Omelia riflessione venerdì santo 2023

07-04-2023

Omelia riflessione venerdì santo 2023

    “Tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo” (Is 52,14). Cari fratelli e sorelle nella fede in Cristo, voi che siete frutto della sua passione e morte, l’azione liturgica del venerdì santo ci riporta all’antica profezia di Isaia che misteriosamente parla di un servo di Dio, sofferente e disprezzato, un uomo dei dolori che nessuno vuol guardare, eppure trafitto per i nostri peccati e per le sue piaghe siamo stati  guariti: si riferisce a Cristo crocifisso, agnello mite e innocente, che porta su di se il peccato del mondo. Ha spogliato se stesso fino alla morte, e dopo il suo intimo tormento ha visto la luce.

   Miei carissimi, la passione di Cristo, di cui sempre, in questo giorno del Triduo sacro, si ascolta dal vangelo del testimone Giovanni apostolo, trasferisce la nostra mente e il nostro cuore sul Golgota e sulla via che il Signore ha percorso per arrivarci. Dal Golgota di Cristo crocifisso la mente e il nostro cuore è trasferito ai Golgota della storia e del nostro momento attuale.

Perché lui continua a soffrire e a morire nell’uomo perseguitato e sofferente, nel giusto condannato, ma anche per il peccatore, alfine di farlo pentire e convertire. Non vediamo Cristo schiacciato e flagellato nelle guerre che distruggono le persone innocenti: negli ucraini che, assaliti dalla prepotenza dei capi russi e in guerra di difesa, da tanto tempo gridano e muoiono, militari e civili, uomini, donne e bambini, sotto sparatorie, bombardamenti e macerie? E’ Cristo che ha il suo venerdì santo in loro. Ma anche quei poveri soldati russi che, giovani e padri, sono strappati alle loro famiglie per andare ad uccidere o ad essere uccisi, per motivi che a stento o per niente riescono a capire.

Cristo senza apparenza e bellezza, l’abbiamo visto colpito a morte nelle calamità naturali e climatiche, sparse in tutto il mondo, come recentemente nella Turchia e nella Siria, già dilaniate da terrorismo e guerriglia: non era Cristo in tutte quelle migliaia e migliaia di uomini e donne,  colte nel sonno dal terribile sisma e schiacciate a morte, improvvisa o lenta, sotto il crollo delle loro case, costruite alla meglio o per povertà o per speculazione di gente senza scrupoli: un padre che è stato per giorni, sotto neve e freddo, seduto sulle macerie della sua abitazione vicino alla figlia morta, schiacciata tra soffitto, letto e pavimento. Le ha tenuto la mano continuamente, perché, del corpo maciullato, solo quello affiorava tra la montagna di pesanti detriti. Presenza di Cristo morto nella figlia, presenza di Cristo dolorante nel padre, impietrito dal dolore.

   Non abbiamo visto Cristo sfruttato e perseguitato, rifiutato e venduto, nelle persone che partono per disperazione, affrontando il mare a rischio della loro vita, e della famiglia e dei figli? Non abbiamo visto Cristo morto, di recente nelle decine di nostri fratelli, anche tanti piccoli, annegati sulle coste calabresi? Non era forse un venerdì santo con tutte quelle bare allineate, di cui tante bianche di bambini e giovani periti nei flutti, a poca distanza dalla costa, dove intravedevano una speranza, mai raggiunta.

   E non è Gesù disprezzato, arrestato, flagellato, affamato, assetato, torturato, umiliato e infine ucciso, quando apprendiamo ogni giorno di uomini e di donne, giovani e adulti, annientati nella dignità e nella vita, per la violenza e l’odio di altri che come il primo Caino alzano la clava contro il giusto Abele?

Cari fratelli e sorelle, “Ecco l’uomo!”, dice Pilato alla folla aizzata e inferocita. Ecco l’uomo Gesù, sfigurato e sanguinante, ecco l’uomo di tutti i tempi, che, dal peccato d’origine, cammina per le vie del mondo e della storia con la triste eredità di odio fratricida, debolezza e malattia, sofferenza subita o provocata, calice amaro fino alla sua morte.

Ma non finisce così, stiano attenti tutti i prepotenti di questo mondo. Gesù, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio, non è venuto a insegnarci una dottrina consolatoria su come superare la prova del dolore e l’angoscia della morte, o di rassegnazione e sottomissione. E’ venuto a morire lui stesso nel modo più atroce, perché nella sua carne piagata fossimo tutti accolti e dalla sua carne squarciata ricevessimo l’unica risposta alla nostra prostrazione: ossia la vittoria del terzo giorno, poiché “egli è causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”, afferma la seconda lettura.

Altrimenti tutto sarebbe senza senso e noi abbandonati alla più cupa disperazione. Coraggio! Ormai nel mondo, anche più tenebroso, c’è una certezza: Cristo soffre in ogni uomo umiliato e ucciso, Cristo redime la nostra morte con la sua morte, Cristo con la sua risurrezione ci salva per la vita eterna.

E tu, santa Madre addolorata, che sei vicino a Cristo tuo Figlio esanime sulla Croce ed esanime sulle croci degli uomini, figli che ti ha affidato tuo Figlio: Madre Addolorata, come Giovanni che da quell’ora ti accolse con sé, così anche noi ti vogliamo sempre con noi.  Maria, c’è già un’alba che si intravede!