OMELIA EPIFANIA 2019

06-01-2019

6 gennaio 2019, omelia

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni magi vennero da Oriente…Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2, 1.11-12). Cari fratelli e sorelle battezzati e cresimati, cari ministri sacri, presbiteri e diaconi, conquistati dalla luce di Cristo nel sacramento dell’Ordine; cari tutti, avvolti in questa solennità dall’Epifania del Signore, della sua manifestazione divina ai Magi presso Betlemme, al suo popolo presso il fiume Giordano, ai suoi discepoli presso Cana di Galilea.

Cristo è l’epifania del vero Dio e ogni suo vero fedele è l’epifania di Cristo. Profittiamo di questa solennità per chiudere in Cattedrale stasera l’Anno Giubilare Diocesano in onore del b. Egidio nel V centenario del suo transito al cielo. Giovedì prossimo, 10 gennaio, memoria del Beato, concluderemo a Laurenzana alla presenza del Card. E. Antonelli, dei Vescovi lucani e altri Presuli, del Clero diocesano e degli altri fedeli devoti dell’umile frate francescano, onore della nostra Arcidiocesi e dell’Ordine serafico: resta nella nostra Cattedrale un’insigne reliquia del Beato, a storico ricordo e a salutare devozione. Egli fece della sua vita terrena un pellegrinaggio continuo di fede, di speranza, di carità. Si offrì al Signore come oro prezioso nel sacrificio nascosto, nell’umiltà del servizio ai fratelli, nella gioia di essere cristiano. Si offrì come incenso profumato nella preghiera assidua, nella consacrazione religiosa, nell’adorazione di Dio. Si offrì come mistica mirra nella dura penitenza, della sofferenza patita per Cristo, nella lotta senza tregua contro il male e il demonio. Il nostro caro beato Egidio, epifania di Cristo, casto, povero e ubbidiente. Dio onnipotente ci conceda la grazia di imitarlo e di venerarlo al più presto nel novero ufficiale dei Santi della Chiesa Cattolica.

Ritorniamo ancora a Betlemme. I santi Magi ci suggeriscono quest’anno alcuni messaggi specifici, l’importanza fondamentale della religione e la proposta religiosa alle nuove generazioni. Anzitutto la ricerca di Dio e precisamente di Dio che si rivela. L’ uomo è naturalmente religioso, non si accontenta del nulla e della mancanza di senso definitivo per la sua vita. E’ fatto per l’oltre, l’eternità: non si rassegna alla morte, al male, al limite. Il suo animo vuole altro, il suo pensiero vola in alto, il suo cuore vuole amare ed essere amato totalmente: se non si ferma ai fantocci, cioè agli idoli di qualsiasi genere, egli cerca il vero Dio.

I Magi erano della Persia, dove aveva avuto successo una religione dualista, lo zoroastrismo, che credeva in due divinità del bene e del male, ma con l’attesa di un salvatore che avrebbe sconfitto il dio del male e fatto trionfare il dio del bene. Una religione antica ed evoluta, ma pur sempre insoddisfacente. I Magi ne erano esponenti come sacerdoti, teologi, studiosi degli astri, custodi del sapere. Potremmo considerarli anche dei re, nel senso di autorità influenti e potenti socialmente, a livello culturale e politico. Essi vedono un segno nel cielo e partono verso occidente, seguendo la luce di una stella. È vero che tutti gli uomini hanno una religione organizzata, ma non è vero che tutte le religioni sono uguali. Infatti i Magi, lasciando il loro popolo e i loro riti, richiamati dal loro sincero senso religioso, partono per conoscere di più la verità di Dio. Le religioni del mondo sono chiamate dalla stella di Cristo ad arrivare al vero volto di Dio che mandando suo Figlio ha deciso di farsi conoscere totalmente nella sua essenza e nel suo amore.

Certo, cercare il vero Dio è un cammino lungo come quello dei Magi, esposto agli errori di percorso, alla fatica della ricerca, ad incontri negativi come quello con Erode a Gerusalemme. Ma chi cerca Dio con cuore sincero arriva alla meta, perché Dio si fa trovare da chi lo desidera con umiltà e amore.  Noi cristiani non dobbiamo rinunciare alla missione affidataci da Cristo di annunciarlo a tutto il mondo, con la vita prima di tutto e poi anche con la parola. Vangelo significa annuncio gioioso di Cristo Salvatore, vero Dio e vero uomo. A Betlemme, Maria e Giuseppe non si sottraggono alla visita dei Magi, non pensano sia inutile mostrare loro Gesù, non dicono agli illustri visitatori: “Tornate alla vostra religione, tanto è la stessa cosa”. Invece fanno vedere la stella nuova della loro vita che è il Cristo, la luce del Bambino Dio, lo porgono al loro abbraccio e alla loro adorazione, comprendono che sono convertiti al vero Signore del bene, che in Gesù veramente sconfigge il male con l’incarnazione del Verbo divino, accettano l’omaggio dei tre doni: l’oro per il Figlio gran Re, l’incenso per il Sacerdote vero del Padre, la mirra per l’Uomo della croce che salverà il mondo dal peccato e dalla morte.

I Magi zoroastriani portano a compimento la loro religiosità, il loro cammino, la loro ricerca nella piena conversione a Cristo e alla fede in lui. Il cristianesimo è la vera religione perché si fonda sull’unica e vera fede, cioè l’accoglienza della venuta di Dio sulla terra in Cristo suo eterno Figlio che insegna a tutti gli uomini la verità che è via al cielo. Non dobbiamo aver timore di testimoniare la fede anzitutto tra noi cristiani e poi agli altri fratelli del mondo che seguono varie religioni: è un nostro dovere, è un nostro piacere, anche a costo di difficoltà e sofferenze, perfino con la morte, come i cari martiri di ieri e di oggi. Dio onnipotente sta provocando nel mondo questa immane migrazione di popoli e questa comunicazione di massa per permettere a noi cristiani di testimoniare il Cristo: vengono a contatto con noi per motivo di lavoro, di povertà o di persecuzione, non solo per avere soccorso materiale, che dobbiamo elargire secondo le nostre possibilità e tanta carità, ma ci incontrano per incontrare Cristo.

Purtroppo, ahinoi, ammettiamolo, spesso, con loro scandalo, incontrano anche una cultura atea o indifferente a Dio, anzi indaffarata nell’adorazione del danaro e del piacere, imprigionata nel materialismo e nell’edonismo, caparbia e ostinata nelle scelte senza Dio. Una domanda: che Dio non faccia venire tutti questi popoli stranieri con le loro religioni anche per darci uno scossone? Svegliati uomo dell’occidente, che fosti ricco della stella di Cristo e portasti la sua luce in ogni angolo del mondo! Svegliati, italiano ed europeo, che vesti lussuosamente perché è stato Cristo che ti ha dato vesti di fede e sapienza! Perché ora giaci nudo e idolatra, con le tue cattedrali vuote segno eloquente del vuoto del tuo cuore? Riprendi di nuovo anche tu con i Magi il cammino verso Cristo, convertiti dal neopaganesimo che ti ha ridotto barbaro e insensibile, ritorna con le tue famiglie e con i tuoi giovani alla casa di Betlemme e di Nazaret. Accogli fra le tue braccia, o uomo del XI secolo, il Dio bambino che ti porgono Maria immacolata e Giuseppe uomo giusto, e impara di nuovo la gloria del Signore, che è anche l’unica tua gloria.

I Magi ci offrono esempio anche per i nostri giovani e ragazzi. Sto insistendo come vescovo, perché per me i suggerimenti e le proposte della Chiesa non si archiviano mai.  Sulla famiglia e sui giovani abbiamo profuso risorse di preghiere, fatiche di riunioni, messaggi e documenti dei Vescovi e del Papa. Allora dobbiamo lavorarci, con la luce della stella che è Cristo e il suo Santo Spirito. I Magi arrivano da lontano per visitare, contemplare e adorare un Bambino, un pargolo che diventerà presto ragazzo e giovane. Noi adulti, genitori, sacerdoti, insegnanti, amministratori e governanti, tutti, siamo chiamati a un pellegrinaggio verso i nostri figli, non dobbiamo demordere, né rinunciare, né ingannarli con le idolatrie di questa società di mercanteggio e di mistificazione.

Ai nostri cari figli offriamo l’oro del nostro affetto e della nostra premura per la loro crescita ed educazione umana, insieme a loro, ma con la nostra saggezza ed esperienza, portiamoli ben presto alla serietà della vita umana con la responsabilità e l’audacia che essa comporta. Non è una gita o una passeggiata o uno sballo, la vita è un impegno serio, a volte severo ed esigente. I nostri figli sono chiamati all’oro della vita umana, uno scrigno di preziosi che non si può sciupare o sacrificare agli Erode di turno: la vita terrena, pegno di quella futura ed eterna, è una sola.

Ai nostri ragazzi e giovani offriamo il dono dell’incenso, perché la nostra vita non è solo il corpo, abbiamo l’anima, hanno l’anima che non deve rimanere asfittica, senza respiro, e rachitica, senza formazione. Esiste Dio Padre, il suo Figlio ce l’ha rivelato, lo Spirito Santo ci guida. Perché priviamo i nostri figli del vero ed essenziale nutrimento dell’anima: la preghiera, la parola di Dio, la grazia del battesimo e dell’eucaristia e degli altri sacramenti, della Messa e della Domenica, della gioia interiore, dell’amore di Dio? Come li vorremmo vedere amanti di Dio, desiderosi di Cristo giovane e puro, attorno ai sacerdoti nelle parrocchie, rispettosi e generosi vero i genitori e gli anziani, impegnati nello studio e nelle scienze, felici con amicizie sane ed entusiasmanti, pronti a prepararsi per la vocazione lavorativa, matrimoniale e di speciale consacrazione religiosa o sacerdotale: come li vorremmo felici nell’amore di Dio!

Presentiamo ai nostri figli anche la mirra: un profumo prezioso e amaro. Sì, la nostra vita ci riserva le prove e le amarezze, non educhiamoli con eccesso protettivo e dorato isolamento: ben presto si accorgeranno che la vita è sacrificio d’amore, coraggio nell’affrontare le sofferenze, solidarietà per le povertà degli altri in famiglia, tra gli amici, nell’ambiente, nel mondo. Nascondere loro che nella vita esiste anche la mirra significa tradirli e ingannarli. Nella vita esiste la croce che, se accolta per amore e dono di sé a Dio e agli altri, diventa seme fecondo di una gioia rara che il mondo non potrà mai dare: la risurrezione, il trionfo, la vittoria.

Venite popoli a Cristo stella della nostra vita, venite giovani e ragazzi a Cristo luce di giovinezza: oro, incenso e mirra, gloria e onore a Cristo, vero uomo e vero Dio, vero Re d’amore che regna dalla croce e salva con la sua Pasqua, come abbiamo annunciato in questo giorno santo. Venite, popoli tutti.