Omelia per incontro fidanzati

Cattedrale di Acerenza
07-05-2017

7.5.17 omelia per incontro fidanzati

Carissimi fratelli e sorelle, gentili famiglie convenute, carissimi fidanzati dell’Arcidiocesi sposi entro l’anno,celebriamo la IV domenica di Pasqua, detta anche del Buon Pastore e giornata mondiale di preghiera per le vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie. Ferve però anche la preghiera, oggi più che mai, per le vocazioni al matrimonio secondo la volontà di Dio. Propizia è l’occasione graditissima della peregrinatio regionale e stasera nella cattedrale di Acerenza delle reliquie dei santi coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di S. Teresa di Gesù Bambino. Ringrazio i promotori della peregrinatio, la “fondazione Martin”, don Silvio Longobardi con i collaboratori animatori. Ringrazio don Nicola Scioia, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale familiare e don Enzo Fiore, direttore dell’ufficio catechistico, il parroco don Pierpaolo Cilla e i vicari don Giordano e don Samuel.

Specialmente saluto voi, miei cari giovani fidanzati convenuti da tutta l’Arcidiocesi, per vivere in cattedrale questa domenica del tempo di pasqua, ascoltare la parola di Dio, riconoscere Cristo risorto allo spezzare del Pane eucaristico, ammirare ed apprendere l’esempio di santità coniugale dei santi sposi Martin.

Gesù risorto sipresentaa noi come il buon pastore, perché, differenza di ladri, briganti emercenari, dona la vita per il suo grgge, per le sue pecoerelle. Gesù usa questa similitudine non soltanto perché era imeerso in una cultura rurale e agreste, ma perché il termine era significativo a partire dall’Antico Testamento. Nell’antica Aaleanza, infatti, il Pastore buono e provvidente, liberatore eguida DEL SUO POPOLO, ERA IL Signore Dio unico, poi erano chiamati pastori anche le guide religiose, politiche e sociali dello stesso popolo che però agivano come rappresentanti di Dio e non come despoti. Erano visti come parstori anche i maestri di saggezza e in particolare anche i genitori nella propria casa nei riguardi dei figli.

Gesù assomma in sé tutta questa identità, missione e funzione, e specialmente autodefinendosi pastore buono e vero rivela nel contempo la sua divinità. Nello stesso tempo nel vangelo odierno di S. giovanni il signore si presenta anche come la porta delle pecore e dell’ovile: solo chi entraed esce tramite lui potrà accedere ai pascoli sicuri e potrà essere difeso dagli avversari e dai nemici, che come lupi famelici cercano di azzannare, rapire e uccidere le pecorelle.

Miei cari fratelli, care famiglie, giovani fidanzati, adoraiamo Cristo buon pastore, ma anche noi in lui sentiamo questa responsabilità di essere custodi e servi dei nostri fratelle, nella comunità ecclesiale, nella società, nella famiglia. Specialmente voi cari giovani, prossimi sposi, preparatevi seriamente a diventare coniugi, a diventare padri e madri e quindi pastori della vostra famiglia e dei figli che Dio vi donerà. Preparatevi con la preghiera, con l’ascolto della parola di Dio, ricevendo spesso il dono dei sacramenti, quali la confesiione e la comunione eucaristica, la disponibilità all’accoglienza e alla carità dei discepoli di Cristo. Preparatevi alla gioia, ma anche alle prove, all’amore reciproco, ma anche al perdono nel caso di sbagli e di fragilità da parte dell’altro. Preparatevi all’apertura generosa alla vita dei figli, desiderandoli secondo la volontà di Dio creatore, e non evitandoli nel concepimento e nella loro crescita e formazione. Pensate seriamente a rappresentare la bontà del pastore supremo Cristo risorto nella vostra futura famiglia e vivere della sua grazia all’interno della comunità parrocchiale, famiglia di famiglie.

Ecco l’esempio dei santi coniugi Luigi Martin e Zelia Guerin, pensavano da giovani alla vita consacrata, il signore li chiamo alla consacrazione matrimoniale, diciannove anni di matrimonio di fede, amore sacrificio, nove figli, quattro morti in tenera età, cinque donate ai monasteri, tra cui la celbre Teresa Martin, nota dovunque come S. Teresa del Bambin Gesù e del Volto santo. Per S. Zelia il dono di essere sposa e madre, per S. Luigi Martin il dono di essere sposo e padre ed educatrice fu coronato dalla sofferenza: infatti mamma Zelia morì giovane per un tumore al seno, papa Luigiaccolto nel monaster carmelitano di Lisieux dalle quattro figlie monache, ebbe per anni la paralisi e la demenza. Abbiamo ascoltato nella statio in piazza l’esempio di fedeltà, unità, indissolubilità e fecondità del matrimonio sacramento di questi cari spisi cattolici francesi.

Miei cari fratelli, oggi è anche la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, specialmente le vocazioni sacerdotali, religiose missionarie: Certo c’è tanto bisogno nella chiesa e nel mondo di numerose persone, specie giovani, che rispondano di si alla chiamata del signore ad essere operai nel suo campo dove la messe è abbondante e attende di essere raccolta. Ma la vocazione al matrimonio cristiano riveste oggi una importanza capitale: infatti senza famiglie sane, oneste, religiose, giuste, non possono nascere vocazioni di speciale consacrazione. La fede vissuta in famiglia fa nascere la generosità dei figli adonarsi in un’altra famiglia domestica o nella famiglia più vasta che è tutta la Chiesa.

Tuuto questo lo chiediamo a Gesù risorto… per le sue piaghe siamo stati guariti….questo vi auguro miei cari fidanzati e genitori qui presenti, che i vostri figli possano dire di voi quello che Teresa, dottore della Chiesa, scrisse dei suoi santi genitori: “Papa e mamma erano santi, più che essere di questa terra, erano del cielo”….