Omelia, Pasqua di risurrezione, 17 aprile 20

17-04-2022

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi figli della Luce battesimale e dell’Eucaristia pasquale, nelle tenebre del mondo il fuoco nuovo risplende e dona calore e vigore. Cari sacerdoti, il cero pasquale è stato innalzato: dalla sua fiamma tutti noi fedeli abbiamo acceso i nostri lumi. Il canto dell’Esultanza ci ha annunciato la Resurrezione del Signore. La morte è vinta per sempre. Alleluia! E con la morte annientata è stato vinto anche chi della morte era stato causa, il Diavolo.

Cari figli della morte e risurrezione del Signore Gesù, la parola di Dio, dall’Antica alla Nuova Alleanza, ci ha condotto per mano e ha illuminato il cuore, saziato la mente e spinto la volontà: Dio è il creatore e il salvatore.  Con Abramo, Mosè e i tutti i profeti, ha preparato un popolo per la venuta del Figlio nel mondo, e se gli avversari del suo piano di salvezza hanno fatto di tutto per eliminare il Figlio suo incarnato, tramite condanna e croce, lui lo ha risuscitato dai morti e vive per sempre seduto alla sua destra.

Adoriamo la potenza del Padre, fratelli e sorelle, glorifichiamo la sapienza del Figlio, esaltiamo l’amore dello Spirito Santo. Non poteva dire e darci di più Dio Trinità se non tutto di sé, cioè il suo amore infinito: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13), e noi siamo suoi amici se facciamo ciò che lui ha comandato, cioè di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato, inchiodato sulla croce.

La Croce: un legno duro, per morire tra sofferenza terribile, ma poi, irrorata dal Sangue dell’Uomo Dio, Cristo Gesù, diventa dolce rifugio di vittoria e salvezza per noi tutti, noi peccatori chiamati al perdono e alla gioia, alla santità e all’eternità. Visitando la stauroteca di Acerenza, esposta alla venerazione straordinaria in questo mese pasquale, ho ricevuto, tra gli altri messaggi, questo pensiero. Il prezioso gioiello, secondo la tradizione secolare, conserva due semplici listelli di legno della santa Croce di Cristo. Sono inermi, esili, umili, quasi invisibili: rappresentano l’abbassamento di Cristo nella sua passione e morte, la quotidianità di una vita donata, seppure nella violenza del supplizio, la singolarità di un figlio, di uno sposo, di un sacerdote, nell’adagiarsi su quel legno, per obbedienza, per fedeltà, per sacrificio. Due piccole asticelle per tanto dolore e per tanto amore. Poi guardo lo scrigno di oro, argento e cristallo, in cui quei piccoli legnetti sono racchiusi. Uno sfavillio di luce e di raggi, e penso: “Da quei legnetti di tortura e di sangue, di morte e sepoltura, è nata la vita. Gesù è risorto, le guardie sono fuggite, le donne sono arrivate per l’unzione, la pietra ribaltata, il santo Corpo non c’è più. Gli angeli annunziano l’alba nuova all’umanità sfinita da guerre e odio: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto… ricordatevi come vi parlò” (Lc 24,5). Subito andarono in città ad annunciare il vangelo della risurrezione e subito Pietro di corsa si recò al sepolcro, vide e si stupì.

Cari fratelli e sorelle, non è un vaneggiamento di donne, come pensarono gli Apostoli al momento, e non credevano ad esse. Anche oggi molti indifferenti o contrari a Cristo pensano sia tutto una favola, un’illusione, un mito, o solo un rito, seppure suggestivo: noi li invitiamo a vincere la resistenza, l’obiezione, la latitanza, l’avversione a Cristo. Non cercatolo fra i morti, cioè tra cose passate e superate, ma è risorto, è vivente. Già eterno Figlio di Dio, incarnato come vero uomo, ora risorto, vive per sempre e fa vivere per sempre. Che aspettate ragazzi, giovani, sorelle e fratelli adulti? Perché stare lontani da Cristo vivo che, proprio perché risorto, è sempre vicino a noi: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli” (Mt, 28,20), ci dice Gesù.

Ma come si vive nel Risorto? Certamente non con vaghi sentimenti e con superficiale religiosità. Ve lo voglio dire ancora una volta, come sempre sto facendo da cinque anni e oltre, come stanno facendo i nostri sacerdoti e missionari, come stanno facendo i fedeli convinti e coraggiosi nella testimonianza.

Quando abbiamo ricevuto il battesimo di salvezza e lo viviamo continuamente nella vita: Cristo è risorto. Quando siamo cresciuti docili in una famiglia attenta e onesta con l’esempio di fede e di gioia cristiana: Cristo è risorto. Quando abbiamo ricevuto il perdono nella confessione dei peccati ai sacerdoti: Cristo è risorto. Quando abbiamo ascoltato e praticato la sua parola: Cristo è risorto. Quando lo incontriamo nella Messa, lo adoriamo nella consacrazione e nel tabernacolo, lo riceviamo nella comunione: Cristo è risorto. Quando nella cresima abbiamo ricevuto la pienezza dello Spirito Santo: Cristo è risorto. Quando l’amore tra l’uomo e la donna è stato consacrato con il matrimonio e l’edificazione di una famiglia: Cristo è risorto. Quando nella sofferenza e nella malattia ci affidiamo al Signore, medico celeste e vincitore della morte, con l’unzione degli infermi: Cristo è risorto. Quando i sacerdoti ricevono il sacro ordine e lo esercitano nell’umiltà e nel coraggio: Cristo è risorto. Quando seguiamo i santi comandamenti che sono via sicura di libertà: Cristo è risorto. Quando il Signore ci convince ad essere poveri con i poveri, e non superbi: Cristo è risorto. Quando sempre riconosciamo i nostri peccati nella penitenza e nella conversione: Cristo è risorto. Quando non ci allontaniamo dalla famiglia del Signore che è la Chiesa: Cristo è risorto. Quando ci facciamo guidare dalla Vergine Maria e da tutti i santi. Cristo è risorto. Noi che siamo a questa veglia di luce e all’Eucaristia della Pasqua, rinunciando ad altri pensieri, occupazioni o distrazioni: Cristo è risorto.

A questo punto, carissimi miei, vorrei inviare da Acerenza un messaggio al caro papa Francesco, affranto e desolato, per le orribili violenze delle guerre nel mondo e, vicino a noi, in Ucraina. Papa Francesco ha voluto che la croce al Colosseo, alla dodicesima stazione, fosse portata in processione da una donna ucraina e da una donna russa, con un commento silenzioso per non usare parole che potevano essere equivocate. Quel silenzio è stato più eloquente di ogni parola, ha fatto il giro del mondo. In quel silenzio, davanti alla nuda croce, è risuonato forte il grido degli innocenti, che in ogni conflitto sono vittime dell’odio, e il loro sangue sparso sale a Dio, senza parole. Papa Francesco, hai scritto l’Enciclica “Fratelli tutti”, al contrario ci sentiamo tutti nemici. Santo Padre, hai scritto l’Esortazione “Laudato sì”, e la terra, che Dio ha creato pura, è lorda di sangue per le bombe e di corpi maciullati da carri armati. Perdono, Signore risorto! Facci risorgere dai sepolcri delle nostre malvagità?

Avremmo dovuto fare sinodo, ed ecco i fucili. Avremmo dovuto fare un cammino insieme, ed ecco l’odio omicida. Avremmo dovuto avere comunione ed ecco l’aggressione ai più deboli e indifesi: alla partecipazione, preferiamo la sopraffazione, alla missione, sostituiamo l’oppressione.

Santo Padre Francesco, noi siamo con te, che non ti sei piegato alle proteste etniche, ma hai voluto, oltre alla diplomazia e all’opportunità politica, due donne dei due popoli in conflitto, perché la croce di Cristo unisce e non divide, non proclama vendetta, ma amore, pace e perdono.

Nessuno può portare Dio dalla sua parte, siamo noi che dobbiamo andare dalla parte di Dio: Dio di verità, giustizia e misericordia.

Madre Maria, Regina del cielo che ti rallegri a vedere tuo Figlio risorto, invocalo che faccia fuggire eserciti e armi, come le guardie del suo sepolcro, tramortite, fuggirono alla Sua divina Luce.