Omelia III Domenica d’Avvento. Oppido 15 dicembre 2019. Celebrazione della Confermazione.

15-12-2019

Omelia III Domenica d’Avvento. Oppido 15 dicembre 2019. Celebrazione della Confermazione.

Cari fratelli e sorelle, carissimo parroco don Mimì, caro don Giuseppe, miei cari ragazzi e adolescenti che durante questa Celebrazione Eucaristica riceverete il sacramento della Confermazione, in cui Dio Padre onnipotente per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo vi donerà in pienezza la potenza dello Spirito Santo. Siete battezzati, state vivendo la Comunione eucaristica con il Signore, nei momenti di errore e di peccato ricevete pentiti e fiduciosi il perdono del Signore misericordioso nel sacramento della Penitenza, o Confessione. Eccovi qui radunati alla Messa parrocchiale con i vostri padrini e le madrine, con i vostri genitori, i catechisti, i familiari. Cari giovanissimi, vi saluto con la parola di papa Francesco nella Lettera che vi ha scritto mesi fa: “Cristo vive e vi vuole vivi”. Avvento: viene il Re Signore, venite adoriamo. È venuto nell’umiltà di Betlemme, verrà nella gloria alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine, viene nel tempo della Chiesa continuamente, con la sua Parola di vita e con la grazia dei Sacramenti.

Avvento: attesa vigilante e pronta da parte nostra, non solo per prepararci spiritualmente alla festa del Natale, della nascita del salvatore Gesù, ma anche attesa operante nella carità verso il prossimo, nel perdono reciproco, nella pace e nella comprensione tra noi fratelli, abbandonando le tensioni e le divergenze, tutto ponendo nelle mani del più potente di noi, che è prima di noi, come si esprime S. Giovanni Battista preparando la via al Signore. Per voi, cari cresimandi, si verifica adesso un Avvento speciale del Signore e del suo Santo Spirito: con la pronuncia del nome battesimale, l’imposizione della mano del vescovo sul capo e l’infusione del sacro Crisma sulla vostra fronte, in forma di croce, ricevete il sigillo dello Spirito Santo che vi è dato in dono. Risponderete amen, che significa “sì, è cosi, lo voglio e così sia”. La carezza del vescovo sulla vostra guancia è il segno della pace di Dio nel vostro cuore e l’accoglienza totale e compiuta nella Chiesa, per la vostra testimonianza cristiana nel mondo.

Le letture bibliche, selezionate dalla Chiesa per questa III domenica di Avvento, sono un invito alla gioia e alla speranza: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino” (Fil 4,4-5), ha avuto inizio la liturgia con l’antifona di ingresso. Il profeta Isaia nella prima lettura, come già al popolo di Israele, ci esorta alla letizia nei momenti di deserto e di aridità, perché viene e vedremo la gloria del nostro Dio. Non dobbiamo dare adito alla stanchezza: non l’animo vacillante, non lo smarrimento del cuore. “Coraggio non temete. Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi!” (Is 35,4). E noi abbiamo risposto al salmo proclamato: vieni Signore a salvarci. I sofferenti guariranno e si aprirà una via santa per il ritorno degli esuli del popolo di Dio, ormai liberati, dice il profeta. Non più tristezza e pianto, ma giubilo e felicità nella santa citta di Sion. Sono le promesse che i profeti annunciano, non solo per i momenti difficili d’Israele, ma specialmente per l’avvento del Messia. Cari battezzati e adulti cresimati, accogliamo questa parola di salvezza e di gioia, una parola che interpella la nostra fede nei momenti di prova e di sofferenza: il Signore non ci lascia soli, ma preordina un piano di gioia. L’apostolo S. Giacomo, nella seconda lettura, ci raccomanda la costanza nell’attesa, perché la venuta del Signore è sempre vicina, senza lamentarci reciprocamente, ma invocando il coraggio che fu di tutti i profeti. Cari cresimandi, immergetevi in questa forza e in questa gioia dello Spirito Santo, affidate a lui la vostra giovinezza e la vostra vita che si sta affacciando all’età adulta, affidatevi all’amore di Dio, non temete.

Nel Vangelo, proclamato dal presbitero, abbiamo ancora la proposta della grande figura dell’Avvento che, insieme all’immacolata Vergine Maria, ci aiuta a vivere con serietà e intensità questo tempo liturgico: Giovani Battista, il precursore di Cristo. Dal carcere manda alcuni dei suoi discepoli a domandare a Gesù se è lui colui che deve venire o bisogna aspettare un altro. Una domanda che ha attirato sempre la mia attenzione. Prima di morire martire per la verità e per i comandamenti divini, Giovanni chiede a Gesù la conferma e la sicurezza per tutti i suoi numerosi discepoli, i quali potranno capire che devono seguire l’Agnello di Dio, indicato da lui stesso al fiume Giordano. La domanda di Giovanni è la domanda di ciascuno di noi: lo deve essere. L’uomo cerca sempre qualcuno che deve venire, che può portargli la pace e la salvezza. Guai, quando l’uomo non attendesse più nulla e più nessuno, come certe tentazioni di oggi; guai, quando l’uomo pensasse di bastare a se stesso senza l’aiuto di qualcuno, come l’egocentrismo di oggi. In effetti è solo Cristo colui che deve venire, è venuto, resta con noi, e non dobbiamo attendere altri. Lui solo è la via, la verità e la vita. Oggi molti pensano che Gesù sia ormai superato, che dobbiamo attendere altri, altri profeti, altre religioni, altre idee e convinzioni. Non deve venire nessun altro, e alla fine dei tempi ritornerà solo il Cristo nella gloria della Parusia: “Senza di me non potete fare nulla”, ci dice Gesù (Gv 15,5).

Gesù non ha bisogno di rispondere o no ai seguaci del Battista, cita le profezie sui tempi del Messia da riferire all’amico Giovanni: con la sua presenza e la sua parola i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano e ai poveri è annunziato il vangelo, la bella e nuova notizia. Gesù, sapendo la imminente testimonianza del Battista, ne esalta la persona: non una canna sbattuta dal vento del deserto, non un uomo vestito con abiti di lusso, e questo la dice lunga su tutte le illusioni di cui noi oggi ci nutriamo, come canne agitate dal vento o come divoratori voraci e mai sazi di beni terreni. L’Avvento è tempo di preghiera, di vigilanza su noi stessi, di carità operosa, di penitenza sincera, come ci dimostra l’austerità del profeta Giovani Battista. Ma Gesù afferma che Giovanni è più che un profeta, è il messaggero mandato da Dio davanti Lui a preparargli la via.

Cari fratelli e sorelle, cari giovani figli nostri, care famiglie, carissimo don Mimì, io ho sempre pensato che la nostra missione di cristiani e di sacerdoti sia come quella di Giovanni Battista: dei messaggeri di Cristo per preparagli le strade, con la nostra testimonianza sincera e umile. Sappiamo che il Battista aveva formato attorno a sé un grande movimento di discepoli, che era ascoltato dalle folle e temuto dai potenti, un uomo essenziale e veritiero, un uomo che fin dall’infanzia si era preparato nella preghiera e nella penitenza per annunciare la venuta di Cristo. Io vedo cosi la Chiesa tutta, vedo cosi questi cari papà e mamme, i padrini e le madrine, i catechisti, come dei precursori di Cristo verso i figli; vedo cosi noi adulti nei confronti dei giovani, le comunità parrocchiali e diocesane al loro interno e verso tutti gli uomini di buona volontà. Vedo così la missione della Chiesa per annunciare al verità di Cristo al mondo e l’amore suo ai poveri. Vedo così anche la missione di noi sacerdoti, precursori di Cristo come Giovani Battista, ad annunciarlo senza posa, a viverlo nella nostra esperienza, a celebrarlo nella liturgia, a servirlo nei nostri fratelli, a crederlo anche nei momenti più duri e ad amarlo nell’Eucaristia e nella sua sposa la Chiesa. Siamo, noi sacerdoti, missionari e annunciatori, secondo i tempi e le modalità che Dio dispone, e poi riprendiamo il pellegrinaggio verso altre mete di semina e di lavoro. Io ringrazio i genitori, i catechisti, i sacerdoti, i miei cari fratelli sacerdoti qui in Diocesi e in particolare tutti i parroci, come don Mimì, per questa missione di preparare le vie al Signore, quella via che noi abbiamo intrapreso, su cui altri cammineranno e che altri continueranno, come questi cari giovanissimi cristiani che tra breve riceveranno il fuoco dello Spirito Santo, che in forma di colomba si poserà in pienezza su di loro per sempre.

Gesù disse di Giovanni, lo abbiamo ascoltato: “Fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista: ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11). Allora con questo messaggio Giovanni, nella sofferenza del carcere e pronto al martirio, tanto grande da essere scambiato lui per il Messia, comprese tutto e ancor di più si fece piccolo riguardo a Cristo e disse: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (gv 3,30).  Grazie, miei cari fratelli e sorelle di questa rinomata parrocchia dei santi Pietro e Paolo in Oppido Lucano; grazie, ragazzi e giovani, lo Spirito Santo vi confermi per essere conformi a Cristo; grazie, collaboratori e consiglieri parrocchiali in ogni ambito; grazie, cari sacerdoti della Diocesi che, tra monti e colline, mi aiutate a servire questo santo Popolo di Dio, grazie per il sacrificio della vostra vita sacerdotale nel ministero profuso nelle parrocchie e per ciò che offrirete ancora generosamente a Cristo nella Chiesa per il bene del mondo. Cari giovani cresimandi, noi aspiriamo ad essere i più piccoli secondo il Vangelo di Gesù per essere i più grandi nel regno dei cieli, come oggi stesso il Signore Gesù ci dice con le sue labbra divine. Allora facciamo tutti così: “Lui deve crescere, noi diminuire”. Vieni Spirito Santo, vieni su di noi!