Omelia. Notte di Natale 2019, Cattedrale.

24-12-2019

Omelia. Notte di Natale 2019, cattedrale.

Cari fratelli e sorelle, reverendi sacerdoti concelebrati, tra i quali il presidente del capitolo mons. Antonio Cardillo, il parroco mons. Domenico Baccelliere, il vicario don Samuel Corniola; un saluto al seminarista lettore e accolito Alberto Lardiello, ai ministranti, ragazzi e adulti, ai collaboratori delle due parrocchie acheruntine nei vari ambiti di servizio; rev.de Suore: “Vi annuncio una grande gioia…oggi vi è nato il Salvatore” (Lc 2,10-11), dice l’angelo ai pastori di Betlemme. Una notte attesa dall’umanità da millenni; attesa dal popolo di Israele con le promesse fatte ai padri, con le profezie dei messaggeri di Dio, con le preghiere degli oranti nei salmi, con la sapienza dei saggi, che vedendo la caducità delle realtà desideravano e speravano la venuta della Sapienza divina. La festa solenne del Natale del Signore non può mai ignorare tutto quello che la Chiesa medita e annuncia in questi tempi difficili. Il Natale non è solo una ricorrenza religiosa e sociale che si avvicenda e si archivia, dobbiamo portare ai piedi di Gesù Bambino il cammino spirituale e le speranze che nella fatica apostolica della comunità ecclesiale maturano per la grazia dello Spirito Santo. Il nome del divino Bambino che viene annunciato dalle letture bibliche è Figlio di Dio, Figlio dell’Altissimo, Figlio di Davide, Re per sempre, Santo. Vorremmo concentrarci su quest’ultimo nome di Gesù che nasce fra gli uomini: lui è santo e immacolato. Essendo Dio, lui è veramente santo e fonte di ogni santità. La Vergine ha accolto nel suo grembo e nel suo cuore il Santo, Giuseppe ha obbedito al Santo, i pastori e i magi hanno adorato il Santo nella grotta di Betlemme. Anche gli avversari lo riconoscono e rifiutano il Santo, cosicché viene subito inviso e perseguitato. Giuseppe deve prendere il Bambino e sua Madre e fuggire in Egitto.

Alla luce della santità di Cristo possiamo ricordare e meglio comprendere l’Esortazione apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. “Vi annuncio una grande gioia” canta l’angelo nel Natale, “Gaudete et exsultate” (Mt 5,12), gioite ed esultate, si intitola la Esortazione pontificia, e con queste parole: “Rallegratevi ed esultate, dice Gesù a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua. Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente” (GEx 1). Dalla culla di Gesù si ode sempre la voce di Dio: “Siate santi perché io sono santo” (Lv 11,44; 1Pt 1, 16). Ascoltiamo ancora papa Francesco, non c’è migliore augurio per il S. Natale 2019: “Lascia che la grazia del tuo battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo, affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita” (GEx 15).

Ascoltando la Parola di Dio che abbondante e commovente viene annunciata in questi giorni di festa, osservando nelle opere d’arte e nei presepi la raffigurazione della natività di Gesù, possiamo meditare che Lui, piccolo e umile, è il centro su cui si muove tutta la scena e da lui si diparte una luce che illumina tutti i personaggi. Da adulto annuncerà a tutti: “Io sono la luce del mondo” (Gv ): da questa rivelazione ho tracciato il cammino diocesano dell’anno liturgico-pastorale 2019-2020, rivisitando con voi tutti l’enciclica del nostro caro Papa Lumen Fidei, anche a sostegno e nutrimento dell’esperienza della Visita Pastorale. In effetti da lui sorge la santità e la salvezza. L’adorazione del Bambino divino nella nostra fede e nella nostra devozione, l’ascolto del Vangelo nelle festività natalizie e la celebrazione partecipata dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, la comunione al Pane di vita, la carità verso i bisognosi e gli affetti familiari, la riconquista di sentimenti di bontà e la volontà di impegnarsi per la giustizia, tutti propositi buoni e belli che in molti si risvegliano o prendono più vigore in questo tempo privilegiato, ci fanno pensare a una decisione di progredire nel cammino della santità: “Non aver paura della santità. Non ti toglierà forza, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere. Dipendere da lui ci libera dalle schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità…Non aver paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio”, così ci suggerisce papa Francesco (GEx 32.34).

Nella grotta di Betlemme, contemplando gioiosamente il bambino Gesù insieme a Maria e a Giuseppe, noi respiriamo il clima di quello che poi il Maestro dirà nel discorso della montagna o delle Beatitudini: “Beati i poveri in spirito, beati i miti, beati quelli che sono nel pianto, beati  quelli che hanno fame e sete di giustizia, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace, beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (cfr Mt 5,3-12). Chiediamo a Gesù, nato per noi, i doni veri, i doni di santità per il mondo attuale, che papa Francesco ci indica: la fermezza interiore, la pazienza amorevole, l’umiltà fedele, la gioia piena, l’audacia testimoniante, il fervore coraggioso, la preghiera costante. Chiediamolo a Gesù per intercessione della Madonna e di S. Giuseppe. Inoltre le beatitudini evangeliche ci fanno ricordare i nostri fratelli più poveri e abbandonati: sono beati anche, se noi li amiamo e li soccorriamo.  Papa Francesco con la recentissima Lettera Admirabile signum ci ha esortato ad allestire il Presepe ovunque, in famiglia, nelle chiese, nei luoghi di lavoro e di studio, nelle piazze e nelle strade, e a coglierne il messaggio evangelico dell’incarnazione e della nascita del Figlio di Dio e del dono di amore e di fraternità tra tutti noi nell’umanità. Il presepe, che è stato allestito in cattedrale, quest’anno ci ricorda l’episodio natalizio della fuga della santa Famiglia in Egitto: Erode cercava a morte il bambino Gesù e S. Giuseppe, santo e forte, prende il Bambino e sua Madre e si rifugia lontano, in Egitto, attraversando il mare Rosso, e per ben due anni è costretto a rimanere con la famiglia in terra straniera. Ci vediamo la prima Chiesa, formata da Gesù, Giuseppe e Maria, e la Chiesa di tutti i tempi, che in una piccola barca, per di più spesso vacillante, deve attraversare le onde della storia; ci vediamo i popoli e i singoli che sono costretti da guerra e fame ad attraversare i mari per trovare riparo e accoglienza.

L’anno che sta per compiersi è stato anche l’anno della Lettera di papa Francesco ai giovani e noi ci siamo soffermati su di essa nel convegno diocesano di Acerenza, in settembre scorso: i giovani, la fede e il discernimento vocazionale.  Davanti alla nascita di Gesù, nelle nostre parrocchie, nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità non possiamo non pensare a loro: i nostri cari ragazzi e giovani. La Chiesa ci ha insegnato che dobbiamo metterci al loro fianco sulla scia del cammino di Gesù con i discepoli di Emmaus, che erano scoraggiati e dubbiosi. Mettiamoci anche noi, sacerdoti, genitori, educatori, accanto al cammino dei nostri cari giovani. Ascoltiamo le loro parole, domande ed esperienze. Proponiamo loro anche le risposte e i frutti maturi della nostra esperienza di adulti e di credenti. Arriviamo alla meta insieme, per riconoscere Gesù vivo e presente con la sua Parola e con il suo Pane nella gioia ritrovata e nello stupore del cuore. Oltre ai soliti regali di Natale per i figli e i nipoti, regaliamo loro il valore dell’ascolto, perché i nostri giovani oggi più che mai desiderano essere ascoltati, in un mondo in cui i cambiamenti in atto sono vorticosi. Non dimentichiamo di donare loro una famiglia unita in un matrimonio fedele come punto di riferimento privilegiato, un’esperienza di amicizie sincere e costruttive, un’affettività che si apre all’amore vero, una maturità umana e culturale che possa avere possibilità reale di lavoro e di impegno, un ambiente sereno e avulso da violenza ed emarginazione, il sostegno per il discernimento della loro vocazione. Ma il dono più grande che ci suggerisce la nascita di Gesù per i nostri giovani è sempre la proposta nuova ed affascinante della fede in Cristo e della luce del suo Vangelo. Con Gesù, ragazzo tra i ragazzi, giovane tra i giovani, potranno avere nel cuore la certezza che Dio li ama, che manda a loro tanti fratelli e sorelle che li sostengono, nella Chiesa e nelle famiglie, come anche in una società sana e libera. Gioia, vita, santità, coraggio, giovinezza, questo il richiamo del Natale di Gesù Cristo. Entriamo nella luce della grotta benedetta e accogliamo Gesù nella nostra vita, giovani e adulti. Egli nulla ci toglie e tutto ci dona.

Benedetto il Signore Dio che ha visitato e redento il suo popolo.