Omelia Pasqua 2023

08-04-2023

Omelia Pasqua 2023

     “Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione,” ci fa pregare Dio con il salmo 15 (vv. 9-10). Il testo profetico, attribuito al re Davide, si riferisce non solo alla speranza del salmista, ma specialmente si compie nel giusto perseguitato e ucciso che è Gesù di Nazaret. Così si spiega la citazione dei Salmi che si innalza al Padre da Gesù agonizzante, quando esclama dal salmo 21 “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”: da un lato l’angoscia umana della morte dopo atroce sofferenza, dall’altro la fiducia del credente che Dio non abbandona chi si affida a lui, anche se dovrà attraversare il rigore della morte fisica, e anche con la violenza umana

Il sorprendente silenzio di Gesù, nei vangeli della sua passione e morte, dinanzi ai molti che lo dileggiano, e ai pochi che ancora lo seguono, si spiega perché Cristo aveva parlato, pregato e invocato il Padre nelle molteplici parole dei salmi e nei testi delle profezie: non c’era bisogno di altre parole.

L’insistenza della liturgia di questa veglia circa l’acqua ci riporta alla nostra rigenerazione battesimale, siamo nati dalla Pasqua del Signore: dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito. Se non arriviamo a vivere la fede battesimale, cioè che siamo statati immersi nella morte e riemersi nella risurrezione di Cristo, non arriveremo mai a una benché minima coscienza cristiana. Se siamo stati battezzati da piccoli, ringraziamo il Signore che ci ha fatto un dono immenso appena creati; se siamo stati battezzati da adulti rinnoviamo sempre la nostra lode al Signore che ci ha illuminati e condotti dalle tenebre alla luce. La vita di santità cristiana non è altro che restare nella luce del battesimo, in quella libertà dal male e dalla schiavitù del peccato, nel riviverla ogni giorno e nel pentirsi subito, con il sacramento della penitenza, se nel caso venga affievolita o perduta.

L’insistenza di questa notte pasquale circa l’Eucaristia ci vuole suggerire continuamente che Cristo risorto ci ha conquistati nel battesimo, ci nutre continuamene di sé stesso vivente nella celebrazione del suo Corpo e del suo Sangue nella S. Messa. Se con il battesimo si entra nella famiglia del Crocifisso risorto, con l’Eucaristia vi si resta nutrendosi di lui e testimoniandolo con l’amore verso di lui e verso gli altri: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28 20).  Non si è cristiani maturi se non si vive il Battesimo con l’Eucaristia, si resta sempre fermi all’inizio e mai in cammino, mai in sinodo verso la meta, mai verso la piena adesione e la coraggiosa gioia della fede vera. Il segreto è questo: Cristo morto e risorto vive nel battezzato che mangia del sacrificio perenne dell’Agnello di Dio, che viene confermato nello Spirito Santo, che è pronto per la missione della famiglia o della consacrazione sacerdotale o religiosa, che viene guarito nell’anima e nel corpo con i sacramenti della guarigione, ossia la penitenza e dell’unzione.

Su tutto risplende la sua Parola: “Il Figlio dell’uomo sarà arrestato, condannato, crocifisso e il terzo giorno risorgerà… il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno… quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me… toccatemi e vedete, sono proprio io che vi parlo”. Miei carissimi, è sempre necessario ribadirlo: la fede cristiana è che l’uomo Cristo Gesù, Figlio di Dio incarnato, è morto in croce per noi peccatori ed è risuscitato dai morti il terzo giorno per la gloria del Padre e per nostra salvezza. Non è risorto per tornare alla vita terrena in attesa di nuovo della morte, ma è il Vivente per sempre e questa sua vita vuole donare a ciascuno di noi se lo seguiamo sulla sua stessa via, lui che ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno”. La Pasqua è solamente questo, al di là di rappresentazioni, tradizioni, suggestioni, interpretazioni, raffigurazioni: la Pasqua di Cristo è l’unica certezza che può dare certezza di verità e di pace a ogni uomo.

È come quando, durante il recente terribile sisma del Medio Oriente, dalle macerie è venuto fuori un bambino appena nato nel buio terribile, dove la mamma l’ha partorito morendo e proteggendolo con il suo corpo. Un esempio nel buio di questo mondo: Cristo ci ha partorito nel dolore della croce per farci uscire con lui, dalla tomba alla luce della risurrezione.

Di fronte alla potenza di Cristo risorto, molti oggi, come le guardie al sepolcro, per lo spavento sono scossi e rimangono come morti. Pensate a coloro che rifiutano la fede in lui e vorrebbero tenerlo nella tomba della loro ostinazione e indifferenza. A noi invece l’angelo della risurrezione dice di non aver paura perché lui nella tomba non c’è più e presto dobbiamo annunciare che è risorto dai morti: abbandoniamo in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, e corriamo, come le donne di quell’alba, ad annunciarlo agli altri. Come ci avverte il vangelo di Matteo apostolo, egli stesso ci viene incontro e ci dona il saluto di vita. Abbracciamogli i piedi, come le pie donne quella mattina memorabile che ha cambiato il mondo, e andiamo ad annunciarlo agli altri fratelli, affinché lo vedano anche loro, e cambi la nostra e la loro vita.

O Vergine Maria, Regina del cielo, rallegrati! Vedesti il tuo Figlio vivente e glorioso, dopo tante lacrime e dolore. Aiutaci a seguirlo e ad amarlo come te e con te.  Alleluia, alleluia, lodate il Signore!