Omelia Assunzione, 15 agosto 2020, Cattedrale

15-08-2020

Omelia Assunzione, 15 agosto 2020, cattedrale.

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi cristiani nati dalla Pasqua di Cristo, cari sacerdoti concelebranti tra i quali il parroco don Domenico e il presidente del Capitolo don Antonio con i canonici presenti, stimate Suore di S. Bernardetta, illustri Sindaco e Comandante dei carabinieri, oggi festeggiamo il frutto più bello dell’opera della redenzione di Cristo: l’Assunzione della Vergine al cielo in anima e corpo, apice della redenzione universale.

Maria SS., Arca Santa che contiene nel grembo la nuova Legge, che è Cristo, dopo il suo addormentarsi dolcemente nella morte, viene introdotta nella tenda eterna di Dio (cfr 1Cr 15,16), che l’ha prescelta e la colmata di grazia, fin dall’alba della sua vita, rendendola immacolata, senza macchia originale. Oggi è annuncio del kérigma, ossia, come in Maria il corpo mortale si è rivestito di immortalità e di incorruttibilità, poiché la morte è stata ingoiata per la vittoria (cfr 1Cor 15,54-55), così in Cristo tutti ricevono la vita piena ed eterna: Cristo è risorto dai morti e l’ultimo nemico, ossia la morte, è stato annientato (cfr 1Cor 15,26) . Oggi acclamiamo anche noi a Cristo perché è beato il grembo che lo ha generato e il seno che lo ha allattato, ma ancora di più è beata Colei che ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata, cioè ha obbedito (cfr Lc 11,27-28). Oggi contempliamo con l’apostolo S. Giovanni che nel cielo il tempio di Dio si apre e appare l’arca dell’alleanza e una donna Donna vestita di sole, cioè vestita di Cristo, con la luna sotto i suoi piedi, cioè con la signoria di Cristo sul tempo e sulla storia, con una corona di dodici stelle sul capo, ossia la Chiesa fondata sulla sua fede e quella dei dodici apostoli, e lei stessa loro Regina e Madre della Chiesa (cfr Apoc 11,19.12,1).

È festa della benedetta fra le donne, e di lei beata che ha creduto all’adempimento della parola del Signore, grandi cose ha fatto in lei l’Onnipotente e santo il suo Nome. E’ ancora una volta la festa del Magnificat, dove Maria proclama la misericordia del Signore che si stende su quelli che lo temono, cioè coloro che lo amano obbedendo, e che respinge superbi, prepotenti e ricchi solo di se stessi (cfr Lc 1,42.45.49-50).

Così si esprime papa Pio XII nella bolla “Munificentissimus Deus” che proclama il dogma dell’ Assunzione: “L’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità <con uno stesso decreto di predestinazione>, immacolata nella sua concezione, vergine illibata nella sua divina maternità, generosa compagna del divino Redentore, vittorioso sul peccato e sulla morte, alla fine ottenne di coronare le sue grandezze, superando la corruzione del sepolcro. Vinse la morte, come già suo Figlio, e fu innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende regina alla destra del Figlio suo, re immortale dei secoli”.

In questo intervento omiletico, vorrei riprendere la preghiera alla Madonna che papa Francesco ha composto a termine della sua enciclica Lumen fidei, n. 59, e che io ho scelto nel testo di orientamento pastorale per 2019-2020. “Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata”. E’ vero, la Chiesa è chiamata a credere con la fede di Maria. Siamo chiusi, dobbiamo aprirci all’ascolto, che è attenta obbedienza gioiosa e coraggiosa. Siamo ammaliati da mille voci che ci portano verso l’oscurità e la tristezza, abbiamo bisogno di riconoscere la vera e unica voce di Dio che ci chiama, questa voce ci porta la salvezza e la pace. Ci fa pregare ancora il Papa “O Madre, sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa”. È vero. I nostri passi sono malfermi e vacillanti, siamo oppressi dai nostri errori, peccati e superbie, siamo visitati dalle malattie e dalle sofferenze, e alla fine l’ultimo passo ineluttabile, cioè la morte, che ci sembra un precipitare nell’abisso del nulla. O Madre, vittoriosa sulla morte, rinvigorisci in noi la volontà di seguire i passi di Cristo, come hai fatto tu, saremo sicuri di camminare verso la vita piena.

Madre, “aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede. Aiutaci ad affidarci pienamente a lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.” E’ vero. Siamo sfuggenti, sospettosi, pigri. Evitiamo Dio, la sua grazia, i suoi comandamenti, la sua presenza in noi. Evitiamo il suo Figlio! Non ci facciamo toccare e non vogliamo toccarlo, uomini di poca fede, facciamo difficolta ad affidarci lui e troviamo infinite scuse, pensiamo di essere solo noi a gestire la nostra vita, e in fondo rifiutiamo il suo immenso amore. Le prove dolorose poi ci abbattono e ci procurano risentimento e rabbia. Ancor di più, sotto istigazione del Diavolo, il drago rosso, ci mettono in contrasto con Dio, e diventano occasione per allontanarci ancor di più da lui, proprio in quei momenti in cui ancor di più dovremmo abbandonarci alle sue braccia e al suo cuore. Come ha fatto Maria di Nazareth accanto al Figlio.

O Madre, “semina nella nostra fede la gioia del Risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo”, ce lo ha detto papa Benedetto, così ci fa pregare papa Francesco. Come risuona eloquente questa invocazione in questa festa solenne di Maria risorta con la sua anima immortale e il suo corpo glorioso. Ai cari giovani, illusi e delusi dalle offerte di chiasso assordante e di idoli vuoti, che lasciano buio e solitudine nel cuore; ai sofferenti che spesso vivono soli senza il conforto di sacerdoti e parenti; ai tanti padri e madri che vivono l’abbandono e l’ansia per matrimoni feriti, lavoro precario, famiglie divise; agli studiosi e scienziati, spesso lontani dalla fede, che si affaticano per svelare i segreti dell’universo e poi son costretti ad ammettere che non tutto si può indagare e spiegare; ai turisti, che come dice il termine, girano e rigirano il mondo, senza trovare nulla se non mettendosi alla ricerca del “tesoro nascosto” e della “perla preziosa”;  a tutti diciamo oggi: Cristo è risorto, Maria è in cielo tutta santa e tutta integra nella sua gloriosa persona, cioè  Dio vuole l’eternità felice per ogni persona nella sua unità, sia l’anima che il corpo. Cristo e Maria già lo sono adesso, e per noi sarà al fine del mondo anche per il corpo, che per il momento ritorna alla terra. Ma non siamo soli, non siamo soli, camminiamo insieme agli altri fratelli e tutti con Gesù, il Figlio di Dio che è venuto nel mondo tramite il sì di Maria per restare con noi, tutti i giorni fino al compimento e per sempre nel suo regno. La Sempre Vergine è fra le braccia del Risorto che la porta nel regno dei cieli, per adorare in eterno il suo Dio e sostenere tutti noi con la sua incessante preghiera.

Madre, “insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché egli sia luce sul nostro cammino, e che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore”. E’ vero quanto ci suggerisce papa Francesco in questa preghiera. I nostri occhi sono offuscati e spesso torvi a causa dei peccati, i tuoi occhi, o Maria, sono limpidi e misericordiosi, poiché da quando l’Onnipotente ti ha creata tu hai iniziato a guardare con i suoi occhi e, avvolta dal mistero di Cristo, hai continuato a guardare con gli occhi del Figlio. O Madre immacolata, assunta in cielo, ti preghiamo e ti supplichiamo di purificare i nostri occhi spenti e lacrimanti, fai entrare in essi la luce di Cristo, lui che è la luce del mondo e il vincitore delle tenebre. Madre, ora sei immersa nel giorno senza tramonto, incoronata regina dalla SS. Trinità Amore. A termine di questa vita, bella e difficile, ma preludio di quella eterna, porta in quel giorno senza tramonto pure noi tutti. Facci entrare nello sguardo di Cristo, ne abbiamo tanto bisogno, non lasciarci soli, Madre della nostra fede.