Omelia della Messa in Coena Domini – 29 marzo 2018

29-03-2018

Omelia della Messa in Coena Domini, 29 marzo 2018, Cattedrale, Acerenza.

Cari fratelli e sorelle, cara famiglia di Dio che ti sazi dell’unico Pane e ti disseti all’unico Calice; reverendissimi sacerdoti che spezzate il Pane eucaristico al popolo affamato di Cristo; cari catecumeni che in dieci nella prossima Veglia pasquale, rigenerati nel sacramento del Battesimo e confermati con il Crisma divino, desiderate accostarvi alla mensa del Corpo di Cristo; cari battezzati in Africa nella confessione cristiana pentecostale che in quattro stasera avete scelto pubblicamente e liberamente di essere ammessi nella Chiesa Cattolica per ricevere il sacramento della Penitenza e nella veglia pasquale la Confermazione della pienezza dello Spirito Santo e la Comunione a Cristo presente realmente, veramente e sostanzialmente nell’Eucaristia, celebrata dai sacerdoti consacrati nel sacramento dell’Ordine. Non avete perduto nulla del vostro battesimo cristiano pentecostale, ma nella Chiesa una santa cattolica e apostolica avete trovato tutto. Cari battezzati in Africa nella nostra Chiesa cattolica che in tre desiderate completare l’iniziazione con la Cresima e la Comunione eucaristica, volentieri accolgo il vostro desiderio: il Padre vi conceda tramite Cristo suo Figlio la pienezza dello Spirito Santo e la gioia della sua Mensa.

Abbiamo solennemente presentato al popolo santo e unto gli oli sacri del Crisma, dei catecumeni e degli infermi, in tutto l’anno si attingerà dalla custodia gli oli per nostra liberazione, nostra consacrazione e nostra consolazione.

     Prese il pane e disse ‘questo è il mio Corpo’; prese il calice del vino e disse ‘questo è il mio Sangue’, per la nuova ed eterna Alleanza: non si tratta di pane benedetto, di simbologia del vino, di una sacra rappresentazione, di una evocazione, di un pasto sacro, di un convivio tra adepti. Si tratta di un sacrificio, un sacrificio di alleanza. Gesù pensa al suo corpo che di lì a poche ore sarà totalmente annientato, il suo corpo cioè la sua persona tutta; Gesù pensa al suo sangue che in breve sarà versato, cioè la sua vita tutta. E’ un unico mistero d’amore e di sacrificio: nella cena c’è l’annuncio e il comando del memoriale liturgico e sacramentale, sul calvario c’é la realizzazione e il fondamento unico e irripetibile, all’alba del terzo giorno la risurrezione che dona la potenza e la riattualizzazione con il dono del Risorto, cioè lo Spirito Santo. Gesù non intendeva scherzare, non intendeva fondare un ricordo per gli amici dopo la sua morte, non voleva certo indicare una recita futura dei suoi seguaci. Gesù intendeva realizzare la via, la verità e la vita; intendeva la potenza del suo Corpo risorto e del suo Sangue invincibile nella celebrazione della sua morte in croce in attesa della sua venuta, del suo ritorno, con l’offerta del pane e del vino, azione e celebrazione già prefigurati in mille modi nell’Antico Testamento. E’ la Pasqua, l’Agnello immolato.

Mangiatene e bevetene tutti: la vittima del sacrificio, in latino hostia, era in parte offerta a Dio e in parte consumata dai fedeli, così Dio e l’uomo entravano in comunione. Si scandalizzarono a Cafarnao quando disse che dovevano mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Ma lui ha stabilito proprio così, ha voluto così: si mangiava l’agnello della Pasqua antica, adesso nel sacramento si mangia il vero agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, il corpo di Cristo. A Cana l’aveva prefigurato: il vino nuovo dello Sposo che si offre alla Sposa, Cristo alla Chiesa offre tutto se stesso, il suo sangue. “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue non avete in voi la vita” dice il Signore (Gv 6,53). E’ un comando a cui dobbiamo obbedire: se mangiamo vivremo in eterno, se rifiutiamo moriremo alla grazia eterna.

Fate questo in memoria di me: comanda agli Apostoli di celebrare il Corpo offerto e il Sangue versato, in perpetuo fino al suo ritorno, alla fine dei tempi. Non una presenza immaginaria e illusoria, non una presenza mistica e astratta, ma una presenza memoriale, come avevano sperimentato in Israele con la Pasqua dell’esodo. Adesso è la nuova liberazione, il nuovo esodo, la pasta azzima, l’agnello il cui sangue tinge le porte dei salvati: l’agnello senza difetti è Cristo. Gli Apostoli vengono ordinati, cioè ricevono l’incarico sacerdotale nuovo, cioè celebrare nello Spirito Santo il sacrificio perenne del Figlio di Dio incarnato. Benedizione a tutti i sacerdoti della nuova Alleanza nell’unico sacerdote Cristo. Dagli Apostoli il dono del sacerdozio ministeriale, a servizio del nuovo popolo santo, si comunica ai Vescovi e, tramite i Vescovi, ai presbiteri. Preghiamo il Padrone della messe che mandi numerosi e santi operai per la sua messe.

Lavanda dei piedi: l’apostolo S. Giovanni non riprende il racconto della Cena e dell’istituzione dell’Eucaristia. Ne parla profondamente e diffusamente, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci , riportando il discorso di Gesù sul pane di vita e sulla necessità di mangiare la sua carne e bere il suo sangue, altrimenti non si avrà la sua vita.

  1. Giovanni nel suo Vangelo aggiunge e riprende un gesto di Gesù fatto quella sera nel cenacolo: l’episodio della lavanda dei piedi. Pochi giorni prima Maria, la sorella di Lazzaro, aveva lavato i piedi del Signore con affetto di discepola asciugandoli con i capelli e cospargendoli di profumo prezioso, in altri luoghi i Vangeli riportano che anche a casa di Simone il fariseo una peccatrice si era convertita bagnandogli i piedi con le sue lacrime di pentimento e baciandoli aveva chiesto perdono. I discepoli, sia poveri amici che peccatori pentiti, avevano lavato i piedi a Lui in segno di premuroso o commosso servizio. Ora è Lui che si piega davanti ai suoi Apostoli per offrirsi come schiavo nel gesto riservato, in quel tempo, alla servitù di casa nei confronti del padrone.

Anche noi siamo qui, alla Messa, all’Eucaristia. Sono anni, cari sacerdoti, che noi celebriamo. Sono anni che riceviamo con questi fedeli la comunione a questo Corpo e Sangue. I bambini si stanno preparando alla prima comunione, i ragazzi e i giovani alla Confermazione dello Spirito Santo. Sono anni e anni, ma abbiamo compreso almeno un poco? Molti fra i cristiani si allontanarono dalla verità di Cristo schiavo che ci lava i piedi facendosi mangiare e bere in comunione. Molti anche oggi non vengono alla Domenica per mangiare il Corpo e bere il Sangue di Cristo, schiavo d’amore nell’Eucaristia, perché non hanno capito o non vogliono capire. Questi nostri occhi opachi che non vogliono scorgere oltre il velo sacramentale il mistero dell’amore, questa mente ottusa che non vuole comprendere il mistero della sapienza che ha imbandito la mensa, questo cuore duro che non vuole aprirsi al dono dell’amore eucaristico! Quando avverrà, quando sarà?

Non dobbiamo profanare l’altare, il sacrificio, la comunione, la Messa. Non dobbiamo disertare la Domenica. Quando avverrà che tutti i cristiani, sacerdoti e fedeli, si facciano lavare i piedi dal Maestro esclamando con l’apostolo Pietro: “Signore non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!” (Gv 13,8), cioè l’accoglienza penitente, docile e adorante del suo mistero eucaristico.

Maestro mio, quando accadrà? Ma siamo a Messa, allora sta già accadendo adesso: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli” (Gv 13, 34-35), il comandamento nuovo. Quel come non è imitativo, perché sarebbe impossibile, quel come è causativo. Dato che noi non siamo capaci di amarci veramente e totalmente, ecco che ci ama Lui morendo e risorgendo nella Pasqua e nella Messa, così in Lui anche noi possiamo vivere nella carità reciproca per grazia e partecipazione. Nella Messa accade, e dalla Messa può accadere anche nella nostra vita di ogni giorno.

Prendiamo tutti noi l’asciugamano, cingiamolo attorno alla vita, versiamo l’acqua nel catino e cominciamo a lavare i piedi dei nostri fratelli e sorelle, cioè diventiamo eucaristici in Cristo eucaristico. Solo così ci riconosceranno che siamo suoi discepoli. Siamo entrati nel vivo del Triduo pasquale: la Croce,la morte, la sepoltura, il silenzio, la vita nuova. “O Pane vivo, memoriale della passione del Signore, fa che io gusti quanto è soave di te vivere e in te sperare!”, canta la liturgia di questa sera.

Vergine Maria, che accompagnasti il tuo Figlio nel Triduo di Gerusalemme, accompagna anche noi nei Tre giorni Santi, nella preghiera, nella comunione al suo Corpo immolato, nello sguardo al Crocifisso, nell’attesa della sua Risurrezione.