OMELIA BEATO EGIDIO 09 GENNAIO 2019

09-01-2019

9 gennaio 2019, Laurenzana, Omelia, con i PP. Minori Francescani e Novizi

 

Carissimi Frati Minori e Novizi, caro Padre Provinciale p. Giuseppe Iandiorio e altri Responsabili di comunità, caro parroco di Laurenzana don Francesco Paolo, gentile sindaco Michele Ungaro, ancora nella luce dell’Epifania regale di Cristo ai Magi in Betlemme, al suo popolo al Giordano, ai suoi discepoli a Cana di Galilea, debbo dire in particolare ai Padri Francescani cari araldi del gran Re: pace e bene. Domani si conclude qui in Laurenzana solennemente l’Anno Giubilare Egidiano nel V centenario del transito al cielo del nostro Beato. Abbiamo voluto solennizzare anche oggi più familiarmente con la vasta comunità francescana dei Minori della Provincia Salernitano-lucana, ringraziando per le due presenze a Potenza e a Matera. Gentilmente avete desiderato che presiedessi io, arcivescovo di Acerenza, questo momento tra di noi, a termine anche della novena che già dal 1° gennaio ha avuto luogo in questa parrocchia e nella cattedrale acheruntina: un dato interessante qui in Laurenzana. Mentre in giro la distrazione e il clima festaiolo fanno dimenticare facilmente la solennità di Maria SS. Madre di Dio e l’Epifania del Signore, qui invece nel ricordo devoto della morte del b. Egidio ogni sera ci si ritrova per la S. Messa e le consuete preghiere tradizionali.

Abbiamo ascoltato oggi, ancora tempo di Natale, san Giovanni apostolo nella sua prima lettera: Dio è amore e ci ama, questo impegna tutti noi ad amarci. Se ci amiamo Dio rimane in noi e noi, nello Spirito Divino, abbiamo la possibilità di vedere l’invisibile Dio. Il Discepolo prediletto afferma che due sono le realtà di comunione con Dio: confessare che Gesù è il suo Figlio e amarci reciprocamente. Ossia la fede e la carità.

Nella vita e nell’esempio del beato Egidio è chiaro questa aspetto: una professione di fede in Cristo vero uomo e vero Dio non a parole, ma con l’adesione totale della sua vita, sia da laico, sia da religioso francescano. Visse in un’epoca già travagliata da dubbi sulla S. Scrittura, sui Sacramenti, sulla Chiesa, sull’unità e la comunione fraterna, il frate di Laurenzana non si lasciò influenzare “da dottrine varie e peregrine”, ma rimase fermo nel simbolo della fede. Dalla fede forte e ferma ricavò la carità ardente del suo cuore verso la famiglia, il suo paese, i suoi frati, i poveri. Se le opere di carità non partono dalla fede diventano solo attività filantropiche di un giorno o due ed esposte anche a false ideologie e sussulti di superbia. Se invece fede e carità vanno insieme e condotte anche dalla teologale speranza, noi cristiani vediamo nell’altro, specie se bisognoso e scartato, il volto di Cristo e le nostre azioni di solidarietà e di pace saranno feconde ed originali, con quel di più che deve distinguerci e fortificarci a servire anche nelle avversità e nelle contrarietà. I santi, come il beato Egidio, lo hanno fatto per Cristo. Come dimenticare quel che diceva una figura gigantesca della carità dei nostri tempi: madre Teresa di Calcutta. A chi le domandava la regola e il motivo di tanta smisurata dedizione ai poveri più poveri la suora mostrava le cinque dita della mano ed esclamava: “E’ scritto qui, cinque parole, ‘lo avete fatto a me”’, citando le parole di Gesù dalla parabola del giudizio. Il beato Egidio fu ben consapevole, con la storia tutta della Chiesa, che l’opera di  carità non la facciamo solo per filantropia, poiché questo sentimento è comune a tutti, ma lo facciamo maggiormente perché nell’altro necessitante è Gesù che ci chiede pane e acqua, vestiti, visita e soccorso e tutte le altre opere di misericordia spirituale nei confronti degli afflitti.

Nell’amore non c’è timore”, abbiamo ascoltato dalla prima lettera di Giovanni (1Gv 4,18). Il beato Egidio non ebbe timore. Lo vediamo tra Laurenzana e Potenza umile e silenzioso, lavoratore e contemplativo, ma senza timore o paura, se non come cristiano di quella parte di noi stessi che ci porta lontano dal Signore e che bisogna vigilare giorno e notte. Non aveva timore del Diavolo perché in lui c’era l’amore di Dio che gli riempiva il cuore, non c’era posto per le trame del serpente antico. Lo Spirito del male si accorgeva che quel frate non si piegava e non si terrorizzava al suo cospetto e accentuò ogni tipo di vessazione e di persecuzione, fino all’attacco finale nella notte di Natale del 1517, quando lo assaltò con il fuoco per bruciagli l’anima e il corpo. Una lotta fisica, senza esclusione di colpi: quando il Demonio non può conquistare l’anima cerca di straziare il corpo, come chiaramente abbiamo visto in un altro santo meridionale francescano, p. Pio da Pietrelcina.

Nel Vangelo abbiamo ascoltato di Gesù che prega sul monte nella solitudine e che spinge i suoi a partire per attraversare il mare di Galilea per giungere all’altra riva. Un invito ad uscire, partire, viaggiare, raggiungere altri lidi e villaggi per annunciare e testimoniare il Vangelo. Ma il vento è contrario, si fa fatica a remare, la sponda sembra allontanarsi sempre di più, la meta sembra impossibile. Pare di vedere la Chiesa d’oggi con tutte le difficoltà e gli ostacoli che aumentano giorno per giorno per i fedeli di Cristo, sia laici, sia chierici, sia religiosi consacrati. Venuta la sera, ci ritroviamo in mezzo al mare e per tutta la notte ci affanniamo senza fare progressi. Che descrizione attuale e anche Gesù sembra assente e lontano da noi: sembra, ma lui è in preghiera per la barca della sua Chiesa. Sul finire della notte, perché la notte deve pur finire, Gesù viene camminando sulle acque, ma la paura e la stanchezza è tanta nelle nostre difficolta che a volte non lo riconosciamo vicino a noi, anzi dubitiamo di lui come se fosse un fantasma.  Il brano evangelico non ci porti a una visione superficiale di un ennesimo gesto di Cristo, quasi magico: non dimentichiamolo, i miracoli di Gesù sono segni ben precisi alla luce delle profezie e degli scritti dell’Antico Testamento, sono rivelative della sua identità di Figlio di Dio, della sua divinità. Infatti nell’Antica Alleanza è prerogativa assoluta di Dio creatore il dominio sulle acque, come ad esempio nell’Esodo presso il mar Rosso, e nei Salmi si afferma chiaramente che Iahweh cammina sulle acque. Con questo gesto sul mare di Galilea Gesù si avvicina ai suoi discepoli come Dio onnipotente, tanto che dirà ai suoi impauriti la rivelazione del Sinai: “Io Sono, coraggio, non abbiate paura” (Mc 6,50).

La barca della Chiesa, la barca della nostra vita come credenti, la barca dell’umanità: se si trova nel mezzo della notte oscura, viene Gesù e cammina sul vortice delle nostre paure e dei nostri peccati, lo domina e lo redime, lo conduce al porto sicuro. Penso che il nostro beato Egidio ci vuole suggerire anche questo: fidiamoci del vangelo di Cristo, in semplicità e gioia. Se vogliamo remare solo con le nostre forze e dirigerci verso mete da noi stabilite secondo i capricci del nostro cuore, non andremo da nessuna parte. Facciamoci guidare da Gesù, via, verità e vita, e navigheremo tranquilli nel mare aperto della nostra vita.

Quest’Anno Giubilare Egidiano, debitamente indulgenziato e vissuto a Laurenzana e nell’Arcidiocesi con la peregrinatio animata da voi, cari Frati Minori, preparato con l’anno di preghiera e di ricognizione canonica e scientifica sul sacro corpo del Beato, mi ha fatto meditare molto sul dono che papa Francesco ci ha offerto con la esortazione “Gaudete et exsultate”, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Leggendola man mano pensavo al caro fraticello di Laurenzana, chiamato ad essere santo, a prescindere dalla canonizzazione che pure speriamo e invochiamo ardentemente dalla divina Volontà. Pensavo a lui che ci incoraggia e ci accompagna, come santo della porta accanto (cf GEx 2-9). Non ha il successo mondiale come altri fedeli noti e canonizzati, non sappiamo se lo avrà mai, come tanti cristiani santi anche riconosciuti ufficialmente, ma per noi è il fratello santo della porta accanto, umile e nascosto, ma sempre un amico a portata di mano. Ci accoglie, ci sostiene con la preghiera e l’intercessione, ci sprona con la parola e con l’esempio, ci dice dolcemente: “Anche tu, anche per te c’è la grazia di Cristo, fatti inondare”. Come afferma papa Francesco il b. Egidio si offrì alla luce del Maestro e come tutti i veri cristiani fu ed agì controcorrente consacrandosi a Dio nello spirito delle beatitudini e al prossimo nello spirito della parabola del giudizio, due capisaldi dello stile della santità cristiana che il Papa indica nella sua Esortazione (Cf GEx 63-109). Sopportazione, pazienza, mitezza, gioia interiore, audacia, fervore, preghiera, combattimento, vigilanza, discernimento: il documento pontificio, nei capitoli IV e V, approfondisce questi aspetti fondamentali della santità cristiana. Li scorgiamo tutti nella vita esemplare del nostro beato Egidio da Laurenzana… e quando i cacciatori maligni ci cercano per tormentarci con le loro insidie e con le loro trame mortali, quando il Diavolo ci vuole uccidere per divorarci, beato Egidio, fratello e amico nostro, nascondici nella manica del tuo saio pieno di meriti e salvaci con le tue preghiere gradite a Dio, fonte di ogni santità. Pace e bene a tutti.