Omelia Lauria 24 febbraio 2023, vigilia della solennità del beato Domenico Lentini

24-02-2023

Omelia Lauria 24 febbraio 2023, vigilia della solennità del beato Domenico Lentini

Carissimi fratelli e sorelle, cari devoti del beato Domenico, sacerdote secondo il cuore di Cristo; saluto i collaboratori più immediati per la festa interparrocchiale del 25 febbraio. Un saluto al parroco di S. Nicola don Michelangelo, don Luigi di S. Giacomo, mons. Giuseppe Cozzi della Madonna del Carmine in Seluci, un saluto al nostro caro vescovo mons. Vincenzo Orofino che ha voluto insignire questa chiesa parrocchiale di S. Nicola di Bari del titolo di santuario del beato Domenico, in questo anno giubilare venticinquesimo dalla beatificazione. Saluto i sacerdoti presenti e i sacerdoti oriundi della patria lauriota, le reverende Suore.

Miei cari, le letture che prevedemmo a suo tempo per la solennità del nostro sacerdote santo e umile ci riportano subito al tempo liturgico che stiamo vivendo: la Quaresima e la Pasqua. Alla luce di questa parola di Dio vorremmo avvicinarci, quasi in punta di piedi e consapevoli della nostra piccolezza, alla grazia sacerdotale che Cristo unico, sommo ed eterno sacerdote ha voluto infondere nell’anima e nella vita del beato Domenico.

“Sei tu, Signore, l’unico mio bene”, abbiamo pregato al salmo. Partiamo da questo: il Signore Gesù è l’unico bene, l’unico tesoro e il tutto di ogni cristiano, a maggior ragione di un sacerdote. “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice, il Signore è la mia vita”, verissime queste parole divine nel cuore e nella mente del presbitero don Lentini, agli onori degli altari. Non pensò ad altro, non desiderò altro, non offrì altro, se non Cristo sacerdote e salvatore. Dopo gli anni semplici dell’infanzia, ben presto nell’adolescenza sentì la chiamata a diventare prete, non ebbe dubbi, e con il sacrificio della famiglia e l’aiuto dei sacerdoti della parrocchia e del seminario, giunse sicuro e puro all’Ordinazione.

Sempre lontano, sempre a piedi, sempre senza nessuno: diacono a Mormanno, sacerdote a Marsico Nuovo. Solo con Cristo, senza aggiunte, sine adiunctis: come uscì profumato di Spirito Santo quell’8 giugno 1794, Pentecoste, così si mantenne profumato di Cristo fino al 25 febbraio del 1828. Profumava il suo corpo perfino da morto e la fragranza si espandeva per tutta questa chiesa per giorni e giorni. Come era stato tutto eucaristico ed evangelico, nella penitenza e nella carità, i suoi occhi si aprivano per adorare l’Ostia, alle Messe di suffragio per lui, e alle persone care, come ai curiosi e ai dubbiosi, per continuare a dire loro, e a noi questa sera: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo”. Come abbiamo ascoltato dalla bocca di Cristo nel Vangelo di questa solennità lauriota e come annunciava il Beato nei suoi numerosi viaggi per i quaresimali, missionario del vangelo, sacerdote della riconciliazione e angelo di carità.

Il sacerdote è il ministro della parola di Dio, che annuncia con l’autorità dell’Ordine sacro, per servire l’annuncio di tutti gli altri fratelli e sorelle nell’unica dignità battesimale. Ma la parola di Dio deve essere carne, e non solo illusoria ripetizione: tutti i Santi con la loro vita sono il vero commento al Vangelo di Cristo. Quello che vi è scritto, quello hanno detto e fatto. Il Beato Domenico ha reso la sua vita umana e cristiana una continua conversione, fu battezzato lo stesso giorno della nascita qui a quel fonte e fu confermato a due anni nella parrocchia di S. Giacomo, e poi con l’Eucaristia e la penitenza sacramentale e esistenziale, ha dovuto anche lui camminare insieme a Cristo e nella Chiesa, in sinodo si direbbe, perché Cristo fosse formato in lui nel progredire della sua vita.

Fu chiamato a diventare pescatore di uomini, cioè di lanciare le reti di Cristo sull’umanità del suo tempo, non dissimile dalla nostra, sempre una comunità di santi e peccatori, di ricchi e poveri, di credenti e miscredenti, di vicini e lontani. Lanciò la rete di Cristo con la parola vibrante e la carità illimitata. Subito rispose di sì alla chiamata al sacerdozio ministeriale, un subito evangelico che diventò anni di preghiera, di studio, di obbedienza, di prove, di pianto, di gioia, di morte e risurrezione. La vita del cristiano sacerdote è incomprensibile ai più, un mistero grande che lo stesso sacerdote stenta a comprendere fino in fondo. Tutti lo comprenderemo nella vita eterna, contemplando le piaghe del Signore e il suo cuore trafitto di amore.

Niente da meravigliarsi se il beato Domenico si preparava con lungo tempo di preghiera e di penitenza ogni volta che doveva celebrare la Messa, all’alba, o nelle cappelle del suo quartiere fino all’Armo, oppure qui nella chiesa ricettizia o anche nel suo peregrinare per la predicazione e l’evangelizzazione.

Niente da meravigliarsi se la sua Messa durava parecchio, tanto da essere frequentata da pochi, scandendo la lingua liturgica e meditando ogni parola. Niente da meravigliarsi che i fortunati lo vedevano ascendere da terra e sollevarsi in alto, innalzando l’Ostia e il Calice del Sangue, niente da meravigliarsi se dopo la Messa si fermava ancora in lungo tempo di ringraziamento, perché il dono era troppo grande. Il centro della vita del sacerdote è la Messa e il centro della Messa è Cristo.

Il sacerdote, ministro di Cristo nell’annuncio della parola e nella celebrazione dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti, e anche il ministro della carità di Cristo. Ci ha ricordato la seconda lettura: chi dà il pane all’affamato, dà la casa ai miseri, chi veste chi è indigente, chi combatte l’oppressione dei poveri, la sua luce sorgerà come l’aurora. Così fu il beato Domenico nelle guerre, nelle carestie, nelle difficoltà sociali ed economiche, negli scontri sanguinosi della sua epoca. L’Eucaristia che celebrava estatico per saziare la fame spirituale diventava anche pane per la fame fisica di coloro che affollavano la sua piccola dimora e diventava anche pane di vasta cultura e di elevazione religiosa per i ragazzi e i giovani che frequentavano la sua scuola, apprendendo dal suo esempio.

Ho sempre detto che il beato Domenico di Lauria è il sacerdote che ogni prete vorrebbe essere ed è il sacerdote che ogni fedele vorrebbe avere. Lo invochiamo dunque con fiducia. Possa intercedere sempre più sacerdoti santi e sapienti di cui oggi la Chiesa ha tanto bisogno e il mondo tanto attende.

Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima 2023 ci indica nell’ascesa con Cristo sul monte della Trasfigurazione la meta per comprendere la sua morte e risurrezione, che deve diventare la nostra ascesi. “Ascoltatelo” ci dice il Padre e il Figlio ci esorta “Alzatevi, non temete”. Con il beato Domenico siamo chiamati alla Quaresima e alla Pasqua nell’ascolto della parola del Figlio suo, di non temere le difficoltà e l’emarginazione che oggi in tanti pongono nel cammino dei cristiani, di alzarci e con umile fortezza testimoniare la fede, la speranza e la carità, e il Padre che vede nel segreto ci ricompenserà.

O beato Domenico, padre e amico, che avesti, come l’apostolo Paolo, la sublimità della conoscenza di Cristo, la potenza della sua risurrezione e la partecipazione alle sue sofferenze, soccorrici. Beato Domenico, c’è la guerra fra i popoli, c’è la violenza fra le persone, c’è la discordia nelle famiglie, c’è l’inganno per le nuove generazioni, c’è l’oblio della fede e di Dio, ci opprimono le calamità naturali, aiutaci.

Hai definito Maria, “oliva di pace”, prega la Santa Vergine che rechi finalmente il ramoscello della pace a questa arca dell’umanità in balia di onde tumultuose; beato Domenico continua, da queste tue sacre reliquie e con la tua immortale anima sacerdotale, a indicarci, con dolcezza e fermezza, la vera libertà: “Questo è l’albero della Croce, solo questo dovete adorare!”.