Omelia Primo Anniversario Ordinazione episcopale

20-08-2017

20 agosto 2017, omelia nel 1 ann. ord. Episcopale

Carissimi fratelli e sorelle convocati e convenuti alla S. Messa domenicale, al Dies Domini, per nutrirvi della parola e del pane di vita. Rev.di sacerdoti celebranti e sacerdoti capitolari, cari collaboratori delle due parrocchie della cittadina, stimato sindaco e autorità presenti. Vedo, rappresentati da voi tutti, i sacerdoti e i fedeli dell’arcidiocesi che oggi invocano per me la misericordia e l’assistenza divina in questo primo anniversario della mia ordinazione episcopale. “Popoli tutti, lodate il Signore“, abbiamo acclamato al salmo 66. Siamo qui sempre per lo stesso motivo, non per le persone, ma per il Signore, per acclamarlo nella gioia, per lodarlo nella fede, per adorarlo nella sua potenza, che sempre si manifesta nella nostra debolezza. La prima lettura dal profeta Isaia ci ricorda il diritto di Dio, che è giustizia e salvezza. Noi siamo chiamati ad osservarlo e a praticarlo, per avere la vita in pienezza. Il Signore, sacerdote e vescovo delle nostre anime, mi ha mandato, tramite la Chiesa nella persona del caro Papa Francesco, a servire questa bella arcidiocesi per vivere, io per primo e poi insieme a voi, la giustizia e la salvezza divina. Sono chiamato in mezzo a voi a servire Dio giusto e salvatore con disponibilità verso tutti, sacri ministri e fedeli laici. La salvezza di Dio è per tutti: è il messaggio principale delle letture bibliche di questa domenica. Ogni sacerdote, quindi a maggior ragione il sacerdote vescovo, è chiamato a offrire con la sua vita il Vangelo della gioia e la salvezza sacramentale a tutti. Lo testimonia l’episodio del vangelo di S. Matteo apostolo che abbiamo proclamato: “Pietà, Signore, Figlio di Davide…aiutami“, dice la donna cananea, straniera e pagana. Chiede aiuto per la guarigione e la liberazione della sua giovane figlia. Gesù, per provare la sua fede, resiste alla sua invocazione, ma alla fine, di fronte alla richiesta fiduciosa di quella madre affranta, concede la guarigione e la liberazione dal demonio che possedeva la figlia. “ Donna, grande è la tua fede! avvenga per te come desideri.“. E diede il pane, riservato ai figli di Israele, anche ai figli dei pagani, di cui siamo discendenti tutti noi. “Gli stranieri che hanno aderito al Signore…li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.“ E’ la Chiesa mandata a tutti, la Chiesa in uscita, la Chiesa cattolica, dove il termine dice tutto: “Chiesa” significa “convocazione” di Dio verso il suo popolo, quindi prima bisogna radunarsi, ascoltarlo, comunicare con lui e obbedirgli. “Cattolica” significa poi comunità di Cristo inviata a tutti, aperta a tutti, diffusa dappertutto per la salvezza di tutti. La missione del Vescovo, fra l’altro, si caratterizza in pieno da questa identità: favorire anche con sacrificio l’ecclesialità e la cattolicità della comunità diocesana all’interno della comunità cristiana universale. Ho cercato in questo primo anno, con l’aiuto di Dio e con la vostra squisita fraternità, di mostrare il mio volto di ministro di Cristo con tutta sincerità e disinteresse, desiderando solo l’onore di Dio e la vostra felicità intima e cordiale di cristiani. Certo vi siete già accorti di qualche mia fragilità, di qualche mio difetto. Io li conosco meglio di voi, ecco perché reagii sfuggendo e rifuggendo l’indagine della Chiesa sul mio conto: non volevo mettere a repentaglio ulteriormente la salvezza della mia vita e ancor di più quella degli altri con l’enorme e inimmaginabile responsabilità di Vescovo. Eppure, quando il Papa mi fece chiamare, non ho opposto più nessuna obiezione, pensai voi tutti e accettai, fidandomi solo di Dio e affidandomi a lui. “Quando sono debole, è allora che sono forte”, pensai insieme all’apostolo Paolo, e mi abbandonai a questo nuovo pellegrinaggio. Sono venuto su questo monte santo, riprendendo l’espressione della lettura odierna di Isaia, il monte santo di Acerenza, perche anche io sia colmato di gioia in questa antica e solenne casa di preghiera, che è la basilica cattedrale acheruntina, per il sacrificio gradito a Dio su questo altare. Ho percorso l’arcidiocesi in lungo e in largo, ho visitato più volte le parrocchie e i comuni in occasioni diverse, nella preghiera, nella liturgia, nella religiosità popolare, nelle iniziative giovanili e caritative, nella evangelizzazione e catechesi. Ho cercato di incontrare per indicare Cristo, via verità e vita, le aggregazioni laicali e gli ambiti civili e culturali. E’ solo un assaggio, è solo l’aurora. Con l’aiuto dei presbiteri, delle religiose, dei fedeli laici più impegnati continueremo il cammino sulle vie del Vangelo gioioso per portare alle persone e ai cattolici della nostra comunità diocesana la speranza della vita degna e la pienezza della fede in Cristo. Lo Spirito Santo ci illumini e ci guidi. L’apostolo delle genti ci dice nel brano odierno della lettera ai cristiani di Roma: “Io faccio onore al mio ministero“. Pregate, miei cari,affinché io possa onorare ogni giorno, come l’apostolo e con la forza di Dio, il mio ministero episcopale fra di voi, con l’umiltà, con la serietà, con il coraggio, con il silenzio, con la parola, con la prudenza, con l’audacia, con la fiducia. Tutto questo a lode e gloria di Dio, misericordioso verso tutti, come si esprime S. Paolo nell’odierna sacra pagina. Fra i sacri riti prescritti della mia ordinazione mi colpì il libro aperto dei Vangeli sul mio capo durante la preghiera consacratoria. Significava e significa che io, Vescovo, debbo stare sotto la S. Scrittura, la parola di Dio, perché prima di tutto debbo essere io un ascoltatore attento ed umile servo del Vangelo, solo così potrò svolgere il mio compito, cioè annunciare fedelmente la Parola di Dio. Ancora mi ricordo dell’abbondante crisma che Sua Eccellenza mons. Vincenzo Orofino, principale ordinante, mi versò sul capo, mentre diceva: “Dio, che ti ha fatto partecipe del sommo sacerdozio di Cristo,effonda su di te la sua mistica unzione e con l’abbondanza della sua benedizione dia fecondità al tuo ministero”. Per giorni sentii il profumo del crisma sul mio capo e ancora quell’effluvio lo invoco perché solo il Cristo può guidarmi per servire i miei fratelli, solo lo Spirito Santo può illuminarmi con il dono della sapienza e il dono del consiglio per non errare e camminare invano. Sento ancora il giogo soave del Vangelo sul capo, quindi nella mia mente e nel mio cuore. Ho letto tanti libri, ma la mia gioia, la verità, l’amore, li ho trovati solo nella S. Scrittura e in particolare nel Vangelo. Per questo nella mia predicazione, vi siete accorti, prendo sempre e dovunque dalla Scrittura e dai brani che la Madre Chiesa seleziona giorno per giorno e di domenica in domenica. Non mi so distaccare dal testo sacro, perché da quando ho cominciato a comprendere qualcosa della Rivelazione divina è diventata sempre di più lampada ai miei passi e luce sul mio cammino. Miei cari, invoco umilmente l’aiuto e l’intercessione della S. Vergine Maria assunta in cielo anima e corpo, incoronata regina degli angeli e dei santi, i protettori di Acerenza S. Canio vescovo e martire, i santi diaconi Mariano e Laviero, S. Antonio. Sento lo sguardo su di me dei miei santi protettori personali S. Francesco di Assisi, S. Francesco di Paola e il Beato Domenico Lentini. Grazie Arcidiocesi amata, grazie mia Acerenza, su di voi tutti ogni benedizione. A lode e gloria della SS. Trinità che è l’unico Dio Amore.