Omelia Festa di San Canio

25-05-2017

Carissimi fratelli e sorelle, stimati cittadini di Acerenza, reverendi sacerdoti concelebranti, tra i quali saluto in particolare il parroco don Pierpaolo, i due vicari don Giordano e don Samuel, i canonici del capitolo con il loro presidente mons. Cardillo, i parroci delle parrocchie che stamane o stasera, con i vari gruppi di fedeli, si sono recati in pellegrinaggio alla basilica cattedrale per l’Eucaristia e per venerare il glorioso S. Canio, patrono della Città e dell’Arcidiocesi. Cari seminaristi e ministranti. Non dimentico il consiglio pastorale interparrocchiale e tutti i fedeli laici collaboratori in cattedrale, nella liturgia, nel canto e nella musica, in altre mansioni di servizio.

Illustre sindaco dottor Fernando Scattone, i rappresentante dell’amministrazione, gentili autorità di ordine pubblico, sicurezza sociale, stimate autorità culturali e sociali, stimati sindaci convenuti dal circondario, cari membri del comitato interparrocchiale feste religiose 2017.

Provengo da Roma, dalla 70* assemblea della Conferenza Episcopale Italiana: siamo fieri e gioiosi per il fatto che il nome di Acerenza e della sua storica diocesi risulta ancora nel panorama ecclesiastico italiano. Siamo grati di questo al Signore, al Santo Padre Papa Francesco e alla vostra tenacia orante, fedeli acheruntini, che tanto avete profuso impegno nei secoli per continuare a onorare Dio in questa basilica come Cattedrale, sede dell’Arcivescovo e casa aperta per tutti i cristiani. Salutando papa Francesco gli ho detto semplicemente: “ Santità, chiedo preghiere per l’arcidiocesi di Acerenza”.

Oggi, la festa del Patrono. Coincide con i quaranta giorni dalla Pasqua, ossia l’Ascensione di Cristo risorto al cielo, alla destra del Padre. Tale solennità in Italia per i motivi noti viene trasferita a Domenica prossima, VII di Pasqua. Che felice e significativa circostanza! Le feste dei Santi, le novene, le pratiche di pietà, devono essere sempre intonate e vissute nel contesto dell’anno liturgico e nei tempi speciali che la Chiesa celebra a livello universale. Inoltre questa festa solenne del Patrono si situa sempre nel mese di maggio in onore della Madonna, venerata qui in cattedrale sotto il titolo di Assunta in cielo in anima e corpo: su invito di S. Canio invochiamo la santa Vergine per la salute spirituale e corporale di tutti noi, in questo anno centenario delle apparizioni di Fatima, dove ci recheremo in devoto pellegrinaggio diocesano nel prossimo mese di settembre.

Dal Vangelo selezionato per questa solennità, il testo dell’apostolo Giovanni, abbiamo ascoltato la preghiera di Gesù al suo Padre Santo, riunito con gli Apostoli nel cenacolo e prima di abbracciare la Croce: “Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo”….”Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”. Gesù ritorna al Padre e lascia le parole di vita agli Apostoli perché abbiano la sua gioia in modo permanente. La gioia di Cristo risorto, che vien donata agli Apostoli e alla Chiesa, è lo Spirito Santo Paraclito. Lo Spirito di verità e di amore che, pur non essendo del mondo iniquo e regno del maligno, fa stare noi battezzati e cresimati nel mondo decaduto per portare il messaggio di Cristo e testimoniarlo anche a costo della vita e con il sangue.

  1. Canio martire appartiene a quella schiera numerosa di vescovi e fedeli della fiorente Africa cristiana che dovette affrontare innumerevoli persecuzioni, sia sotto il pagano impero romano che sotto i barbari eretici. Spesso venivano arrestati, condannati e condotti in Italia per essere giustiziati. Secondo gli antichi racconti il vescovo Canio fu deportato sulle coste della Campania e lì, continuando la sua missione pastorale e l’annuncio del Vangelo, fu martirizzato. Nei successivi secoli cristiani le sue venerate reliquie continuarono il cammino, finché giunsero in Acerenza, dove le spoglie mortali del pastore martire di Cristo finalmente trovarono definitivo e misterioso riposo. Agli storici e agli esperti ancora tanto studio e lavoro per approfondire e ricercare le tracce terrene del nostro Patrono, a noi la gioia liturgica e spirituale di osannare Cristo risorto e vittorioso nei suoi martiri e nei suoi santi.
  2. Canio ebbe la pienezza della gioia di Cristo, accolse nella sua vita la parola del Signore, fu cosacrato nella verità. Il mondo, avverso alla luce dello Spirito Santo, lo odiò, come prima aveva odiato Gesù. Il mondo non poté corrompere e inquinare il suo cuore, non poté imprigionarlo nell’egoismo e nella violenza: i veri cristiani appartenevano e appartengono ad un altro mondo, il mondo redento e salvato dal sangue del Redentore, il sangue dell’Agnello divino.

Lo abbiamo ascoltato nel brano dell’Apocalisse: “Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide e portavano palme nelle mani….sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il Sangue dell’Agnello”. S. Canio sta in piedi davanti al trono di Dio, come soldato valoroso dopo la vittoria in battaglia, con la veste candida del battesimo, non macchiata dal peccato dell’apostasia e dell’idolatria, ma anche rossa perché intrisa con il martirio nel sangue di Cristo, Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. S. Canio ha affrontato la grande tribolazione, non soltanto nel senso delle prove della vita, ma nel significato della Scrittura: il supplizio riservato ai cristiani che osano presentare i diritti della propria coscienza al tiranno di turno rivendicando la libertà di credere e sperare in Dio SS. Trinità, vero Imperatore e Signore del mondo e dell’eternità.

Anche oggi migliaia e migliaia di cristiani soffrono persecuzione e morte sotto regimi atei che si rifanno ancora al tramontato comunismo, o cadono vittime del terrorismo di matrice islamica e di altre forme di fanatismo religioso, oppure subiscono emarginazione e disprezzo perfino nelle società occidentali ormai infatuate dall’indifferentismo religioso, dal laicismo esasperato e dall’edonismo perverso.

Nella II lettera di S. Paolo al vescovo Timoteo abbiamo ascoltato ciò che l’apostolo raccomandava al discepolo: ”Ricordati che Gesù Cristo…è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo, a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la Parola di Dio non è incatenata!”. Era la Pasqua di Cristo che dava la forza ai martiri dei primi secoli, e di tutti i secoli, di affrontare anche le più indicibili e atroci sofferenze, fu la fede incrollabile nella risurrezione di Gesù che spinse S. Canio a offrirsi totalmente alla causa del Vangelo, alla predicazione della Parola divina, alla celebrazione dei Sacramenti e a diffondere il Credo cristiano ovunque, dall’Africa all’Italia. Come per S. Paolo, il martire S. Canio fu condotto innocentemente in catene come un malfattore, ma portavano i ferri di morte come monili e gioielli da mostrare a tutti, affinché la parola di Dio non fosse incatenata.

Miei cari fratelli e sorelle, miei cari sacerdoti, in questo tempo di finzione e di ipocrisia, la Chiesa e ogni cristiano cattolico è chiamato a non incatenare la parola di Dio, con la superficialità, l’indifferenza, il timore o il quieto vivere, occorre invece annunciarla con franchezza e fedeltà, con le opere e con le parole. In particolare vorrei che qui in Acerenza, adulti, giovani e ragazzi, possano prendere più esempio dal nostro Martire Protettore, per una pratica cristiana più fervente, specie coloro che stanno o si sentono ai margini della comunità. Venite spesso alla S. Messa e visitate il SS. Sacramento, e poi fermatevi volentieri alla cappella del Santo Patrono in una visita confidenziale come presso un amico che vi accoglie, vi conforta, vi ascolta e porta i vostri sospiri di bene davanti alla maestà della Divina Trinità.

Essendo la festa patronale anche di genuino valore comunale, civico e sociale, profitto, pregiatissimo signor Sindaco, insieme al Parroco, ai sacerdoti e al Capitolo, per innalzare suppliche al Signore che, per intercessione di S. Canio, conceda alla nostra città più coraggio sociale, più unità di intenti, più progresso morale ed economico, più collaborazione reciproca, più pace e fraternità, più florida civiltà.

  1. Canio, che ebbe dal buon Pastore Cristo il bastone della bontà e della difesa, protegga Acerenza, le due parrocchie in unità pastorale e la comunità civile, l’intera Arcidiocesi. Il contatto con il bastone del Santo che da secoli, curiosi e devoti, cerchiamo di avvicinare, ci sia segno di predilezione e protezione divina, nonché sprone a difendere le pecorelle e gli agnellini della nostra società, ossia le nostre famiglie e i nostri figli, dai briganti e dai lupi che sotto varie forme, palesemente o di nascosto, cercano di azzannare e distruggere. S. Canio glorioso, amico di Cristo risorto, asceso alla destra del Padre, prega, proteggi, difendi e guidaci.