiera, invece di uno spirito mesto. Sì, miei cari, insieme, nello Spirito Santo, realizziamo quanto il profeta, pensando alla futura grazia di Cristo, annunciava. Impegniamoci a fare di noi adulti, querce di giustizia, dei nostri giovani figli, piantagione del Signore.

Ci conforta l’apostolo Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi. Contro i millantatori di ogni epoca, che fanno mercato della parola di Dio, noi, nella sincerità e mossi da Dio, sotto il suo sguardo, dobbiamo parlare di Cristo, e non abbiamo bisogno di lettere di raccomandazione. Miei cari fratelli nel sacerdozio, la nostra lettera sono i nostri fratelli e sorelle laici, lettera scritta nei nostri cuori, una lettera che deve essere conosciuta e letta da tutti gli uomini. Questa rivelazione non ci apre la strada, il cammino sinodale, che dobbiamo percorrere? Ogni cristiano è la lettera di Cristo scritta con lo Spirito del Dio vivente, su tavole di cuori umani. Come ci illumina la parola divina, al di là di analisi e sintesi, di studi e di indagini: penso che anche per il cammino che ci attende, sia diocesano che regionale, più che essere chiamati ad essere profeti di sventura, siamo suscitati dallo Spirito Santo ad essere profeti di speranza e di salvezza. Penso che i tempi per l’opera di Dio stiano per diventare più esaltanti di prima, pur nelle difficoltà e nelle lacrime. Sento dei segnali nella società e nel cuore delle persone: senza Dio non si può stare. Ovviamente dice l’Apostolo, non da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, perché ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, quella dello Spirito che dà vita.

Immaginiamo il pastore sacerdote san Canio nell’Africa romana, tra un paganesimo violento, eresie serpeggianti fra i cristiani, martiri fedeli fino alla morte e rinnegatori paurosi, oltre alle difficoltà di vita e pericoli di ogni genere, un vescovo che non indietreggiò di fronte alla persecuzione, né in Africa e né in Italia: perché in lui era glorioso il ministero dello Spirito. Animo dunque! Non è tempo di continuare nelle lamentele, ma con occhio accorto e realistico, saggio e lungimirante, narriamo tra di noi l’esperienza della fede, ma per avere insieme, e nel Signore risorto, la ferma decisione di andare avanti, nelle parrocchie e nei paesi della nostra comunità diocesana, dai monti ai colli, nei centri interni italiani, ma con la voglia di non essere “internati”.

I Santi però agivano nell’umiltà, S. Canio visse nell’umiltà. Mi ha sempre colpito nell’antica passio del Vescovo martire che giunto miracolosamente ad Atella in Campania, dopo le torture e l’esecuzione fallita, dopo un viaggio in mare che ci ricorda i viaggi pericolosi e spesso mortali dei profughi e dei migranti, arrivato in Campania, trovando già un vescovo, S. Elpidio, non si pose in concorrenza, in gelosia, in superbia, per usurpare il posto o ricavare anche la sua fetta di prestigio e di potere, ma invece si ritirò in un antro come vescovo eremita, si direbbe oggi emerito, esercitando il suo sacerdozio episcopale come ausiliare, fino alla morte serena nell’ abbraccio del Signore.

Questo comportamento di mitezza e di pace, senza pretese e senza contrasti, viene illustrato dal Vangelo di Matteo che abbiamo proclamato. Uno solo è il Maestro e la Guida, il Cristo, uno solo è il Padre celeste. Noi possiamo essere, con umiltà, castità, obbedienza e povertà, maestri, padri e guide, ma sempre in subordine, cioè come servitori della Parola, annunciatori del Vangelo, la fede creduta e professata; come ministri coinvolti nella grazia liturgica e sacramentale, la fede celebrata; come martiri e testimoni della volontà di Dio nei comandamenti, la fede vissuta; come oranti nella lode e nella supplica nella vita spirituale e di preghiera, la fede pregata. Solo così chi tra noi è il più grande, lo sarà nella misura in cui sarà nostro servo, in diocesi, in parrocchia, in famiglia, nell’ambiente in cui si abita. Chi si esalta nei propri pensieri e progetti, disdegnando di fare sinodo, cammino insieme, e di fare congresso, avanzare insieme, non avrà successo, dice Gesù, vero e unico Maestro; chi invece segue il cammino dell’umiltà, della fraternità, in terra e in cielo avrà dal Padre celeste la ricompensa dei giusti.

Voi siete tutti fratelli”, abbiamo ascoltato dal Vangelo: la traccia che offrirò alla diocesi per l’anno 2022-2023 sarà proprio l’enciclica “Fratelli tutti” e l’enciclica “Laudato sì”, del nostro coraggioso Papa, coniugate con la situazione ecclesiale, pastorale e sociale della nostra comunità, in questa cara regione Basilicata.

  1. Canio, nostro patrono, il tuo nome significa “candore”, candore di Dio, intercedi per noi tutti il candore di essere nella gioia e nell’ardore del ministero battesimale e sacerdotale, lettera scritta nei cuori.

Buon anno liturgico-pastorale a tutti voi cari. Grandi cose vuole fare in noi l’Onnipotente, come ci annuncia, con sorriso di Madre, la Vergine Maria.