OMELIA DEL 31 DICEMBRE

31-12-2017

Omelia del 31 dicembre 2017, Cattedrale di Acerenza, Te Deum.

Te Deum laudamus…O Eterno Padre tutta la terra ti adora”. Carissimi fratelli e sorelle, reverendi fratelli sacerdoti, cari cristiani della cittadina di Acerenza e dell’intera Arcidiocesi. Ci raccogliamo in preghiera di lode e di ringraziamento qui nella basilica cattedrale per la celebrazione eucaristica in questa domenica della Santa famiglia di Nazaret, ma ormai nella Eucaristia vigiliare della solennità di Maria SS. Madre di Dio, indicata dal calendario liturgico all’1 gennaio. Ma i due importanti riferimenti non sono diversi, nella nostra celebrazione della fede niente in dottrina e in prassi è divergente, ma tutto si compone in ordine e armonia, secondo la guida dello Spirito Santo.

Ci dice l’apostolo Paolo nella sua lettera ai Galati che abbiamo ascoltato: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”. Noi siamo a questa liturgia per ringraziare Dio che predispose la pienezza del tempo, cioè il tempo maturo per la redenzione dell’umanità. E questa pienezza del tempo si verificò nel momento in cui fu concepita e nacque una creatura immacolata, Maria, la donna che sola così poteva concepire e partorire il Figlio di Dio santo e immacolato fattosi uomo, Gesù Cristo. La pienezza del tempo è la stessa presenza di Cristo Dio, Figlio di Dio nell’eternità e figlio di Maria nel tempo, che appena si presenterà per il suo ministero pubblico proclamerà: “Il tempo è compiuto, il regno dei cieli è vicino, convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). Cristo è il nato da donna, cioè veramente e realmente incarnato, nato sotto la Legge, cioè la Torah, la prima alleanza di Israele, cioè inserito a pieno titolo nel suo popolo e nella sua storia di salvezza, per dare compimento all’antica alleanza e donare a tutti la possibilità di essere figli adottivi di Dio. Tutto questo per l’opera di Cristo e il sì di Maria alla divina maternità nella sua perpetua verginità. Siamo figli nel Figlio, e avvolti dalla grazia della Trinità. Infatti attesta l’Apostolo che siamo figli perché lo Spirito del Figlio, mandato nei nostri cuori con la fede e il battesimo, grida in noi Abbà, Padre. Fratelli e sorelle, miei cari battezzati e cresimati, in questa celebrazione di rendimento di grazie, davanti al SS. Sacramento gridiamo anche noi Abbà Padre. Padre Dio onnipotente ti ringraziamo per tutti i doni che in questo anno ci hai elargito e continui a provvederci: la vita, la salute, il creato che ci hai affidato, la famiglia, i nostri cari, le attività e gli impegni per custodire il mondo. Ti ringraziamo, o Dio, per i doni di grazia: la tua parola di salvezza, i tuoi sacramenti fra cui massimamente l’Ostia santa dell’altare, i comandamenti di libertà, la s. Chiesa, i fratelli tutti e specialmente i poveri e bisognosi in cui sei tu che chiedi pane, acqua, indumenti, accoglienza e soccorso. Ti lodiamo, o Dio, per le esperienze che in questo hanno ci hai donato, quelle in cui abbiamo gioito, quelle in cui siamo stati visitati dalla prova e dal dolore. Hai permesso anche i momenti bui e di tentazione, perché tu metti alla prova la fedeltà dei tuoi figli, ma subito intervieni per non lasciarli cedere nella tentazione. Abbà Padre, Abbà Padre, grazie per tuo Figlio, grazie per l’immacolata Madre del tuo Figlio, coeterno con te nell’unità dello Spirito Santo.

Ma questa domenica abbiamo avuto anche la festa della santa Famiglia di Nazaret. La promessa fatta ad Abramo, nostro padre nella fede, e a sua moglie Sara di avere una discendenza come il numero delle stelle e della sabbia del mare, si realizza tramite Cristo. Il Figlio di Dio infatti si fa uomo nel popolo di Israele, nella stirpe di Davide, nella santa famiglia di Giuseppe e di Maria a Nazaret. Nella nuova alleanza sancita dal sangue dei Cristo sulla croce, sacrificio prefigurato nell’offerta che Abramo era pronto per sacrificare Isacco, la famiglia di Abramo si diffonde su tutta la terra nella fede e nella speranza, nella potenza del Signore. Infatti con il battesimo entriamo nella famiglia della Chiesa cattolica, tra fratelli e sorelle di ogni lingua e nazione.

Ricordando la famiglia originaria della nostra fede nel Dio unico, la famiglia di Abramo, Sara e Isacco, in questa celebrazione vigiliare della Madre di Dio, tramite gli esempi e le virtù, le grazie e le prove, della santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, voglio ringraziare il Signore per le nostre famiglie e in particolare per i nostri figli. L’anno 2018 per la Chiesa sarà l’anno del Sinodo sui giovani, a cui dobbiamo il servizio della fede, l’aiuto nel discernimento e la preghiera per la loro vocazione nella vita. Secondo il Vangelo che abbiamo proclamato in questa domenica dedicata anche alla Famiglia di Nazaret, la santa Famiglia del primo Natale, al quarantesimo giorno presentò Gesù al tempio. Questi nostri cari giovani e ragazzi li dobbiamo presentare continuamente al Signore, perché sono il suo dono più grande. “Quando furono compiuti i giorni portarono il bambino Gesù al tempio di Gerusalemme per offrirlo al Signore” ( cfr Lc 2,22). Li abbiamo ricevuti da Dio, a Dio dobbiamo consacrarli questi cari figli. Come? Anzitutto con il battesimo e gli altri Sacramenti dell’iniziazione cristiana, poi annunciando già in famiglia da parte dei genitori cattolici il kèrigma della incarnazione, passione, morte e risurrezione del Signore Gesù, in famiglia e nella parrocchia con l’opportuna catechesi e la vita comunitaria e liturgica, educare alla vita buona del Vangelo insegnando a osservare i comandamenti divini, testimoniare l’amore verso Dio con tutto il cuore, la mente e le forze amando il prossimo come noi stessi, conducendoli man mano nella vita sociale, culturale ed economica con onestà, giustizia, pace. Simeone, il vegliardo del tempio, accogliendo fra le braccia il bambino Gesù lo dichiara salvezza di Dio, luce alle genti, gloria del popolo di Israele, segno di contraddizione. Non perdiamo i nostri giovani nei meandri di una società attuale che li ammalia, li plagia, li sfrutta e li distrugge. Cari genitori, cari sacerdoti, cari docenti, teniamo stretti i nostri giovani fra le nostre braccia e difendiamoli dai numerosi e insidiosi pericoli odierni, accompagniamo la loro delicata crescita, lasciamo che vadano a Gesù Cristo, il Salvatore, la luce e la gloria. Prepariamoli ad affrontare con coraggio e fortezza la contraddizione nelle prove e nelle sofferenza che anche loro dovranno incontrare nella vita. “Il padre e la madre si stupivano delle cose che si dicevano di lui…il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui” (Lc 2, 33.40). Noi dobbiamo contemplare i nostri ragazzi e giovani come Maria e Giuseppe guardavano con stupore il loro Gesù, cioè con gioia, affetto amorevole, custodia premurosa, favorendo la loro formazione umana e spirituale, invocando continuamente la grazia di Dio su di loro. Prepariamoci al Sinodo sui giovani che continua i due Sinodi sulla famiglia: invochiamo il Signore affinché nelle nostre famiglia possa verificarsi sempre l’ amoris laetitia e l’ evangelii gaudium. Chiediamo l’intercessione della sempre Vergine Maria, Madre di Dio e madre nostra, affinché dalle famiglie si allontani il demonio della discordia, del divorzio, del rifiuto del concepimento, dell’aborto procurato, dell’odio omicida e della chiusura di fronte ai poveri e bisognosi, del rifiuto degli anziani e dei malati gravi, del suicidio di finevita con l’eutanasia e scelte affini. Per le nostre famiglie, per i nostri giovani figli, Te Deum laudamus… Pater noster libera nos a malo, dona nobis pacem….Padre Nostro, liberaci da male e dal maligno e donaci la pace nell’anima, nella comunità familiare, nella Chiesa e nel mondo. O gloriosa Theotòkos, Deipara, Genitrice di Dio, speranza nostra, sotto il tuo manto poniamo i nostri giovani e ragazzi. Rivolgi a noi i tuoi occhi misericordiosi. Aiutaci ad adorare, lodare e ringraziare il tuo Figlio Gesù.